Rubinato dice addio ai democratici e annuncia un partito autonomista

La trevigiana, deputata per tre legislature, ha deciso di trasformare in un nuovo soggetto la sua associazione «Veneto Vivo per il Sì» 
Allegranzi Conegliano Zoppas Arena convegno su asili parrocchiali Simonetta Rubinato
Allegranzi Conegliano Zoppas Arena convegno su asili parrocchiali Simonetta Rubinato

LO STRAPPO

La sua vena autonomista era conclamata, e nel Pd faceva sempre più fatica. Alla fine Simonetta Rubinato, avversaria di Alessandra Moretti alle primarie del 2015 (poi disastrose per il centrosinistra), ha staccato la spina. Si è disconnessa da dem – dopo una lunga militanza dalle radici della Margherita, culminata in tre legislature alla Camera – e lancia un partito autonomista, dalla spinta della sua Veneto Vivo per il Sì, associazione nata in vista del referendum autonomista, con una sua personale rete di sindaci e amministratori veneti.

«È una scelta del tutto personale» spiega l’ex sindaco di Roncade, «ne ho parlato al coordinatore del mio circolo, ma ne avevo accennato anche al presidente Gentiloni. Non credo sia una sorpresa per nessuno, vista la distanza profonda della linea politica del partito dalle mie idee e posizioni, come l’autonomia, che pur nel 2007 era nel dimenticato manifesto fondativo del Pd. per questo serve un nuovo progetto politico regionale che dia voce alla istanze i autogoverno espressa dai veneti il 23 ottobre 2017, in linea con la Costituzione, per offrire una proposta alternativa ai centralismo e ai sovranismi».

Parole che sembrano smentire chi pure la voleva attratta dall’orbita di Zaia: Costituzione, Europa e autonomia differenziata sono sempre stati i tre cardini della sua visione. In attesa di vedere quanti la seguiranno, Giovanni Zorzi, segretario provinciale del Pd di Treviso, stigmatizza lo strappo: «Non posso in alcun modo accogliere con favore e serenità la decisione di Simonetta», dichiara, «il Pd è nato per aggregare, non per dividere. Ogni passo in senso contrario è una sconfitta per tutta la nostra comunità, come è successo con Bersani, Calenda e Renzi. Mi dispiace: riconosco la capacità, la preparazione di Simonetta e il suo impegno per il nostro territorio, e non le sono mancate occasioni e spazi per un confronto interno su posizioni che da tempo risultavano critiche verso la linea politica nazionale e regionale».

Sulle motivazioni, Zorzi annuncia «riflessioni nel partito». Ma, aggiunge, «fa specie che ciò avvenga alla vigilia delle regionali, dopo l’inconcludente esperienza della leghista Stefani, quando il Pd al governo sta cercando di riprendere con concretezza e serietà il percorso autonomista». —

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