Riccamboni: «Occhi solo all’Italia, ma la partita vera si gioca in Europa»

Il politologo padovano: Roma decide sempre meno, eppure gli elettori non ne tengono conto 

PADOVA. «Nonostante il quasi 50% dei votanti in Veneto a favore della Lega, non dimentichiamoci che il fronte sovranista in Europa non ha sfondato». Gianni Riccamboni, ordinario di scienze politiche a Padova, è convinto che nell’analisi del voto europeo manchi un elemento fondamentale: la contestualizzazione. Il rischio, spiega, è fermarsi all’exploit di un singolo partito su scala nazionale. Senza considerare il quadro complessivo dove i vecchi equilibri all’Europarlamento «non sono affatto stravolti».

Professore, che idea di Europa emerge dal voto veneto?

«Il boom della Lega non mi meraviglia, perché è stato un voto tutto meno che europeo. In campagna elettorale, i temi continentali sono stati marginali. Confermando così che questo voto è di secondo ordine, viene usato per premiare o punire chi governa in quel preciso momento nel proprio paese. E a tal proposito, i risultati non sono stati clamorosi».

Ci spieghi.

«Le forze sovraniste non sono diventate prevaricanti, così come previsto in anticipo dai sondaggi. Il fronte che unisce Salvini e Le Pen si attesta sul 25%, ma non sfonda».

Eppure la Lega viene vista come imbattibile.

«Certo, gli italiani sono così convinti di aver premiato o punito, vedasi M5S, i giocatori italiani. Non rendendosi conto che la partita vera si fa a Bruxelles. Eppure i vecchi equilibri non sono stati stravolti, e quindi ancora una volta dovranno giocarsela popolari, socialisti e liberali. È suicida, oltre che miope, pensare di giocarsi tutto in casa propria. Alimenta l’indifferenza per le politiche europee».

Ecco, ma allora qual è la posta in gioco?

«Speriamo che prima o poi gli italiani si rendano conto che a Roma si decide sempre meno e a Bruxelles sempre più. E che questa prospettiva è l’unica dimensione che ci permetterebbe di giocare un ruolo nelle dinamiche globali che vedono Usa e Cina come protagonisti».

L’affluenza alle europee resta bassa. Cosa ne pensa?

«Da noi, le elezioni amministrative hanno tirato la volata. Tuttavia la media europea si è alzata maggiormente che in Italia, e questo ha un significato preciso: in Europa non ci si ferma alle baruffe interne. E poi non dimentichiamo la particolarità di una regione come il Veneto…»

Cioè?

«Qui la politica è sempre stata secondaria rispetto a meccanismi di autoregolazione comunitaria, a causa di regioni storiche secolari. Ed è per questo che il governatore Zaia è un ottimo autore di politiche simboliche, che non scontentano nessuno». —


 

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