Pipitone: «Causa interminabile? No, meglio versare 2.500 euro»

PADOVA - «Sì, è vero, abbiamo preferito pagare piuttosto che presentare ricorso e affrontare una causa che, probabilmente, sarebbe risultata interminabile». Antonino Pipitone, ex consigliere regionale dell’Italia dei Valori, spiega la decisione di metter mano al portafogli e di versare alla Corte dei Conti l’equivalente di spese, sostenute nel 2012, che i magistrati contabili avevano giudicato non inerenti all’attività istituzionale.
«All’epoca - puntualizza Pipitone - la componente era formata dal capogruppo Gustavo Franchetto (poi traslocato in Futuro Popolare, ndr), da Gennaro Marotta e dal sottoscritto. Nessuno dei tre è tornato in Consiglio. Preciso: non si tratta di spese personali, ma di attività che la Corte dei Conti ha ritenuto non legate al nostro lavoro di consiglieri». Al gruppo dell’Italia dei Valori sono stati richiesti 7.523 euro: ciascuno dei tre consiglieri ha pertanto versato poco più di 2.500 euro.
Al gruppo del Popolo della Libertà (poi spaccatosi fra le componenti di Forza Italia, Nuovo Centrodestra e Forza Italia per il Veneto) sono stati invece chiesti 37 mila euro: somma che, suddivisa per 17 consiglieri, fa 2.185 euro, che ogni ex pidiellino si è dovuto accollare.
Ben più cospicua la cifra (82.068 euro) ripartita fra i consiglieri che nella nona legislatura hanno vestito la casacca del Carroccio: la spaccatura fra zaiani e tosiani non era ancora nell’aria, e il gruppo del Carroccio era forte di una ventina di unità. Ognuno ha pagato in base alle fatture e agli scontrini contestati.
L’importo più cospicuo dovrebbe essere stato versato da Mariangelo Foggiato, all’epoca capogruppo e unico consigliere di Unione Nordest, che ha versato 7.646. “Salasso” anche per Pietrangelo Pettenò: 5.690 euro pagati da solo. (c.bac.)
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova