Senza pioggia e con i serbatoi ridotti: in Veneto è l’estate della grande sete

I dati Arpav di luglio: solo due precedenti negli ultimi 28 anni, la situazione più grave nel Vicentino e nel Padovano

Riccardo Sandre
20070115 - CRO - BOLOGNA - CLIMA:ANBI,ALLARME SICCITA' AL NORD;GIA' EMERGENZA IN VENETO Un impianto di irrigazione nella campagna bolognese. Allarme siccita' nel nord Italia mentre in Veneto e' gia' emergenza. Il livello del Po e' sotto la soglia stagionale. A lanciare l'Sos e' l'Anbi, l'Associazione ..Nazionale Bonifiche e Irrigazioni. ''Necessario varare subito un piano per gli invasi'', afferma il presidente, Massimo Gargano. Secondo i risultati del monitoraggio Anbi, il Veneto, dove sfociano alcuni dei principali fiumi italiani, e' la prima regione a subire conseguenze ambientali dall'anomala stagione invernale in corso, caratterizzata da pressoche' inesistenti precipitazioni...GIORGIO BENVENUTI / ANSA / KLD....
20070115 - CRO - BOLOGNA - CLIMA:ANBI,ALLARME SICCITA' AL NORD;GIA' EMERGENZA IN VENETO Un impianto di irrigazione nella campagna bolognese. Allarme siccita' nel nord Italia mentre in Veneto e' gia' emergenza. Il livello del Po e' sotto la soglia stagionale. A lanciare l'Sos e' l'Anbi, l'Associazione ..Nazionale Bonifiche e Irrigazioni. ''Necessario varare subito un piano per gli invasi'', afferma il presidente, Massimo Gargano. Secondo i risultati del monitoraggio Anbi, il Veneto, dove sfociano alcuni dei principali fiumi italiani, e' la prima regione a subire conseguenze ambientali dall'anomala stagione invernale in corso, caratterizzata da pressoche' inesistenti precipitazioni...GIORGIO BENVENUTI / ANSA / KLD....

VENEZIA. Lo stato delle acque in Veneto va sempre peggio: secondo i dati del mese di luglio pubblicati da Arpav, l’Agenzia regionale per la prevenzione e protezione ambientale del Veneto, in media in regione sono caduti 54 mm di pioggia, quasi la metà rispetto a una media 1994-2021 di 90 mm.

Nel periodo poi gli apporti legati alle piogge sono inferiori del 41% rispetto alle medie. In pratica si tratta di circa 400 milioni di metri cubi di acqua in meno caduti sul suolo Veneto in un solo mese. Una situazione per nulla confortante e che trova paragoni solo in due casi negli ultimi 28 anni: nel 2013, quando gli apporti mensili sono stati di 52 mm e nel 2015 con 48 mm.

Secondo i dati dell’Arpav per recuperare il gap con la media del periodo ad agosto sarebbero necessari circa 477 mm di pioggia, ossia quasi cinque volte la precipitazione media che caratterizza il periodo.

Anche guardando l’anno solare 2022 le piogge fin qui cadute (301 mm, valore medio sul Veneto) appaiono decisamente scarse, risultando solo la metà del valore atteso. Un dato tanto più allarmante se si guarda assieme ad un altro, e significativo: quello cioè relativo alle riserve di acqua contenute nei ghiacciai di montagna. In questo caso i dati sulle temperature in quota sono stati i peggiori, dopo il 2015, dal 1988. Si tratta di condizioni di scarse precipitazioni nei mesi fredde seguite da valori sopra lo zero anche in alta montagna che si annoverano nella categoria degli eventi rari, anche se sembrano verificarsi con frequenza sempre maggiore negli ultimi anni. Condizioni per le quali la neve in quota è pressoché scomparsa anche nelle zone glaciali.

Nel contempo i livelli dei principali serbatoi di acqua della regione non sono mai stati così bassi da molti anni: nel Garda il calo dell’acqua è stato costante per tutto il mese di luglio, salvo arrestarsi negli ultimi 4 giorni, portando il livello medio del mese tra i peggiori in assoluto dal 1950. Ma si riduce anche il volume della risorsa idrica nei principali serbatoi del Piave, con un totale invasato ridotto al 61% di quanto potrebbero contenere. Se il lago di Pieve di Cadore alla fine di luglio si attesta su un valore molto vicino alla media storica del periodo e Santa Croce è sotto “solo” del 24%, il lago del Mis vede un 44% in meno della portata d’acqua mentre il serbatoio del Corlo (sul Brenta) è a meno 37%.

L’assenza di precipitazioni significative incide pesantemente anche su di un altro grande bacino di acque disponibili, quelle di falda. «Quasi tutte le stazioni monitorate» si legge in una nota di Arpav «mostrano andamenti e livelli in genere inferiori a luglio 2017 anno in cui, per la maggior parte delle stazioni, si sono raggiunti i livelli minimi degli ultimi 20 anni». A livello territoriale la situazione forse peggiore è quella dell’alta pianura vicentina e padovana. Il pozzo di Dueville è andato in asciutta il 26 luglio con circa un mese di anticipo rispetto a quanto avvenuto nel 2003 e il pozzo di Schiavon ha ancora poco margine prima che la falda arrivi a fondo pozzo, cosa avvenuta solo nel 2003 e a fine estate. Anche Cittadella è prossimo all’asciutta, che in questa stazione non è mai avvenuta né nel 2003 (quando i valori a luglio erano di circa un metro superiori) né nel 2017, quando dopo il minimo di fine aprile (poco superiore ai livelli attuali) c’era stata una robusta ricarica.

Nell’alta pianura trevigiana tutte le stazioni sono inferiori ai minimi stagionali mai registrati (in genere 2017). La stazione di Castelfranco è in lieve ripresa ma comunque rimane prossima al valore minimo assoluto di fine giugno e ben inferiore ai livelli di luglio 2017, mentre Castagnole ha esaurito la ricarica a metà mese. Le cose vanno un po’ meglio nel Veronese, che presenta comunque livelli che sono inferiori a quelli di luglio 2017 e poco superiori ai minimi assoluti per il periodo. Nell’area di media e bassa pianura, pur nella variabilità della risposta delle singole stazioni, l’emergenza è un po’ meno grave che nell’area centrale del Veneto: qui a luglio si registrano in genere ulteriori cali. E non ci sono piogge “serie” in vista.

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