Postazioni negli aeroporti per eseguire subito l’esame

VENEZIA
È tutto pronto al Marco Polo di Venezia e al Catullo di Verona. I due aeroporti veneti saranno tra i primi in Italia a consentire, già da oggi, ai passeggeri in arrivo dai quattro Paesi considerati maggiormente a rischio – Croazia, Grecia, Spagna e Malta – di essere immediatamente sottoposti a tampone. Le aree in cui verranno effettuati gli esami sono stati allestite suddividendo gli spazi tramite pannelli rimovibili, con le rotelle. Il servizio sarà gestito in sinergia con l’Usl, che a partire da oggi invierà del proprio personale. Sottoporsi a tampone direttamente in aeroporto (nella foto le postazioni allestite a Fiumicino) rimane una libera scelta.
Non che ci sia la possibilità di rinunciare al controllo – chi disubbidisce rischia una multa di mille euro e, se con questo comportamento diffonde il contagio, una denuncia penale – ma in capo ai viaggiatori resta la facoltà di preferire la seconda “opzione”, vale a dire il tampone eseguito contattando la propria Usl di riferimento.
Un canale che in molti, appena rientrati dalle ferie, hanno già sperimentato nelle ultime ore, nonché bocciato senza appello. Numeri di telefono perennemente occupati, linee non disponibili, e-mail ritornate al mittente. Fino al paradosso: gli appuntamenti concessi a fine agosto. Già, paradosso perché in antitesi con quanto previsto dalla stessa ordinanza. Chi arriva dai quattro Stati a rischio, se non in possesso dell’esito negativo del tampone eseguito nel Paese straniero nelle 72 ore precedenti, ha 24 ore per denunciare il rientro in Italia alla propria Usl di riferimento. Alla scadenza delle 24 ore, l’azienda sanitaria ha a disposizione ulteriori 48 ore per eseguire il tampone. Senza contare che fissare un appuntamento dopo una settimana significa costringere una persona a non rientrare al lavoro per 10 giorni.
Tra l’altro, a essere a “rischio multa” è anche il datore di lavoro che faccia rientrare in attività il dipendente senza avere accertato che questi si sia sottoposto al test, poi dall’esito negativo.
Linee telefoniche ingolfate e agende piene, l’Usl veneziana ha deciso di “tagliare la testa al toro”, chiedendo a chi rientra dai Paesi a rischio di presentarsi direttamente nei quattro siti allestiti sul territorio, senza alcuna prenotazione.
Tornando agli aeroporti, in attesa di ottenere il risultato del tampone, chi vi è stato sottoposto avrà l’obbligo di attendere in isolamento domiciliare (pena, anche in questo caso, la multa e la denuncia). Ed ecco una delle questioni più problematiche: il lavoro. Affinché un tampone venga processato, infatti, sono necessarie non meno di 24 ore. A volte 48, se non 56 o 72. Intere giornate da trascorrere a casa. Senza contare che non sono le persone provenienti dai quattro Paesi a rischio le sole con l’onere di essere sottoposte al controllo. Con un’ordinanza regionale, l’obbligo è stato esteso a una serie di categorie lavorative: operatori sanitari e delle rsa, badanti, lavoratori agricoli, oltre a tutti i lavoratori con trasferte estere di almeno 5 giorni. —
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