Regionali in Veneto, Gian Paolo Gobbo: «Il cuore dice di andare da soli»

Parla l’ex segretario della Liga veneta: «La ragione spingerebbe a rispettare gli accordi. Ma anche io, in passato, quando ci imponevano certi diktat, non ho esattamente obbedito»

Andrea Passerini
Gian Paolo Gobbo
Gian Paolo Gobbo

Gian Paolo Gobbo, ex segretario nathional: pare che la Lega voglia strappare e correre da sola alle Regionali, per rivendicare la successione di Zaia.

«Proprio Zaia ama dire che “Da soli le cose si fanno, ma forse in compagnia si fanno prima”. Diciamo che ci sono teste e cuore: la testa dice di valutare tutte le implicazioni del caso, e di rispettare gli accordi politici, il cuore certo dice meglio andare soli».

Ecco, partiamo dalla testa...

«Beh, FdI è stato il partito che ha portato avanti la legge sull’autonomia, nessuno prima di loro lo aveva fatto. Ed in politica i patti vanno rispettati, certo non si sta parlando solo di Veneto, e senza dubbio la partita coinvolge il governo, le altre regioni... Detto questo, anche io a suo tempo, quando venivano ordinate desistenze, o c’erano ordini che non ci piacevano troppo, non ho esattamente obbedito».

E se parliamo di cuore?

«C’è l’orgoglio della nostra identità, di tutto il percorso dal movimento quasi carbonaro fino alla conquista della Regione. E che con Zaia ha posto all’agenda politica nazionale il tema dell’autonomia. Questo senza dubbio spinge a correre da soli, con tutta la nostra forza, per rimarcare il nostro essere sindacato del Nord, la nostra ragione sociale primaria e fondamentale».

Quella che Salvini ha, diciamo, annacquato?

«No, in una prima fase anche la Lega per Salvini lo ha fatto, poi certo è cambiato qualcosa»

Non è che al di là della coalizione che governa i territori, ci sia poco feeling tra voi e i meloniani?

«Mah, mi verrebbe da dire, viste le sparate che ho visto da esponenti di Fratelli d’Italia, fuori posto, che sono loro a voler alzare la tensione. Forse qualche frangia, e parlo anche di Forza Italia, non disdegna il “tutti contro tutti”. Detto questo, per noi non è un problema. La Lega è capace anche di trovare alleati, ho visto ad esempio Azione che ha aperto a una candidatura di Conte. A Treviso, nel 1994, eravamo in coalizione con una civica, scelta strategica e decisiva per vincere con Gentilini».

Le cita Conte. Perché ritiene sia la scelta giusta?

«Mi sembra pacifico il fatto che sia in grado, oggi, come presidente di Anci Veneto e vice nazionale di Anci, di intercettare consensi anche al di fuori del perimetro leghista. Quel che ha fatto, in maniera magistrale, Zaia. Spero che nessuno dimentichi i 2,3 milioni di veneti accorsi alle urne per votare il referendum sull’autonomia».

In questa fase è Stefani che però sembra in prima linea per schierare il partito da solo alle Regionali.

«È bravo, è il segretario regionale, e vedo il partito vivere una fase in cui c’è un ricompattarsi sui valori, dopo un periodo diciamo così di minor compattezza. Ed è ed è un sindaco, altro fattore importante, io dico che sindaci ed amministratori, oggi, hanno una marcia in più perché la gente li riconosce. Ma voglio anche chiarire che non faccio questione di nomi, la Lega ha tanti potenziali candidati, tutti bravi, ricordo il boom di preferenze di Marcato».

Lei ha citato i sindaci. E Conte, per il suo ruolo in Anci veneto, ha un potenziale “partito dei sindaci”

«Ribadisco, su di lui possono esserci convergenze di altri partiti o di altre anime di partiti. E questa capacità di allaragre i confini del consenso è indubbiamente un fattore da tenere in considerazione. Certo non sono io a decidere».

Chi deve decidere?

«C’è il livello nazionale e quello regionale, mi permetto di dire che a livello del Veneto, politicamente, la Lega deve far pesare la nostra specificità e tutto il lavoro fatto in questi anni. Sapendo che si può correre soli, perché abbiamo forza, risorse, risultati e candidati»

Restiamo nell’ipotesi alleanza. Lei dice che il centrodestra dovrebbe comunque candidare un leghista.

«Mi sembrerebbe un segno di attenzione, ma vorrei dire un riconoscimento, alla specificità veneta, alle nostre battaglie, al tema dell’autonomia. E anche al fatto che questa regione subisce la concorrenza storica dei vicini di casa, Trentino e Friuli Venezia Giulia, economicamente sleale perché loro sì davvero autonomi. Ma io penso che sia anche il popolo che lo vuole, un nostro candidato alle presidenza della Regione».

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