Prima il sexy ricatto poi l'estorsione, la storia del prete che ha denunciato la sua parrocchiana
L’ignaro sacerdote della provincia di Padova sarebbe stato preso di mira da una donna che frequentava la parrocchia chiedendo aiuto. E che mai avrebbe avuto con lui alcun tipo di relazione, se non ricevendo da parte del prete una disponibilità ispirata a sentimenti di carità. Ecco cosa è accaduto
PADOVA E ci risiamo. Ancora un parroco 70enne del Camposampierese nel mirino del ricatto a luci rosse attraverso messaggi inviati via whatsapp. Ma stavolta l’ignaro sacerdote sarebbe stato preso di mira da una donna che frequentava la parrocchia chiedendo aiuto.
E che mai avrebbe avuto con lui alcun tipo di relazione, se non ricevendo da parte del prete una disponibilità ispirata a sentimenti di carità. Ma tant’è. Quella generosità sarebbe stata ripagata con la richiesta di soldi, ben 15 mila euro, mai saldati.
E ora la signora, che in fretta e furia ha fatto le valigie per tornare nella natìa Romania, rischia il processo: il pm padovano Sergio Dini ha chiuso l’inchiesta e si prepara a sollecitare il rinvio a giudizio per tentata estorsione nei confronti di Petruta Daniela Iovu, 30 anni, dichiarata irreperibile con un decreto della procura il 30 aprile scorso (difensore d’ufficio l’avvocato Alessandra Milani).
È il settembre 2019 quando dalla donna arriva l’ennesima richiesta di danaro, un’altra tranche di 15 mila euro. «Mio figlio sta molto male, non riesco a trovare lavoro e ho bisogno di 15 mila euro».
Il sacerdote aveva già dato un concreto sostegno alla trentenne, prendendo soldi dal suo conto personale attraverso una serie di prelievi bancomat. E, poco alla volta, le aveva garantito un totale di 15 mila euro.
Quando è arrivata quell’ulteriore richiesta, il parroco si è dimostrato prima sorpreso e poi per nulla convinto della sincerità di Petruta Daniela Iovu. Così non ha voluto più ascoltare la signora che si è arrabbiata di fronte al “no” del sacerdote, deciso a non incontrarla.
A quel punto è scattata la fase due del piano. E la trentenne ha cominciato a spedire al parroco una valanga di sms via whatsapp. Chiaro il ricatto: o il prete accettava di pagare i soldi reclamati o lei avrebbe divulgato la “loro” relazione sentimentale.
Ma siccome tra i due non ci sarebbe stata alcuna relazione, il parroco non ci ha pensato due volte e si è presentato nella caserma della Guardia di Finanza di Cittadella per firmare una denuncia, senza poi dare la disponibilità a essere interrogato per aggiungere eventuali dettagli forse per non aggravare la posizione della signora. È scattata l’inchiesta coordinata dal pm Dini: gli accertamenti hanno svelato che il figlio dell’indagata non avrebbe alcuna malattia e lei nessun debito particolare.
L’ultimo tentativo di estorsione “a luci rosse” ai danni di un prete è quella ordita nei confronti del parroco di Rustega da parte di un marocchino, Zouhair Abousad, classe 1994, arrestato. Parroco trasferito dal vescovo di Treviso per consentirgli un periodo di riflessione.
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