Pronto soccorso, il concorso regionale è un flop: solo 42 ammessi per 119 posti da coprire

Boom di domande per infermieri e Oss. Tanti fuggono dalle case di riposo. Dall’ultima selezione arriva l’ennesima conferma alla crisi di vocazioni per i reparti di urgenza-emergenza

Maria Ducoli
Medici e infermieri in ospedale
Medici e infermieri in ospedale

 

I concorsi pubblici, che dovevano essere la via d’accesso alla stabilità per migliaia di professionisti, sono diventati un flop.

Il pronto soccorso

Il più recente, con cui Azienda Zero puntava ad assumere 119 medici di Pronto soccorso, ha visto solo 42 candidati ammessi, di cui 21 specializzandi, alle prove in calendario il 20 e il 21 febbraio. Sono ancora una volta i numeri a raccontare la crisi di vocazioni nell’Emergenza-urgenza: a fronte di 20 posti disponibili nell’Usl 1 Dolomiti, sono solo due i candidati interessati, quattro anche nell’Usl 9 Scaligera, a fronte dello stesso numero di posti.

Ci sono, poi, aziende sanitarie interamente scoperte, come quella del Veneto Orientale, senza alcun medico ammesso e 16 posti vacanti e l’Usl 8 Berica, in cui nessuno correrà per le 13 posizioni disponibili nei Pronto Soccorso dell’azienda sanitaria. Questo concorso arriva dopo l’ennesimo flop: nel 2024, Azienda Zero aveva messo a bando 97 posti per l’Emergenza-urgenza, ma solo 5 erano stati assegnati.

L’analisi

«I concorsi non miglioreranno la situazione» decreta Biagio Epifani, presidente regionale della Società italiana dei medici di emergenza-urgenza (Simeu) e primario al Pronto soccorso di Mirano, «e continueranno a essere un flop, se non si cambiano le regole del gioco». In primis, dice, bisogna rimettere mano al contratto, ma la vera partita, Epifani ne è certo, si gioca sulla qualità del lavoro.

«Oggi è peggiorata e non di poco, visto che il 40% dei pazienti che seguiamo sono cronici, a cui si aggiungono persone in stato di marginalità per cui il Pronto soccorso deve poi attivare i servizi sociali e, infine, ospiti delle case di riposo. Di conseguenza, per metà del tempo, l’attività dei medici non ha niente a che fare con l’Emergenza-urgenza e comporta un carico amministrativo e gestionale non da poco» prosegue. Per far fronte ai tanti, troppi codici bianchi che mettono sotto pressione il reparto, l’Usl 3 Serenissima, con una recente delibera, ha affidato cinque incarichi libero-professionali ad altrettanti specializzandi, che si dedicheranno appositamente a questi casi.

Gli altri bandi

La difficoltà a reclutare il personale sanitario non riguarda solo il Pronto soccorso. La scena si ripete con costanza: un concorso bandito per colmare centinaia di posti, ma le iscrizioni sono così scarse da far dubitare dell’appeal della sanità pubblica.

Lo scorso anno, Azienda Zero ha bandito 76 posti per Anestesia e rianimazione, ma solamente 13 sono stati assegnati. Drammatica anche la situazione per Ostetricia e ginecologia, con 86 posti disponibili e 12 medici vincitori.

La situazione non è diversa per le altre specialità, con tanti posti vacanti che, spesso, per poter garantire il servizio ai cittadini vengono dati in libera professione.

Gli infermieri

Se i concorsi per i medici arrancano con difficoltà, non si può dire lo stesso per quelli del comparto. L’ultimissimo bandito per reclutare 640 infermieri ha visto 2.129 candidature e 2.120 candidati ammessi alle prove che si terranno il prossimo 25 febbraio. Dalla parte della sanità pubblica, in questo caso, c’è la differenza contrattuale che pesa sugli infermieri delle case di riposo, dove viene applicato il contratto enti locali che ha una differenza che oscilla dai 200 ai 300 euro rispetto agli stipendi percepiti negli ospedali.

Per questa ragione, da tempo i sindacati chiedono di uniformare le due realtà, per cercare di arginare la fuga di personale dalle strutture per anziani, fondamentali considerando i bisogni socio-assistenziali di una popolazione sempre più anziana, con patologie croniche e spesso sola, senza alcuna rete familiare sulla quale poter contare.

Gli operatori socio sanitari

A dare ancora soddisfazioni alla sanità pubblica sono i concorsi per operatori socio sanitari (Oss): l’ultimo, risalente allo scorso settembre, metteva a bando 59 posti, ma i candidati sono stati ben 2.297, distribuiti in maniera più o meno omogenea in tutte le aziende sanitarie. Anche in questo caso, buona parte dei candidati lavora nelle Rsa e punta al passaggio in ospedale per colmare quel divario retributivo che, soprattutto di questi tempi, può fare la differenza.

La situazione, ovviamente, preoccupa i direttori delle strutture per anziani che temono di andare sotto gli standard previsti dalla Regione e, di conseguenza, di dover bloccare o rallentare gli ingressi degli ospiti. —

 

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