Scontro sui tamponi, quando Zaia disse: “Faremo schiantare Crisanti”
La trasmissione Report svela le intercettazioni telefoniche nell’ambito dell’inchiesta avviata dalla Procura di Padova

Per il governatore del Veneto Luca Zaia il microbiologo Andrea Crisanti era diventato quasi un’ossessione. Da combattere a suon di esposti, polemiche, smentite vicendevoli.
Specie da quando Crisanti, arrivato dall’Imperial College di Londra a Padova, primo a capire come un programma di tamponi avrebbe salvato il Veneto dalla valanga di morti che aveva colpito la vicina Lombardia nei primi mesi della pandemia di Covid, durante il secondo inverno di pandemia mentre Zaia sbandierava ogni giorno a reti unificate la bontà dei tamponi rapidi, aveva invece cominciato a metterne in dubbio la reale efficacia.
Crisanti aveva infatti avvertito che il sistema dei tamponi rapidi inventati dalla Abbot e adottati in Veneto non erano così precisi: adottarli per decidere gli ingressi in strutture protette come le Rsa per anziani avrebbe provocato un vertiginoso aumento dei morti. Cosa che infatti si è puntualmente verificata durante quell’inverno e sulle cui cause stanno indagando i magistrati dopo gli esposti dei parenti delle vittime.
Di qui la “guerra” portata avanti dalle strutture regionali contro il professore che, con il senno di poi, aveva visto giusto.
«Sono qua a rompermi i coglioni da sedici mesi, stiamo per portarlo allo schianto e voi andate a concordare la lettera per togliere le castagne dal fuoco al Senato accademico, per sistemare Crisanti!», sbottava al telefono con i suoi un anno fa, ignorando che l'interlocutore era intercettato.
Lo studio di Crisanti
La rabbia di Zaia è da rintracciare nei primi mesi di pandemia. Nell’ottobre 2020 Crisanti, con uno studio, smontava l’efficacia dei test rapidi acquistati dal Veneto e da altre cinque regioni. Da lì crebbero le tensioni con il governatore la cui strategia per andare contro il microbiologo è contenuta nelle carte dell’indagine di Padova su quella maxi commessa da 148 milioni di euro.
Che tra il governatore e l’attuale senatore del Partito Democratico non corresse buon sangue, dunque, è noto da tempo. Tanto che la regione accusò lo scienziato di diffamazione per le critiche al sistema di prevenzione nella regione. Ma non si pensava che il livello di scontro arrivasse a tanto.
L’attacco di Zaia
La strategia del governatore per screditare Crisanti, e il suo studio dell'ottobre 2020 che smontava l'efficacia dei test rapidi acquistati dal Veneto e da altre cinque regioni, è contenuta nelle carte dell'indagine di Padova su quella maxi commessa da 148 milioni di euro.
Le ha rivelate la trasmissione Report di Sigfrido Ranucci, lunedì sera, con un servizio di Danilo Procaccianti. Al quale Zaia non ha voluto rilasciare dichiarazioni.
Per riannodare i fatti, bisogna partire dall'indagine padovana, nata dall'esposto di Crisanti depositato a novembre 2020, nel quale è allegato lo studio sui test antigenici Abbott Panbio.
Secondo il microbiologo sono efficaci solo nel 70 per cento dei casi e non nel 90 per cento, come invece attestato dal produttore, quindi possono essere utilizzati per la diagnosi ma non per lo screening.
Il suo lavoro (poi pubblicato sulla rivista Nature) in quel momento va a sbattere con le scelte della Regione che invece ha deciso di comprarli e utilizzarli in modo estensivo. Agli atti ci sono le intercettazioni di Zaia mentre conversa con Roberto Toniolo, di Azienda Zero.
Il governatore era convinto di avere in mano un qualcosa che confutasse le tesi di Crisanti: «Ho in mano una relazione autorevolissima, che lo ha preso e l’ha aperto come un carciofo…», dice a Toniolo, riferendosi al parere espresso da un primario del San Raffaele di Milano.
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