Quella villa con parco abbattuta
di RED CANZIAN
Ho letto sul giornale di ieri l'intervista a Luca Zaia, presidente della giunta regionale del Veneto, che propone di non costruire più nuove case ma recuperare, riconvertire e utilizzare quelle già esistenti, compresi i famigerati capannoni che hanno invaso, spesso senza senso e necessità, la nostra terra.
Volevo dire a Zaia che, nonostante il caldo di questa estate che rende tutto arido, il suo pensiero così illuminato mi fa vedere tutto più “verde“ e ovviamente mi trova assolutamente d’accordo su tutti i fronti… e questa mia propensione al rispetto per l’ambiente, il paesaggio, il gusto estetico delle cose viene da molto lontano: ricordo ancora adesso l’angoscia che provai quando avevo otto anni e fui mandato via, con la mia famiglia, dalla vecchia casa dove ero nato, a Quinto di Treviso, in quanto ci dissero che era pericolante, a rischio di crollo.
Questa “vecchia casa“ era la bellissima Villa Borghesan, una villona del ’700, piena di stucchi e affreschi e con un parco secolare, nella quale aveva soggiornato anche il famoso aviatore Francesco Baracca. Nel dopoguerra, i proprietari l’avevano donata ad una fondazione che l’aveva poi destinata ad alloggio per le famiglie più povere del paese… pagavamo 2.000 lire al mese di affitto e vivevamo in due stanze, ma eravamo felici… soprattutto noi bambini, con quel parco dai grandi alberi, e quei saloni enormi nei quali anche se pioveva o nevicava potevamo giocare in libertà. Ma un brutto giorno, approfittando di un temporale un po’ più forte del solito, che fu subito astutamente eletto a “tromba d’aria”, qualcuno in Comune a Quinto disse che dovevamo sgomberare l’edificio ormai pericolante… e così fu!
E dopo meno di un anno la villa fu abbattuta, il grande parco raso al suolo, venne fatta una feroce lottizzazione e furono costruite una serie di palazzine prive di storia e di gusto che ancora oggi, in fondo alla lunga strada del borgo si possono “ammirare”. Con questa speculazione di sicuro qualcuno avrà tratto un buon profitto ma tutti gli altri, tutti noi, abbiamo solo perso… ci hanno portato via un pezzo di storia e una costruzione bella e armoniosa, con un parco che, se reso pubblico, avrebbe dato valore a tutto il paese. Ecco perché sono convinto che quello di Zaia sia un pensiero sano…
Io lo dico da anni che la nostra terra deve essere recuperata agli antichi splendori, a quei valori che la resero il centro di attività artistiche e artigianali che non temevano confronti nel mondo. I nostri carpentieri hanno costruito mezzo Canada e sono apprezzati per la qualità dei loro lavori…i nostri artigiani sanno creare con una maestria invidiabile…usiamoli allora per rendere più bello e funzionale quello che già c’è… usiamoli per tornare ai tetti con le travi di legno e le tavelle, ai pavimenti di cotto o di palladiana, ai marmorini sulle pareti e non per tirare su muri di cemento che non richiedono alcuna maestria… facciamolo per i nostri figli, che hanno diritto di vivere e conoscere anche le tradizioni sane della nostra terra… obblighiamo i proprietari di vecchi rustici, palazzi, ville di restaurarli o, se non sono nella possibilità di farlo, di cederli a chi lo farà… tutto ciò che è storia è proprietà di tutti, e per me una casa di contadini con i portici e il fienile, anche se è solo dell’800 è già storia, cultura, tradizione!
È arrivato il momento di dare vita a tutto ciò che di inutilizzato abbiamo… e restaurare, magari migliorandone l’aspetto, tutte le brutture che in pieno boom economico negli anni ’60 e ’70 sono state costruite nel nostro territorio…
Abbiamo subito un’invasione di capannoni spesso inutili o inutilizzati, fatti al solo scopo di speculare sul fatto di avere un terreno che improvvisamente diventava area industriale… è ora di dire basta, e sarà giusto chiedere, come propone Zaia, a chi vuole costruire un nuovo capannone cosa intende farne, per quanto tempo pensa di utilizzarlo e con quali prospettive di continuità.
Certo, qualche palazzinaro non sarà così felice se questi pensieri diventeranno legge…ma sicuramente Tiziano Vecellio, Andrea Palladio, Antonio Canova e Giambattista Tiepolo, da lassù, torneranno a sorridere nel ritrovare la terra che tanto hanno amato e alla quale tanto hanno dato, un po’ meno violentata!
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