«Queste valli sono casa mia»: le visite di Albino Luciani ai fedeli di Facen, sulle orme di papa Roncalli

Il 18 maggio 1978 l’allora Patriarca di Venezia si recò alla Comunità Villa San Francesco. Tre mesi dopo sarebbe diventato Papa. Il ricordo di Aldo Bertelle
Francesco Dal Mas
Don Albino, da patriarca, celebra a Facen
Don Albino, da patriarca, celebra a Facen

BELLUNO. L’ultima visita nella sua terra natale, Albino Luciani, allora patriarca di Venezia, l’ha compiuta il 18 maggio 1978 alla Comunità Villa San Francesco di Facen di Pedavena. Tre mesi dopo sarebbe diventato Papa. «Terminato lo scoprimento con la benedizione della lapide a ricordo della visita del patriarca Angelo Roncalli, poi papa Giovanni XXIII, mentre Luciani si avviava all’Oratorio per deporre gli abiti liturgici, gli sussurrai: “Eminenza ho l’impressione che qui si metterà altra lapide più avanti”. Il cardinale si girò di scatto e replicò deciso: “Queste cose non devi dirle neanche per scherzo”».

Il ricordo è di Aldo Bertelle, allora come oggi direttore della Comunità, che allora compiva i primi trent’anni dalla fondazione.

«Queste valli sono casa mia», disse Luciani all’arrivo ed era festante, contento, sorpreso di incontrare anche feltrini, vittoriesi, veneziani a Facen, e fu anche conversazione di dialetti, racconti, memorie, bellezze.

«L’omelia mi impressionò. Tutta centrata sulla chiamata ripetuta di Dio a Samuele nel sonno, e la risposta confermata “Eccomi”. Domande e risposte con un ragazzo chierichetto, inaugurando forse la metodologia della catechesi dei mercoledì in Sala Nervi in Vaticano», ricorda Bertelle. «Mi raccomando ragazzi, siate sempre pronti al Sì già nella fatica della vostra giovane vita, il Sì a Dio, il Sì a voi, il Sì a chi vi ama e serve con cuore qui in Comunità».

Le targhe che ricordano il suo passaggio e quello di Roncalli
Le targhe che ricordano il suo passaggio e quello di Roncalli

Bertelle chiese al segretario del patriarca don Diego Lorenzi, sacerdote orionino e che aveva conosciuto anni prima a Facen in parrocchia, del perché fosse stato scelto questo passo della Bibbia. Così gli rispose: «Lo ha scelto il Patriarca, sapeva dove veniva, il perché dell’invito, a chi avrebbe parlato durante la Messa».

Toccò all’arcivescovo Loris Francesco Capovilla segretario di San Giovanni XXIII e grande amico e maestro della Comunità per trentacinque anni, benedire 5 anni dopo la lapide a ricordo di questo Pastore dell’Umilitas, presente ancora il segretario del patriarca e papa Luciani, don Diego Lorenzi. «E il motto episcopale di Albino Luciani» ricorda pure Bertelle « fu argomento di conversazione a Vallada Agordina con il vescovo Vincenzo Savio, impegnato con il Sinodo diocesano. “Vedi Aldo”, mi disse, “io sono deciso a mettere al centro della nostra vita diocesana e non solo il grande richiamo e bisogno dell’Umiltà, l’umiltà vera che può portare frutti di bene, di questo prete, catechista, vescovo, cardinale, papa. Il resto mi interessa poco. È bene fruttifero, bisogna umilmente seminarlo, coltivarlo, accarezzarlo, assaporarlo, proteggerlo. Io non vedrò di certo Luciani sugli altari. Ma mi basta questo. Comincia a pregare anche tu con i tuoi».

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