Salvini fissa l’obiettivo: puntiamo a essere primi in Veneto

Elezioni politiche 2022, il rilancio del segretario della Lega nel Veronese. Zaia però frena: “Avanti, a prescindere da quel che uscirà”

Filippo Tosatto
Foto di gruppo per Matteo Salvini e Luca Zaia sul palco di San Giovanni Lupatoto
Foto di gruppo per Matteo Salvini e Luca Zaia sul palco di San Giovanni Lupatoto

Incurante dei presagi sfavorevoli, Matteo Salvini addita il traguardo a candidati e militanti che affollano la festa di chiusura della campagna elettorale, a San Giovanni Lupatoto: «Il nostro obiettivo è il primato politico in Veneto, confido che porteremo in Parlamento almeno cento donne e uomini della Lega e sono sicuro che avremo un risultato sorprendente, non solo qui ma in tutta Italia». Parole accolte da un applauso prolungato che tuttavia non cancella le perplessità dal volto dei veterani, lesti a fiutare – più ancora dell’emorragia segnalata dai sondaggi clandestini – il clima di disillusione prevalente sul territorio e l’aggressività di Fratelli d’Italia, “cannibale” vincente della coalizione.

FRENO FRIZIONE

Più cauti, sul palco, il commissario Alberto Stefani e il vicesegretario federale Lorenzo Fontana, mentre Luca Zaia sembra addirittura evocare lo spettro dell’insuccesso, salvo spronare i fedeli a guardare oltre il 25 settembre: «La storia ci insegna che nelle elezioni ci sono gli alti e bassi e che ogni voto fa storia a sé. Sensazioni? Dovremo rispettare la volontà dei cittadini, paghiamo la scelta controcorrente di governare, sarebbe stato più agevole non entrare in certe maggioranze. Comunque andiamo avanti, a prescindere da quel che uscirà dalle urne».

LO SCENARIO

L’allusione del governatore corre all’autonomia, divenuta linea del Piave di un partito a vocazione maggioritaria nordista che si scopre in crisi di fiducia rispetto a ceti e figure sociali di riferimento: «Se vuole esistere, al centrodestra conviene realizzare la riforma autonomista, tutti i partner della coalizione l’hanno condivisa, è una battaglia che non ha latitudine: se la si sostiene in Veneto così dev’essere anche a Roma, viceversa si apre una questione che vale l’uscita dal governo». Patti chiari e amicizia lunga, è il messaggio zaiano – neanche troppo cifrato – trasmesso al Capitano in felpa, che si affretta a giurare fedeltà alla causa: «Se domenica vinciamo, la prima legge che approveremo al primo consiglio dei ministri è quella dell’autonomia. Non costa quattrini, l’hanno votata milioni di veneti e lombardi, è pronta, basta non avere più Pd e Cinquestelle tra i piedi».

GLI OSTACOLI

La destra meloniana, però, ribadisce il primato del presidenzialismo nella nuova architrave istituzionale. «Il problema è che devi cambiare la Costituzione, passano come minimo due anni, penso che questi territori non possano più aspettare». Che altro? L’ennesima promessa – «Appena giunti al governo bloccheremo l’invio delle cartelle esattoriali delle Agenzia delle Entrate che sta facendo strage tra pensionati e artigiani» – accompagnata da un colpo di grancassa: «Ne ho le palle piene di clandestini, spacciatori e mangiapane a tradimento. A casa loro». Finisce così. Con i candidati che confabulano e si scambiano previsioni. La fila per i selfie con Salvini è ben più abbordabile di quella che conduce a birra, salsicce e patatine. Allegria.

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