Quanto costa un posto in Regione? I consiglieri del Veneto rivelano chi li finanzia
Il rendiconto delle spese elettorali, Lorenzoni è il candidato che ha dichiarato di più: 68.688,52 euro.
Cestaro quella che invece ha investito di meno: 791 euro. La Lega ha pagato la campagna di Zaia

VENEZIA. Come raccogliere 1.876.022 voti pari al 76,8% senza spendere nemmeno un centesimo e scaricare i costi sulla Lega di Salvini, che non li ha ancora resi pubblici. Può entrare nei manuali della politologia la campagna elettorale di Luca Zaia per le elezioni regionali 2020: il presidente ha trionfato senza pagare di tasca propria nemmeno una cena o un caffè. O una pagina di pubblicità sui giornali o uno spot in tv. Del resto non ce n’era bisogno: con la diretta web a reti unificate sulla pandemia Covid, si è imposto come il salvatore dei veneti che lo hanno rieletto con un consenso record, come del resto è avvenuto per Vincenzo De Luca in Campania. Alle famiglie è arrivato un opuscolo con il bilancio della legislatura 2015-20, trenta pagine stampate dalla Grafica Veneta e commissionate dalla Liga veneta Salvini premier. Sulla copertina la foto del presidente e nel retro i candidati delle sue tre liste divisi per ogni provincia con il fac simile della scheda elettorale. “Dichiaro sul mio onore che per la campagna elettorale del 20-21 settembre 2020 non ho sostenuto spese né ho ricevuto alcun contributo pubblico” scrive Luca Zaia a pagina 333 del rendiconto pubblicato sul Bur (Bollettino Ufficiale della Regione)157S del 23 novembre scorso.
LE SPESE DEL PRESIDENTE
Un copione che ripete quello del 2015, quando fu riconfermato per il secondo mandato senza mettere mano al portafogli. Ma a sostenere una tambureggiante campagna di spot e maxi manifesti allora fu la Lega con una spesa record: 1.101.468,39 euro, 847 mila dei quali per la propaganda. Del resto bisognava rispondere alla sfida lanciata da Flavio Tosi, che raccolse solo l’11% nel suo scomposto assalto al trono di Zaia, dopo essere stato espulso dalla Lega. Cinque anni dopo lo scenario è completamente cambiato per la pandemia Covid, che ha impedito i comizi e le cene elettorali. È quanto si evince dal rendiconto delle spese elettorali pubblicato sul Bur, dopo l’esame della Corte d’appello di Venezia, come previsto dalla legge 515 del ’93 che impone la trasparenza dei rendiconti. A scorrere l’elenco dei 59 consiglieri e assessori eletti a settembre 2020, emerge che il sistema dei partiti non è sostenuto da potenti lobby e fondazioni, ma da un reticolo di piccole e medie imprese, con qualche colosso della distribuzione, che dispensano contribuiti di 5-10-20 mila euro al massimo. Briciole. Tirate le somme, i 59 eletti di palazzo Ferro Fini e Balbi hanno speso 1 milione 183.422,07 euro, pari a 20 mila euro a testa. Il record della virtuosità con appena 791,78 euro spetta a Silvia Cestaro, ex sindaco di Selva di Cadore approdata in riva al Canal Grande con 1.490 preferenze, alle spalle dell’assessore Gianpaolo Bottacin premiato con 9.077 voti personali che gli sono costati 6.623,89 euro. Il record delle spese è del professor Arturo Lorenzoni, candidato presidente del centrosinistra: 68.688,52 euro su cui la Corte d’appello ha chiesto dei chiarimenti. Ora è tutto risolto: 42.500 euro sono usciti dalla tasche dell’ex vicesindaco di Padova, altri 20.527,83 sono arrivati dal comitato elettorale con sede a Padova e 5.680 euro da donazioni dei privati con somme inferiori a 100 euro.
IL RUOLO DEI PARTITI
La Lega divisa tra lista Zaia, Salvini e Veneta Autonomia ha eletto 33 consiglieri su 51 e le casse del partito non si sono certo indebitate: ai 165 candidati schierati nel “tridente” sono stati garantiti 10 mila santini a testa, stampati all’Artegrafica di Casale sul Sile. Il costo totale è di 10.193,04 euro, pari a 61,77 euro per candidato. Carità simbolica. Cifra che compare in tutte le dichiarazioni dei 33 eletti, tranne Luca Zaia e Roberto Ciambetti. Il Partito democratico invece ha garantito un contributo di 2.038,24 euro ai sei consiglieri eletti: si tratta di Annamaria Bigon, Andrea Zanoni e Francesca Zottis riconfermati a fianco di Giacomo Possamai, Vanessa Camani e Jonatan Montanariello.
I CASI PIU’ CURIOSI
Come mai Elena Donazzan da 4 legislature è un punto fermo in giunta sia con Galan che con Zaia, a prescindere dalla tessera d’iscrizione ad An, Forza Italia o FdI? La risposta va cercata nei contributi ricevuti: si tratta di 68.750 euro elargiti da Unicomm di Dueville, officine meccaniche Sottoriva, Orange eletric Motor di Milano, Giuliano Bedeschi, Giovanni Canella e altri 18 privati che l’hanno sostenuta. L’assessore a Lavoro e Pubblica istruzione ne ha spesi 24.620,75 per battere con 10.760 preferenze la concorrenza di Joe Formaggio e Vincenzo Forte, non eletto nel collegio di Vicenza anche se sostenuto dall’eurodeputato Sergio Berlato. Enoch Soranzo è entrato a palazzo Ferro Fini con 5.859 voti personali: per i maxi manifesti e gli spot ha investito 30.456,59 euro e tra i suoi sostenitori troviamo gli imprenditori Carlo Righetti e Giovanni Canella. Raffaele Speranzon, capogruppo di FdI, ha trovato 19 sostenitori privati tra cui Sebastien Fustemberg, pronti a sostenere la campagna elettorale con una spesa di 32.709,65 euro.
L’ESERCITO DELLA LEGA
Gli assessori della giunta Zaia, tutti confermati con la new entry di Francesco Calzavara al Bilancio, hanno oscillato dai 6.623 euro di Bottacin ai 28.240,32 di Federico Caner che poi ha raddoppiato le deleghe: al Turismo ha aggiunto l’Agricoltura. Manuela Lanzarin ne ha spesi 14.390 e Roberto Marcato 37.524, risorse ricavate dai suoi risparmi come la vicepresidente Elisa De Berti con 21.104 euro mentre Cristiano Corazzari è arrivato a 25.412. Per battere la concorrenza di Nicola Finco e riconquistare la poltrona di presidente dell’assemblea regionale, Roberto Ciambetti ha messo mano ai risparmi e tra manifesti, spot in tv, su web e per i gadget ha speso 39.437 euro. Da segnalare per assoluta generosità la scelta di Marzio Favero: l’ex sindaco di Montebelluna ha raccolto 15 mila euro da 5 sostenitori, ne ha spesi 9.700 e ne ha donato in beneficenza 5.793 al Centro di riferimento oncologico, all’associazione il Leone e a Telethon. Anche Luciano Sandonà ha fatto il beau geste ma senza esagerare, con appena 78, 83 euro alla Città della Speranza. Da manuale della trasparenza i rendiconti di Vanessa Camani e Giacomo Possamai, del Pd. La consigliera di Abano ha speso 15.778 euro, 9.350 dei quali per spot in tv e sulle radio e l’affitto di cinema. Il comitato regionale le ha garantito 2 mila euro e altri 16 mila sono arrivati dagli attivisti con gli incontri a Piove, Cadoneghe, Ponte San Nicolò; nelle 4 pagine della relazione compaiono 29 persone, tra cui l’ex deputato Alessandro Naccarato (mille euro) mentre dalla Social Changes inc di Santa Monica è arrivato un bonifico di 1.490 euro e altri 660 dalla Stripe Payment Uk con sede a Bruxelles. Il capogruppo Dem Giacomo Possamai che con 11.495 preferenze ha stabilito il record della legislatura ha raccolto 52 mila euro dai privati, che si sommano ai 2 mila del partito. Ne ha spesi 40.500, metà dei quali per gli spot in tv e sui giornali e altri 14 mila per l’affitto degli strumenti di propaganda. Le risorse sono arrivate da 18 privati e associazioni: il Nuoto Schio ha staccato un assegno di 10 mila euro, Unichimica di Roma 5 mila. Poi c’è l’elenco di aziende sostenitrici, tra cui: Pedon, Dainese, Trasporti Romagna, Morato Pane e Trivellato. E dalla California è arrivato un bonifico di 1.500 euro sempre dalla Social Changes. Mentre i privati hanno sottoscritto oltre 8 mila euro.
I PARTITI MINORI
Elena Ostanel (Veneto che vogliamo) ha raccolto 13.446 euro, 6 mila dei quali li ha spesi per pagare il personale, gli altri in propaganda: dal suo conto corrente lei ne ha anticipati 6.300, gli altri sono arrivati da 15 cittadini e dall’associazione “Ti candido il potere della democrazia” che sostiene la rete dei civici nella sfide delle amministrative in Italia: da Milano è partito un benefit di 1.500 euro. E Forza Italia? Sommerso dei debiti, il partito di Berlusconi non ha staccato assegni, così Elisa Venturini ha raccolto 26 mila euro e altrettanti ne ha spesi per approdare in riva al Canal Grande. Tra i supporters Giovanni Canella e Regina Bertipaglia, ex consigliera regionale e moglie di Luigi Rossi Luciani, patron della Carel. Infine Erika Baldin che ha strappato con le unghie e con i denti l’unico seggio del Movimento 5 Stelle: anche lei ha dovuto mettere mano ai suoi risparmi per staccare un assegno di 29.313 euro. Ma alla fine ce l’ha fatta a battere anche i ricorsi della Lega che le voleva sottrarre il posto in consiglio regionale. —
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