Polemiche e gaffe. La sfilata al Tempio del Lido è diventata un caso

Modelli in slip e musica gotica sul set dell’edificio sacro. Il pasticcio del permesso dato da Vela all’organizzazione
Un momento della sfilata di moda dello stilista Rick Owens al Tempio Votivo del Lido di Venezia
Un momento della sfilata di moda dello stilista Rick Owens al Tempio Votivo del Lido di Venezia
LIDO. Una sfilata di moda con un sacrario militare a fare da sfondo, il giallo delle autorizzazioni, lo sbigottimento del Patriarcato di Venezia. Poi le scuse del Comune per l’«episodio increscioso». Infine la lettera del celebre stilista Rick Owens per spiegare le sue motivazioni. E per mettere una pietra sopra ad una vicenda che ha diviso la città. Da una parte chi ci ha visto un ritorno d’immagine per il Lido. Dall’altra chi l’ha interpretata come una mancanza di rispetto verso un luogo che simboleggia il dolore della guerra. 
 
Tutto ha inizio il 21 gennaio, in tarda mattinata. Musica gotica dalle casse. Modelli che sfidano il freddo con slip, stivali e abiti dalle tinte dark e post-apocalittiche. La parrocchia usata come camerino. Effetti scenografici con il fumo a coprire la scalinata del Tempio Votivo del Lido.
 
Set ideale per la presentazione della collezione uomo dello stilista statunitense Rick Owens. Autorizzata sì in parte dal Comune, senza però il permesso del Patriarcato di Venezia che detiene la proprietà del Tempio Votivo realizzato a inizio Novecento e al cui interno sono conservate le spoglie di tanti soldati caduti nella prima e seconda Guerra mondiale e di personaggi del calibro dell’irredentista Nazario Sauro. 
 
Si trattava del secondo show dell’artista al Lido. A ottobre 2020, Owens aveva preferito Venezia e il piazzale del Casinò, sempre al Lido, alla fashion week di Parigi per presentare la nuova collezione donna. Una scelta di cuore dal momento che lo stilista, nato in California e da anni residente a Parigi, dal 2010 non perde occasione per passare l’estate al Lido, nella sua casa affacciata sul mare.
 
PER APPROFONDIRE:
 
 
Negli ultimi mesi, lo staff dello stilista aveva più volte contattato il Patriarcato di Venezia per sondare la disponibilità a girare qualche ripresa al Tempio Votivo. Niente da fare. La “sacralità” di quel luogo, restaurato di recente e mai utilizzato finora se non per cerimonie religiose, mal si conciliava con una sfilata secondo il Patriarcato.
 
Il permesso era però arrivato dalla partecipata Vela, che per il Comune organizza eventi come il Carnevale di Venezia. Si concedeva l’uso di una porzione di marciapiede che delimita il Tempio e di alcune sale della vicina parrocchia. Spalancate dal parroco per «equivoco», secondo la Curia. Ma non l’uso della scalinata del sacrario dove in effetti si è svolta l’ultima parte della sfilata al ritmo delle note nichiliste del rapper Ghostemane. Apriti cielo.
 
Il Patriarcato, sconcertato, ha immediatamente chiesto allo staff dello stilista di rimuovere dal web le immagini in cui compare il Tempio.
 
A distanza di 24 ore, lo stesso Comune di Venezia, tramite Vela, ha porto le scuse al Patriarcato per «l’episodio increscioso» e alla memoria «di un simbolo che rappresenta il dolore della storia». E ora anche le scuse dello stilista Owens attraverso la lettera che pubblichiamo sotto.
Le scene sulla scalinata sacra del Lido, ecco la spiegazione, sono state girate «senza alcuna richiesta ed autorizzazione». Scene che, nel frattempo, avevano fatto il giro del mondo. —
 

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