Pfas, l’area a rischio si allarga: più controlli sui bambini

PADOVA. Da ventuno a trenta. Si allarga, e non di poco, il perimetro di massima emergenza per la contaminazione da Pfas. Fino a ieri erano 21 i Comuni veneti inseriti nella cosiddetta Area Rossa dal “Piano di sorveglianza sulla popolazione esposta a sostanze perfluoroalchiliche (Pfas)” varato nel 2016. Un’attesa delibera di giunta approvata ieri mattina ha esteso i confini a 30 Comuni. Non solo: il monitoraggio sanitario è stato esteso anche ad un’ampia fascia pediatrica.
La nuova area rossa. L’Area Rossa è l’area di maggior impatto sanitario, nella quale la popolazione, prima dell’apposizione dei filtri anti-Pfas, è stata maggiormente esposta a questi inquinanti, principalmente attraverso l’acqua potabile ma anche attraverso una contaminazione ambientale di fondo, confermata in primis dai risultati dello studio di biomonitoraggio effettuato con l’Istituto superiore di sanità. In tale Area è stato possibile differenziare un’Area Rossa dove è maggiore la concentrazione di sostanze perfluoroalchiliche in tutta la matrice acqua (oltre che nell’acqua potabile, anche nelle acque superficiali e sotterranee), denominata Area Rossa A, ed un’Area Rossa dove la contaminazione delle acque superficiali e sotterranee è minore, chiamata Area Rossa B. Chi vive in queste aree – o perlomeno un’ampia fetta di popolazione - ha diritto ad essere sottoposto a test medici per verificare la presenza di Pfas nel sangue e, in caso di concentrazioni oltre la norma, ad essere preso in carico come paziente dagli organismi medici di riferimento.

Utilizzando un metodo più preciso basato, sulla identificazione della rete idrica di distribuzione, la Regione ha inserito nove nuovi Comuni in questa fascia di emergenza: Orgiano (Vicenza) per la A, mentre per la B sono stati inseriti i territori comunali di Agugliaro e Val Liona (Vicenza), Borgo Veneto, Casale di Scodosia, Lozzo Atestino, Megliadino San Vitale, Merlara e Urbana (Padova). Tutti i Comuni padovani, eccetto Urbana, vedono tuttavia interessata una frazione minima del territorio. Questi Comuni si sommano dunque ad Alonte, Asigliano Veneto, Brendola, Lonigo, Noventa Vicentina, Pojana Maggiore, Sarego (Vicenza), Cologna Veneta, Roveredo di Guà, Zimella (Verona) e Montagnana (Padova) per la A, e Albaredo d’Adige, Arcole, Bevilacqua, Bonavigo, Boschi Sant’Anna, Legnago, Minerbe, Terrazzo e Veronella (Verona) per la B.
Sono poi stati anche ridefiniti i confini di estensione dell’Area Arancione (12 Comuni) e dell’Area Gialla (45 Comuni): nella prima, in particolare, attraverso la ricostruzione aggiornata del plume di inquinamento si è aggiunta una ulteriore fascia perimetrale cautelativa di 500 metri di ampiezza. I nuovi Comuni o parti di Comuni inseriti nell’Area Rossa verranno ricompresi nel “Piano di sorveglianza sanitaria sulla popolazione esposta alle sostanze perfluoroalchiliche”.
Controlli ai bambini. La delibera ha riaggiornato, perfezionandola, anche la procedura organizzativa di invito per tutti i cittadini che devono essere sottoposti ad analisi mediche (ad oggi il 49,8% degli invitati ha aderito). Non solo: nel documento viene specificato che, con il 2018, il piano di sorveglianza sanitaria sarà esteso anche alla popolazione pediatrica residente nell’area di massima esposizione: saranno invitati attivamente i bambini di 9 e 10 anni (coorti 2009-2008). Ad oggi la fascia di età da cui partiva lo screening era quella dai 15 anni (coorte 2003).
Nell’arco di cinque anni si raggiungerà il saldo delle coorti coprendo tutti i nati dal 2014, anno di piena funzionalità dei filtri a carboni attivi che di fatto ha significativamente abbattuto le sostanze Pfas presenti nelle acque potabili. Se nell’ambito del biomonitoraggio si dovesse mantenere elevata la concentrazione di Pfas nel plasma dei soggetti testati, la chiamata attiva continuerà a regime con la coorte dei nati del 2015. Obiettivi principali, oltre al monitoraggio, sono la prevenzione e individuazione precoce delle alterazioni endocrino-metaboliche potenzialmente associate all'esposizione a Pfas.
Filtri potenziati. In attesa degli interventi radicali che garantiranno nuove fonti di approvvigionamento ai territori esposti ai Pfas, continuano i lavori di potenziamento dei filtri alle centrali idriche del Basso Veneto. Ieri mattina l’assessore generale all’Ambiente, Gianpaolo Bottacin, ha visitato la centrale idrica di Madonna di Lonigo in occasione della chiusura del cantiere aperto quattro mesi fa. I lavori hanno permesso il potenziamento dell’impianto, gestito dalla società consortile Acque Veronesi e destinato a garantire la risorsa idrica a 100 mila abitanti tra le province di Verona, Vicenza e Padova. L’intervento di potenziamento del trattamento di potabilizzazione (spesa di 1,8 milioni di euro) ha l’obiettivo di abbattere la concentrazione delle sostanze Pfas presenti nelle falde acquifere di Almisano.
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