San Romedio, la mamma di Bruno in gabbia richiama molte migliaia di turisti all’eremo

PADOVA. Se l’orso non fa paura in Trentino e la Provincia ha addirittura lanciato il progetto«Life Ursus» con i fondi Ue, gran parte del merito va a san Romedio l’eremita che ha «ammansito» un orso proprio come san Francesco fece con i lupi. Storia e leggenda si intrecciano, ma la devozione popolare al santuario, che si trova in Val di Non a pochi chilometri dal lago di Coredo, ha «umanizzato» una bestia feroce che fa spesso la sua comparsa sull’uscio di casa nella valle.
Il santuario di san Romedio è méta continua di turisti e pellegrini che arrivano da tutt’Italia e anche dall’estero per una gita che comprende la visita alle chiesetta, la preghiera nella cella di san Romedio e poi la visita all’orso che vive in un recinto con la vasca per il bagno. Al santuario si può ascoltare un’ audioguida che racconta una leggenda del X secolo, quando il nobile Romedio, erede della prestigiosa casata tirolese dei Thaur, chiamato dalla voce di Dio, abbandonate tutte le sue ricchezze, decise di cercare la felicità ritirandosi in meditazione sulla cima di una roccia. Alla sua morte, coloro che gli erano stati fedeli, scavarono nella roccia la sua tomba e diedero vita al culto che dal lontano anno 1000 si perpetua ancor oggi. La leggenda poi narra che Romedio, ormai vecchio, si sarebbe incamminato verso la città deciso ad incontrare il Vescovo di Trento Vigilio. Lungo il percorso il suo cavallo sarebbe stato sbranato da un orso, Romedio non si diede per vinto e avvicinatosi alla bestia sarebbe riuscito miracolosamente a renderla mansueta e a cavalcarla fino a Trento. Da qui è nata la grande devozione all’orso che è sempre vissuto nell’eremo. Fino agli anni Ottanta , era quasi prigioniero di un piccolo recinto e i bambini si divertivano a dare le caramelle, le banane e le mele all’orso che faceva la sua comparsa e si metteva quasi in piedi a pregare con un esercizio di grande equilibrismo, ma solo in caso di pasto succulento. Negli ultimi anni, il recinto è stato molto allargato e le raccomandazioni degli ambientalisti sono state tenute nella massima considerazione. La mamma di Bruno (ucciso in Austria dov’era sconfinato) in gabbia è una grande attrazione turistica.
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