Meloni: «Per la presidenza del Veneto l’opzione FdI dev’essere considerata»
La presidente del Consiglio: «Sono per il limite dei due mandati. Ma sul punto non c’è accordo nella maggioranza»
Parla Giorgia Meloni e in Veneto la Lega deve abbassare le orecchie. Basta con le risse da parcheggio, la premier parla anche da leader politica e con garbo istituzionale dice poche cose ma molto chiare. La prima. «Sarebbe coerente fissare il limite dei due mandati per i presidenti di regione».
La seconda, proprio sul Veneto. «Penso che FdI sia un’opzione da tenere in considerazione».
Ce n’è abbastanza per immaginare un cambio epocale all’ombra dei campanili dove per lungo tempo hanno imperversato la Dc, Forza Italia e la Lega.
I rapporti Meloni-Zaia
Ma prima di addentrarsi nei gangli del discorso della premier, è opportuno ricordare una circostanza di non poca rilevanza: tra Giorgia Meloni e Luca Zaia c’è un ottimo rapporto. I due si sono conosciuti nel 2008, con il governo Berlusconi IV, quando a lei giovanissima venne affidato il ministero della Gioventù e al “doge” quello dell’Agricoltura. I due si sentono e si confrontano direttamente, dunque sarebbe imprudente giudicare le sue parole come un attacco al presidente della Regione.
La verità è che l’argomento dei candidati per le prossime regionali è già caldo in varie parti d’Italia, perfino in Friuli Venezia Giulia, dove si andrà al voto tra più di tre anni. E dunque era prevedibile che durante la conferenza stampa di inizio anno venissero toccati temi che riguardano non solo il risiko della spartizione territoriale ma anche gli equilibri all’interno della coalizione di centrodestra.
Il terzo mandato
Certo, sul tema del terzo mandato, che coinvolge governatori come De Luca, Zaia e in prospettiva anche Fedriga, la premier è stata molto chiara. Dal punto di vista pratico ha annunciato un atto formale: «Impugniamo la legge regionale della Campania». Ed è una mossa che impedirà la ricandidatura del presidente della Campania, il quale ha già annunciato una conferenza stampa per rispondere, ma anche dello stesso Zaia.
Sempre in tema di terzo mandato, Giorgia Meloni si è espressa anche dal punto di vista teorico, ammettendo una divisione che c’è. «Non c’è accordo all’interno della maggioranza», ha detto la premier. «Io penso sarebbe coerente fissare il limite dei due mandati per i presidenti di regione. Questo limite è stato inserito anche nel premierato».
Il nodo FdI
Le cattive notizie per i leghisti continuano quando si scende nel merito della questione dei candidati, anche se l’antifona si era capita qualche giorno fa con le dichiarazioni del ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani («Tocca a FdI indicare il nome del prossimo candidato per il Veneto»). «Penso che quella di Fratelli d’Italia sia un’opzione che deve essere tenuta in considerazione, ovviamente» ha evidenziato Meloni.
«Di queste vicende però si deve discutere con grande serenità con gli alleati, ed è quello che faremo. Ci saranno diverse elezioni regionali quest’anno, importanti, delicate e quindi noi abbiamo già cominciato a parlarne con Matteo Salvini, con Antonio Tajani, con gli altri. Continueremo a farlo».
FdI in Veneto sventola un clamoroso 37% agguantato alle ultime elezioni europee. E la sua leader lancia una stoccata a chi da tempo annuncia scissioni e corse solitarie per il prossimo snodo elettorale. «Non penso che il dibattito sulla stampa aiuti» ha detto Meloni. «Alla fine, come abbiamo sempre fatto, valutiamo su ogni regione quelle che sono le condizioni migliori e su quelle operiamo. L’obiettivo per noi è soprattutto vincere le elezioni, cercare di dare ai cittadini quella che crediamo sia la proposta migliore. Però io ragiono così, non ho mai amato che ci si dica per il tramite della stampa, “io, io”, non è il modo giusto di procedere, secondo me». Chi ha orecchie per intendere, intenda.
L’autonomia differenziata
Ce n’è anche sul fronte dell’autonomia differenziata. «Il mio intento è andare avanti con le riforme, ma le riforme costituzionali hanno delle tempistiche», mette le mani avanti la presidente del Consiglio. «Penso che premierato, riforma della giustizia e autonomia differenziata siano delle priorità, come è una priorità la riforma del fisco».
Un passaggio anche sui Lep, i livelli essenziali delle prestazioni, pensati per garantire i diritti sociali e civili dei cittadini.«Il governo ritiene che la sentenza della Corte costituzionale sia auto applicativa, salvo le modifiche sui Lep, sui quali stiamo già lavorando con una legge. Ma anche lì bisogna vedere cosa accadrà con la Corte costituzionale, chiamata a decidere sul referendum».
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