Scuola e università alla ricerca della via digitale: ecco cosa sta accadendo in Veneto

Coronavirus e chiusura di atenei e istituti: come si organizza il sistema della formazione per fare fronte alla chiusura prolungata
Un giovane studente della Scuola Elementare Renzo Pezzani di Milano svolge alcuni compiti online organizzati dall'insegnante dopo la chiusura delel scuole a causa dell'emergenza coronavirus. Ansa/Andrea Fasani
Un giovane studente della Scuola Elementare Renzo Pezzani di Milano svolge alcuni compiti online organizzati dall'insegnante dopo la chiusura delel scuole a causa dell'emergenza coronavirus. Ansa/Andrea Fasani

VENEZIA. Scuole di ogni grado e università chiuse almeno fino all'8 marzo, in tutta Italia. Ma in Veneto lo stop alle lezioni in classe dura addirittura dal 24 febbraio. Come si è riorganizzato il sistema della formazione per ovviare alla chiusura di istituti e atenei? Lezioni on-line, esami telematici, persino discussioni di tesi via internet. Ecco alcuni degli esempi in Veneto. E non sappiamo ancora fino a quando durerà lo stop. 

LAUREE ONLINE

In queste ultime due settimane, con il coronavirus, gli esami universitari si sono svolti per via telematica, così come le discussioni di laurea.

La prossima settimana all’università ricominceranno le lezioni e quasi sicuramente anche queste saranno on line. Sono precauzioni per evitare assembramenti di persone e possibili contagi da coronavirus.

Accorgimenti che stanno cambiando la vita di migliaia di studenti e docenti. «Di base ci siamo detti: affrontiamo l’emergenza e poi riflettiamo su come è stata gestita», dice, senza sbilanciarsi troppo, Pietro Notarnicola, coordinatore del sindacato studentesco Udu Padova. Ma lui per primo non può fare a meno di notare già alcune difficoltà: «Indubbiamente in questa fase concitata i disagi di non poter frequentare lezioni frontali e di non poter sostenere esami vis a vis, o peggio ancora scritti, ci sono un po’ per tutti gli studenti. Non è la stessa cosa frequentare l’ambiente universitario e avere un confronto diretto e trovarsi a sostenere un esame o frequentare una lezione con un monitor e una web cam davanti».

La speranza degli studenti è che questo periodo forzato di iper tecnologia si concluda nel più breve tempo possibile. «La modalità telematica è molto valida se è complementare ad altro, e noi speriamo che da questa esperienza si possa trarre qualcosa che arricchisca le classiche lezioni ed esami. Ma avere a disposizione solo questa modalità è un disagio». Se si dovesse protrarre questa situazione, gli studenti dovrebbero porsi qualche domanda. «Sarebbe interessante discutere sulla questione delle tasse universitarie», insiste Notarnicola.

«Non usufruendo di un servizio completo, in molti potrebbero chiedersi se l’università possa magari eccezionalmente abbassarle. E questo vale anche per le mense universitarie».

L’emergenza coronavirus, oltre che agli studenti, sta creando disagi anche ad un’altra categoria, quella dei dottorandi. «Noi ci troviamo a metà tra gli studenti e i lavoratori e in questa emergenza ci troviamo incastrati nel mezzo senza capire come comportarci», dice Nicola Dengo, rappresentante dell’Adi (Associazione dottorandi e dottori di ricerca in Italia) di Padova. «La maggior parte delle misure riguardano studenti e attività didattica. Noi invece abbiamo difficoltà a capire se si può o meno andare nei laboratori e fare ricerca». Ogni dipartimento si è arrangiato a modo suo. «Alcuni dottorandi hanno permessi e continuano a frequentare l’università, altri invece sono stati costretti ad abbandonare momentaneamente la ricerca per evitare aggregazioni. Un esempio? Una mia amica che fa ricerca biomedica. Ha dovuto interromperla perché non è possibile frequentare i laboratori», conclude Dengo. «In linea di massima comunque si sta vivendo un po’ alla giornata». 


LATINO E FAVOLE 4.0

Ecco invece quello che accade nei licei. «Sto spiegando il periodo della Grecia arcaica, quando il mar Egeo era chiamato “mare greco”».

Ma che ossimoro, la Grecia arcaica raccontata con gli strumenti digitali del terzo millennio. In questi giorni di sospensione delle lezioni affiorano buone pratiche, spesso per merito degli insegnanti. Un esempio arriva dalle professoresse Manuela Zambon e Cecilia Stefinlongo, docenti di Latino e greco del Liceo classico Bruno-Franchetti di Venezia.

La professoressa Manuela Zambon, nel suo studio di casa
La professoressa Manuela Zambon, nel suo studio di casa

Questa settimana senza didattica frontale si sono reinventate una nuova forma di insegnamento, in streaming. Ed ecco il doppio ossimoro: la rivincita delle «lingue morte», che diventano le protagoniste in videoconferenza. E chissà, magari nelle spiegazioni le due prof hanno detto ai ragazzi che il termine “virus” deriva proprio dal latino: “veleno”.

E “psicosi” dal greco: da “psyché”, cioè anima. D’altra parte, è a causa “loro” se in queste settimane tutte le scuole del Veneto sono vuote. Ma il significato di queste parole, gli studenti del Classico, lo conoscono bene. Il dirigente dell’istituto Davide Frisoli ha invitato i docenti a intraprendere nuovi percorsi di didattica, per far fronte allo stop forzato di queste settimane, e le due docenti non se lo sono fatto ripetere due volte.

«Merito dei miei studenti di IV A, B e C: ragazzi fantastici e pieni di entusiasmo» dice la professoressa Zambon, dopo una mattinata di (video) lezioni. «Non hanno voluto perdere neanche un’ora. Abbiamo persino recuperato le lezioni della settimana di Carnevale». Zambon vede i ragazzi dall’altra parte dello schermo, chini sui quaderni, mentre prendono appunti.

«Condivido con loro materiale all’istante. Questa mattina, ad esempio, stavamo parlando della Crimea. Alcuni non sapevano dove fosse, allora ho condiviso una cartina. E poi ho recuperato alcuni vecchi articoli di giornale che trattavano della crisi tra Russia e Ucraina».

Spiegazioni ed esercizi: come quelli assegnati dalla professoressa Stefinlongo ai suoi studenti. La lezione non inizia con l’appello, gli studenti non hanno obbligo di frequenza. Ma il senso di responsabilità vale molto di più. «Questa mattina, dei 22 alunni della mia classe, ce n’erano 21» spiega Zambon. «Non avendo l’incombenza della campanella, abbiamo spaziato: i ragazzi hanno posto domande anche al di fuori del programma curricolare. E infatti abbiamo fatto un’ora in più. Non mi sembrava neanche di fare lezione».

L’insegnante spiega da casa, mentre gli alunni ascoltano dalla cameretta. Con qualche eccezione: «Un mio studente ha approfittato della sospensione delle lezioni per andare a sciare. Ma, al suonare della campanella (virtuale), si è fermato, è andato in una baita, si è collegato ed è stato con noi fino alla fine. E non c’era neanche l’obbligo di frequenza».

Il numero di insegnanti che si è aperto all'on-line aumenta giorno dopo giorno. E allora a frequentare le video lezioni in streaming sono gli studenti degli Ic Colombo di Chirignago e Gramsci di Campalto, dei Licei Majorana a Mirano e Morin a Mestre, della scuola paritaria Santa Caterina da Siena a Venezia e dei due istituti salesiani Don Bosco di San Donà e San Marco di Mestre. E poi i tanti professori del Liceo Stefanini.

«Da anni i nostri studenti lavorano a distanza con la piattaforma Microsoft 365» spiega il professor Gianni Ferrarese. «L'esperienza del coronavirus ci ha spinto ad ampliarne il raggio di azione, estendendolo all'insegnamento in streaming, accolto da moltissimi docenti. Anche da chi, in passato, aveva manifestato un perplessità verso questi nuovi metodi didattici». Studenti e ragazzi usano tre piattaforme: "App Teams" per lezioni in streaming e condivisione di materiale; "Forms" per questionari on-line; "Sway", sorta di powerpoint con pagine web. «Vogliamo cambiare il paradigma della scuola: permettere ai ragazzi di produrre il materiale di studio. È la pedagogia centrata sullo studente» conclude Ferrarese. (Laura Berlinghieri)


Favole, videostorie e tutorial per non lasciare soli i bimbi

La scuola a distanza viene messa in atto non solo per gli studenti degli istituti superiori e delle medie di primo grado, ma anche per quelli di elementari e materne statali. Queste ultime sono diverse dalle dieci scuole dell’infanzia (3-5 anni) gestite dal Comune.

Negli uffici del Provveditorato agli Studi di Padova, è stato girato un filmato, curato dalla professoressa Laura Cesaro, che servirà a insegnare ai docenti come realizzare un video da inserire in genere sulla bacheca Padlet oppure sul registro elettronico. Fornisce anche a chi non ha dimestichezza con computer e smartphone le tecniche base per costruire un video da far girare in una o più scuole.

Per i bambini delle materne e delle primarie, sempre ieri, un maestro-attore, che indossava una maglietta grigia, ha letto una bella favola, tratta dalla tradizione letteraria veneta, che può essere seguita in differita, intitolata “Barbazucòn, ad ascoltare favole si cresce”.

Barbazucòn porta con sé un messaggio pedagogico preciso. La storia parla di una bambina che chiede alla mamma di cucinarle delle frittelle anche dopo la fine del Carnevale. Barbazucòn è il cattivo del villaggio accusato di mangiare i bambini. Chi vuole sapere la fine della favola può andarla ad ascoltare direttamente sul portale creato dallo staff del provveditore in queste settimane di emergenza coronavirus. «In Provveditorato abbiamo scelto di aprire questo nuovo canale informatico della scuola a distanza per rivolgerci ai bambini delle materne statali e delle elementari», dice il dirigente degli Uffici Scolastici Provinciali di Padova e Rovigo, Roberto Natale.

«Un nuovo tipo di approccio in tempi di emergenza sanitaria per non lasciare soli i bimbi delle scuole dell’infanzia e delle elementari ed, attraverso le favole classiche, farli riflettere su argomenti che riguardano anche i loro genitori e l’ambiente sociale in cui vivono». 

Aule virtuali

«In questa fase la nostra scuola è avvantaggiata perché abbiamo diverse classi digitali che facevano già lavori a distanza servendosi di particolari programmi informatici», afferma Maurizio Sartori, dirigente scolastico del Liceo Scientifico Nievo di Padova.

Maurizio Sartori, dirigente del Nievo
Maurizio Sartori, dirigente del Nievo

«Adesso oltre al registro elettronico anche per le classi tradizionali, abbiamo attivato le aule virtuali. I docenti che hanno il pc a casa possono fare lezione in streaming, assegnare il lavoro domestico, ricevere e analizzare esercizi svolti e documenti prodotti dagli studenti, condividere testi, video, test formativi e videolezioni. Insomma avere un contatto costante e giornaliero con gli studenti». 


QUALI PIATTAFORME

Comunicare più in fretta e meglio, anche in periodi di emergenza come l’attuale. Ma quali sono i principali programmi e le piattaforme più affidabili per agevolare la scuola a distanza? «Google Suite for Education è sicuramente lo strumento più utilizzato» spiega Andrea Pegoraro, docente all’istituto superiore Jacopo da Montagnana di Montagnana, in prima linea nell’innovazione tecnologica.

«Consente di attivare e utilizzare una classroom, una classe virtuale con cui è possibile condividere materiali per l’apprendimento e la consegna di compiti svolti, ma anche creare form online che possono essere utilizzati per test a distanza. Google Hangout permette di videochiamare o dare supporto a singoli studenti, mentre Google Meet dà l’opportunità di organizzare webinar, cioè videoconferenze con molte persone».
Altri ambienti di apprendimento sono Weschool e Edmodo, molto frequenti in diverse comunità scolastiche.

«Un’ulteriore piattaforma ampiamente diffusa è quella fornita da alcuni produttori di gestionali finalizzati al Registro elettronico (come Spiaggiari ClasseViva) che consente ai docenti di comunicare con le famiglie e gli studenti e di inserire materiali didattici nell’area dedicata». Esistono poi progetti innovativi e di sintesi integrata – uno di questi è utilizzato con successo a Montagnana – come “Aule Virtuali”, sempre di Spaggiari Parma: «Facilita l’interazione docente-studenti grazie alla possibilità di un percorso didattico online, mostrando e condividendo esercizi, presentazioni, documenti, immagini, video in un’unica aula virtuale».

G-Meet di Google all'Its Academy Turismo Veneto di Jesolo.

La formazione per futuri esperti in Hospitality Management, Restaurant Business Management e Tourism 4.0. prosegue via web dopo la sospensione delle lezioni per il coronavirus. Sono state subito avviate le sessioni di formazione on line per i corsisti, coinvolgendo 9 classi e relativi 9 docenti per un totale al momento di quasi 200 corsisti.

Le lezioni sono tenute con la piattaforma G-Meet di Google, che permette la trasmissione video, audio, chat e la condivisione di documenti. Studenti e docenti sono stati collegati con la piattaforma “Google Suite for Education” potendo disporre ognuno di un personal computer messo a disposizione dalla fondazione ITS Turismo per l’intera durata biennale del corso di formazione. «I docenti si sono prontamente attivati con lezioni adatte alla gestione on line per rendere efficace la formazione con la preparazione di specifici materiali ad hoc» spiega il presidente della fondazione, Massimiliano Schiavon, «tutti i partecipanti alle lezioni sono collegati, in video conferenza attraverso la piattaforma riconosciuta dal Ministero della Pubblica Istruzione e perfettamente in grado di sostituire la presenza in aula e gestire le sessioni di formazione».

«Così come avviene per le aziende più strutturate ed innovative» aggiunge, «vengono definiti orari delle lezioni e riunioni definendo inizio e fine delle sessioni di lavoro con un monitoraggio costante dei partecipanti, siano essi corsisti che docenti, attraverso l’attivazione di specifici account dedicati per garantire la costante qualità del servizio formativo».
 

La piattaforma virtuale di Belluno 

Lezioni on-line al Nievo di Belluno
Lezioni on-line al Nievo di Belluno

La didattica non si ferma grazie al web e alle video-lezioni. Accade anche all’Istituto Comprensivo 2 di Belluno, che ha la sua sede centrale alle scuole medie Ippolito Nievo.

L’equipe di insegnati della dirigente Bruna Codogno si è attivata utilizzando i servizi della piattaforma “G Suite for Education”, che il dominio Google mette gratuitamente a disposizione delle scuole e delle università.

È costituita da un insieme di applicazioni come la posta elettronica, i documenti condivisi, il calendario e Google Classroom (le cosiddette classi virtuali).


L’idea parte dalla scuola, che utilizzava già questo sistema con gli insegnanti. Ora è stato esteso agli studenti che, entrando nel sistema, possono interagire in varie forme con i propri professori. Ci sono docenti che inseriscono materiale video e audio, altri assegnano compiti precisi e altro ancora.

La cosa diventa interessante nel momento in cui alcuni insegnanti utilizzano questa piattaforma per delle vere e proprie video-lezioni. Dandosi appuntamento sul web, infatti, i ragazzi possono collegarsi virtualmente con l’insegnante e fare una vera lezione in video-conferenza.

Per le funzionalità, la cosa è semplice: basta avere una banalissima webcam da collegare al proprio computer e al limite un microfono, qualora la webcam non ne sia dotata. Gli studenti, rimanendo al computer, possono “andare a scuola” direttamente da casa utilizzando un metodo efficace per supplire al fermo della didattica nella sede istituzionale.

Studiando da casa vengono comunque a mancare alcune caratteristiche della vita scolastica: il rapporto diretto con l’insegnante, lo scambio di parole con il compagno di banco e altri aspetti sociali importanti.

L’insegnante di tedesco Luisa Menegaz, una delle insegnanti che utilizza la video-lezione, è convinta della bontà del “mezzo” adottato.

«Ha dei pro e dei contro. È una cosa utile per tutti quegli studenti che possono connettersi e hanno gli strumenti necessari. Ho usato la video-lezione questa settimana, non sapendo se il periodo di sospensione si concludesse o meno, per far prendere confidenza ai ragazzi con lo “strumento video”. Se questo momento si dovesse protrarre, infatti, è meglio essere preparati. Per gli studenti che non hanno gli strumenti, io mi sto attrezzando in modo tale da inserire materiale e indicazioni sia sul registro elettronico, sia su G Suite. Inoltre, si stanno cercando delle forme di comunicazione che possano raggiungere tutti, per non discriminare nessuno».

La docente conclude esprimendo le sue sensazioni su questa vicenda: «I genitori e noi insegnanti abbiamo avuto dei disagi da questa situazione. Tuttavia, con la video-lezione si è venuta a creare una sorta di intimità, nel senso che io “entro” nelle case dei ragazzi, saluto il genitore che passa, li vedo nel loro contesto, per esempio la loro stanza, e i ragazzi “entrano” in casa mia, questo a me è piaciuto».
Insomma, si può dire che questo è una sorta d’incontro in un contesto quotidiano.

Anna e le lezioni dal salotto di casa con Moodle

Anna e le lezioni dal salotto di casa
Anna e le lezioni dal salotto di casa


Anna prepara slide, registra video, organizza lezioni e riceve studenti. Solo che Anna Toscano non è in classe è a casa sua, davanti al computer e dall’altra parte ci sono i suoi allievi. Lei è Anna Toscano che come tanti altri suoi colleghi insegnanti di Ca’ Foscari non si è persa d’animo perché l’Università è “chiusa” per virus e tiene lezioni lo stesso. Anna insegna Italiano a Ca’ Foscari School for International Education.

«La cosa fondamentale è di consentire ai miei allievi di arrivare preparati all’esame che avranno a breve. Fin dall’inizio, come molti altri miei colleghi abbiamo chiesto di poter continuare l’attività sulla piattaforma Moodle. E gli studenti sono più che contenti. È una piattaforma che consente a tutti di poter seguire le lezioni e di interagire con gli insegnanti. A differenza della diretta streeming la piattaforma garantisce a tutti di seguire. Con la diretta c’è tl rischio che molti studenti trovandosi in zone dove il segnale wi fi è debole, non riescono a seguire per due ore la lezione - spiega Anna -. Dobbiamo dire che l’Università per tutto il resto funziona e rimane aperta».

Le lezioni all’università sono sospese da quasi due settimane e lo saranno per altro tempo. Ha scritto in un post su FB: «Io sono a casa che produco quintali di materiale per proseguire tutti i corsi telematicamente, faccio molte ore di ricevimento con Skype.

Proseguire i corsi telematicamente non vorrei venisse ridotto agli occhi di tutti come un caricare esercizi; io, come moltissimi miei colleghi, produciamo intere lezioni con spiegazioni in video, materiale da analizzare, letture e ascolti da intraprendere, forum in cui discutere - prosegue la docente che è anche un’apprezzata poetessa -. Da che è stato stabilito dal Rettore di procedere così molte studentesse e molti studenti hanno risposto con entusiasmo, confessando che non vedevano l'ora di procedere nel programma, partecipano, lavorano».

Gli studenti di Anna Toscano sono stranieri e molti ora sono tornati a casa, La docente ha pure il problema di dover organizzare ricevimenti e forum tenendo presente i vari fusi orari. E quindi è chiamata ad un impegno non da poco. Il lavoro non le manca, ma a quanto pare lo porta avanti con passione. 

«Ecco, vorrei si parlasse anche di ciò che va avanti e va avanti bene, delle energie anche sovrumane che ci mettiamo tutti, comprese le segreterie che organizzano e stanno organizzando tutto questo; senza scordare le portinerie delle sedi universitarie comunque aperte, che presidiano continuamente - conclude -. Ecco, vorrei si parlasse anche di ciò che va avanti e va avanti bene, delle energie anche sovrumane che ci mettiamo tutti, comprese le segreterie che organizzano e stanno organizzando tutto questo; senza scordare le portinerie delle sedi universitarie comunque aperte, che presidiano continuamente»

La preside Avatar di Treviso

Francesca Mondin, la preside avatar di Treviso
Francesca Mondin, la preside avatar di Treviso

Come insegnare le regole di comportamento anti-virus ai bambini delle elementari? Silvia Simionato, maestra delle primarie “Franchetti” di San Trovaso, s’è inventata un cartone animato, coinvolgendo Francesca Mondin, dirigente del Comprensivo di Preganziol.

Prima ha inserito nel registro elettronico un video che riproduce il suo volto ricostruito da un software: una favola raccontata ai bambini, con l’accento posto sulle norme igieniche (lavaggio delle mani in primis) precisate dagli ultimi decreti governativi. Ma, per esercitare più presa sugli alunni, occorreva un salto di qualità: così, nella seconda animazione caricata su YouTube, spicca l’Avatar del dirigente Mondin, mentre illustra le regole da osservare ai tempi del coronavirus.

La voce è la stessa della preside. Un’idea fuori dal seminato, che permette di eliminare le distanze, in giorni in cui l’emergenza sanitaria ha scavato un gap profondo nelle relazioni sociali. «E devo dire che l’Avatar mi assomiglia», sorride la dirigente Mondin.

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