Sant’Antonio, rivoluzione post -Covid Nuova geografia per gli ambulatori

Oculistica va al piano interrato, Ortopedia accanto alla sala gessi. Il ds Donato: «Tutto l’ospedale è stato potenziato» 
LIVIERI -AGENZIA BIANCHI-PADOVA - NUOVA AREA POLIAMBULATORI AL SANT'ANTONIO
LIVIERI -AGENZIA BIANCHI-PADOVA - NUOVA AREA POLIAMBULATORI AL SANT'ANTONIO

padova

Rivoluzione post-Covid per gli ambulatori dell’ospedale Sant’Antonio: le sale dedicate all’Oculistica sono state trasferite al piano interrato mentre al secondo piano sono finiti i poliambulatori. Novità anche per l’Ortopedia, avvicinata alla sala gessi, e il Punto prelievi, riorganizzato e potenziato per incrementare le prestazioni. Una mega rivisitazione della geografia dei servizi dell’ospedale di via Facciolati messa in atto con la regia del direttore sanitario dell’Azienda Ospedale Università di Padova Daniele Donato e dal Cup manager Ezio Ferrari. E c’è un altro dato da annotare: nonostante l’emergenza sanitaria legata al corona virus, l’attività in sala operatoria al Sant’Antonio a partire dal 4 maggio è stata incrementata di oltre un terzo rispetto al 2019, con l’inserimento di nuove specialità.



La fase 2 avviata anche negli ospedali dal 4 maggio ha riportato in tempi rapidissimi ai numeri pre-emergenza per i centri prelievi dell’Azienda ospedaliera: «Per supportare meglio l’attività della sede di via San Massimo» illustra il Cup manager Ferrari, che al Sant’Antonio è affiancato da Cristina Contessa della Direzione medica, «abbiamo riorganizzato il Punto prelievi del Sant’Antonio, separando il percorso per i prelievi esterni con prenotazione, attivo dalle 7.30 alle 10, e quello per gli esami pre-degenza, per i pazienti che devono essere operati. A questi ultimi qui viene effettuato anche l’elettrocardiogramma oltre alla visita anestesiologica. I prelievi giornalieri sono in media 150 e per effettuarli è necessaria la prenotazione on line con il sistema Lucky a cui si accede dal sito dell’Azienda. In realtà» ammette Ferrari, «si presentano anche diversi anziani senza prenotazione perché non hanno dimestichezza con la tecnologia e cerchiamo di soddisfare tutte le richieste. È evidente che per non incorrere in disagi e disguidi la prenotazione rimane l’unica via sicura».



Rimanendo nel corpo centrale dell’ospedale Sant’Antonio, al piano interrato sono stati trasferiti gli ambulatori di Urologia e una parte di Chirurgia generale, la cui attività è coordinata dalla caposala Daniela Rigo. L’area è stata rivista radicalmente, dal momento che prima vi erano collocati degli uffici. Anche qui gli spazi, a partire dalle sale d’attesa, sono stati organizzati in modo da limitare gli accessi ed evitare che si creino assembramenti.



L’ambulatorio di Ortopedia è passato dal piano interrato sotto la palazzina di Psichiatria, dove erano collocati i Poliambulatori, al pian terreno del corpo centrale, insieme a Cardiologia e Angiologia, con il coordinamento affidato a Dina Foresti. «Questa scelta» sottolinea Ferrari, «risponde a una razionalizzazione importante perché abbiamo avvicinato l’Ortopedia alla sala gessi: si risparmiano circa due ore per paziente evitando il via vai di barelle dal piano interrato a qui, eliminando quindi la promiscuità di servizi diversificati».



La manovra più imponente è stata quella che ha permesso di ribaltare l’assetto del piano interrato e del secondo piano della palazzina di Psichiatria. I Poliambulatori che stavano sotto sono stati portati su, mentre l’Oculistica è stata trasferita giù. «Con la ripresa delle attività dopo il 4 maggio» rileva Ferrari, «abbiamo subito riscontrato che gli ambulatori di Oculistica al secondo piano non potevano reggere i numeri a regime di pazienti rispettando il distanziamento». I primi giorni, infatti, si sono creati degli assembramenti e l’Azienda è dovuta correre ai ripari: «L’Oculistica, coordinata da Andrea Franchin, è stata portata nell’interrato, con 17 sale e l’accesso dedicato e uscita separata sul retro. La sala d’attesa è ampia e può accogliere i circa 150 pazienti che ogni giorno vengono in questi ambulatori. Teniamo conto che molti di questi pazienti sono anziani che hanno bisogno dell’accompagnatore, quindi i numeri aumentano ancora di più. Altro aspetto positivo è che da questo “mega-ambulatorio” i pazienti escono già con il nuovo appuntamento fissato, senza dover passare per il Cup».



I Poliambulatori coordinati da Samuele Gallo, “alleggeriti” di quelli dislocati nel corpo centrale dell’ospedale, sono quindi saliti di piano, andando a occupare gli spazi liberati da Oculistica. «Questa razionalizzazione consente di sfruttare al meglio gli spazi, garantendo le misure di sicurezza» conferma il Cup manager, «tanto è vero che già in questi giorni- tenendo conto delle aperture il sabato e la domenica - stiamo registrando una mole di attività equiparabile a quella pre-emergenza, nonostante i tempi per le visite si siano dilatati per le norme di prevenzione: prima potevano mettere una tac ogni mezzora, adesso una ogni ora, perché deve essere sanificato l’ambulatorio tra un paziente e l’altro».



Nel 2019 l’Azienda ospedaliera arrivava a circa 6.200 visite al giorno. «Al Sant’Antonio eravamo a circa 700 a inizio anno, prima dell’emergenza» annota Ferrari, «e il picco più basso registrato, mettendo insieme l’attività delle due sedi, via Facciolati e via Giustiniani, è stato di 1287 prestazioni in un giorno. Siamo arrivati fino a 2.200 disdette al giorno a fine marzo. Ovviamente sono sempre state garantite le urgenze e le priorità, spesso richiamando anche pazienti che erano stati rinviati. Sono state ben 26 mila le prescrizioni che abbiamo rivalutato solo nelle prime due settimane di marzo. Oggi, tenendo conto che abbiamo ancora 5.200 visite da recuperare, puntiamo a garantire il 75 per cento dell’attività ambulatoriale pre-Covid, attestandoci su circa 4.800 prestazioni al giorno. Numeri resi possibile anche grazie alla telemedicina che abbiamo attivato nei follow up oncologici soprattutto con i pazienti fuori regione, in Ematologia e Procreazione medicalmente assistita».



Il passaggio del Sant’Antonio sotto l’ala dell’Azienda ospedaliera universitaria ha avuto come effetto anche l’incremento dell’attività chirurgica, come sottolinea il direttore sanitario: «Le sedute settimanali sono passate da 40 a 66» conferma Donato, «e abbiamo ampliato l’offerta, portando qui Chirurgia plastica, della mammella, tiroide e potenziando la Chirurgia generale. Via Giustiniani e via Facciolati sono due strutture complementari e stiamo valorizzando le peculiarità e la vocazione di ciascuna. Già da questi primi risultati» conclude il ds, «mi pare che si possano tranquillizzare quelli che temevano per le sorti del Sant’Antonio». —

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