Quei “garibaldini” diventati carnefici

C’è un volto oscuro e omicida nella Resistenza, quello che - a guerra conclusa - spinse gruppi partigiani comunisti assetati di vendetta a fare strage di prigionieri, talvolta accusati di atrocità,...

C’è un volto oscuro e omicida nella Resistenza, quello che - a guerra conclusa - spinse gruppi partigiani comunisti assetati di vendetta a fare strage di prigionieri, talvolta accusati di atrocità, in altri casi estranei ai crimini di guerra. Nel Veneto quattro episodi, tra tutti, spiccano per gravità.

A Mignagola di Carbonera (Treviso), tra aprile e maggio, un gruppo di combattenti delle Brigate Garibaldi allestì nella Cartiera Burgo un centro di detenzione dove furono rinchiuse, torturate e uccise un centinaio di persone, in gran parte civili fascisti. I testimoni riferirono di atrocità senza precedenti - un sottufficiale di Salò fu crocefisso - ma la stima delle vittime è incerta perché molti corpi furono occultati, bruciati nei forni della cartiera o sciolti nell'acido, gettati nei fiumi.

Terrore indiscriminato anche a Codevigo (Padova) dove - tra 28 aprile e metà giugno - furono i garibaldini del comandante Arrigo Boldrini “Bulow” (nella foto) a massacrare in modo sommario 136 fascisti.

Ancora nella Marca, fra 30 aprile e 15 maggio, è il Collegio Brandolini di Oderzo a diventare teatro di un eccidio: i fascisti e gli allievi ufficiali della Rsi si consegnano alla Resistenza con la promessa di un lasciapassare ma arrivano in città i partigiani garibaldini e istituiscono un tribunale di guerra, dando inizio alle fucilazioni sommarie sulle rive del Monticano. Alla fine 113 prigionieri troveranno la morte. Particolare raccapricciante: per le nozze di due partigiani, cui furono augurati dodici figli, si provvide, come atto propiziatore, all'uccisione di dodici allievi ufficiali.

Infine a Schio, tra 6 e 7 luglio 1945, un reparto di garibaldini fa irruzione nel carcere deciso a caccia di fascisti. Liberati i reclusi comuni, i 91 detenuti politici vengono raggruppati in uno stanzone e falciati a colpi di mitraglia: 54 muoiono, tra cui 14 donne (la più giovane di 16 anni), altri restano feriti, altri ancora, coperti dai corpi dei caduti, riescono a salvarsi. L’inchiesta successiva accerterà che solo 27 di essi avevano legami con il fascismo.

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