Terzo mandato, l’affondo di Donazzan a Zaia: «Parole scomposte, brutta pagina politica»

L’europarlamentare di FdI attacca il presidente con cui ha lavorato 20 anni. Ma lui lancia una petizione su Facebook: «Ho corso da solo, cosa ne pensate?»

Enrico Ferro
L'ex assessore Elena Donazzan con il presidente della Regione Veneto Luca Zaia
L'ex assessore Elena Donazzan con il presidente della Regione Veneto Luca Zaia

Nella ridda di reazioni che si è scatenata dopo le parole di Luca Zaia, ce ne sono alcune che colpiscono più nel profondo. Anche se sono le esternazioni del forzista Maurizio Gasparri a popolare le home page dei siti d’informazione e i social network («Troveremo un modo per sfamare Zaia»), è l’intervento di Elena Donazzan a rendere in maniera efficace l’intensità dello scontro tra Lega e Fratelli d’Italia.

Sì, proprio lei, l’assessora regionale che con Zaia ha lavorato per quasi vent’anni con lealtà e rispetto.

Ora però Elena Donazzan tira una riga, per delimitare ciò che è stato prima e ciò che sarà d’ora in poi. Durante una diretta a Rete Veneta ha giudicato scomposte le sue parole, parlando di protagonismo e di dibattito sclerotizzato. È un pugno allo stomaco per Luca Zaia.

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L’attacco di Elena Donazzan

«In Veneto c’è già una legge che stoppa i mandati a due, ed è una legge che è stata voluta dalla nostra maggioranza» ha evidenziato Elena Donazzan. «È stato il consiglio regionale del Veneto a dire: non più di due mandati per giunta e presidente.

Quindi la Lega volle, qualche anno fa, votare una legge che bloccasse i mandati a due. Bisogna partire da questo, altrimenti sembra che il governo di centrodestra si sia messo ad attaccare il presidente Zaia».

In effetti da giorni gira vorticosamente nelle chat e sui social network un video di Zaia di una decina d’anni fa: ospite alla trasmissione Mediaset Quinta Colonna, il presidente racconta orgoglioso di aver introdotto il limite dei mandati anche per gli assessori. «Uno fa due mandati e poi a casa», diceva all’epoca. Per Elena Donazzan questo principio enunciato in tempi non sospetti è la base del ragionamento.

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«Oggi le parole del presidente mi amareggiano», ha continuato l’europarlamentare. «Ho sempre avuto grande stima per la sua pacatezza e perché è una figura di sintesi, molto amato anche al di là del partito. Ma le sue affermazioni mi sono apparse troppo dure e scomposte, per la figura istituzionale che ha sempre avuto e a cui ci ha sempre richiamati. Questo lo dico con dispiacere.

Mi è sembrata una brutta pagina per la politica della regione Veneto».

Per Fratelli d’Italia le parole di Zaia sono state davvero urticanti, specialmente un passaggio in cui si rivolge alla premier Meloni. «Ho letto una dichiarazione della presidente del Consiglio: “Non c’è condivisione sul terzo mandato”» ha detto Zaia nella sua conferenza stampa.

«Non ho nulla da obiettare, ma se questa è una regola va rispettata. Quindi immagino che per tutto ciò in cui non ci sarà condivisione, non passerà nulla».

«Non può esserci protagonismo di un partito o di una persona, anche se capace come Zaia», continua Donazzan nella sua abiura.

«Qua c’è in ballo il governo della nazione. Non si può fare protagonismo. La politica non può essere fatta dicendo: questo è mio. E non è lesa maestà dire, alla fine di un percorso lungo, che si deve discutere su come trovare un altro caposquadra. Proprio non ho compreso i toni radicalizzati di un presidente che ho sempre rispettato».

E ancora: «Il Veneto oggi soffre, non può essere messo in difficoltà dai protagonismi. Abbiamo il dovere politico di guardare al bene comune, alla stabilità data da una filiera politica con un governo italiano molto forte. Il Veneto è dei veneti e i veneti hanno votato FdI».

Il retroscena

C’è anche un retroscena, forse in grado di svelare quanto l’invettiva di Elena Donazzan rappresenti non solo lei stessa, ma anche il partito di cui fa parte. Qualche giorno fa, ospite a Telechiara in una trasmissione di approfondimento politico, Donazzan ha detto non solo che è personalmente è contro il limite dei mandati ma ipoteticamente darebbe il suo voto a un leghista come Mario Conte.

Sembra che questo suo intervento abbia fatto inferocire i vertici di FdI, che invece stanno tenendo la barra sui due mandati, fiutando l’occasione di piazzare un’importante pedina a Nord Est.

Infatti il giorno successivo, proprio Donazzan, ha scritto un lungo post su Facebook, annunciando che mai più sarebbe intervenuta sul tema del terzo mandato perché di competenza dei vertici nazionali del partito. Ecco perché il suo intervento di ieri potrebbe essere stato suggerito proprio da FdI, nel tentativo di serrare le fila e sferrare a Zaia un colpo che fa male.

Bordate arrivano anche da Forza Italia. Tosi liscia il pelo ai Fratelli giudicando legittime le loro ambizioni in Veneto e criticando invece quelle di Zaia: «Non puoi modificare una norma quando la norma serve a te». Gasparri, invece, va giù pesante: «Troveremo un modo di sfamare Zaia che ha fatto l’amministratore locale e il ministro». La Lega Replica prontamente con un comunicato girato alle agenzie di stampa: «Luca Zaia non ha bisogno di essere sfamato».

La chiamata sui social

Ma intorno alle otto di sera, dopo una giornata passata a difendersi, Zaia passa all’attacco e sul suo profilo Facebook utilizza una tecnica molto salviniana: la call to action.

«Alle elezioni regionali, se si vota nel 2025, mancano 10 mesi», scrive. «Un’infinità. Dico solo una cosa: ho corso nel centrodestra ma ho già corso anche da solo. Staremo a vedere, valutando per prima cosa quanto saranno rispettati i veneti. Cosa ne pensate?». E giù una sfilza di commenti, molti a favore, qualcuno contro. Ormai è guerra.

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