Specializzandi negli ospedali veneti, fondi nel mirino. «La Regione stanzi più soldi»
VENEZIA. In una sanità che viene tuttora per larga parte assorbita dal Covid, l’approvazione del bilancio previsionale di Azienda Zero, braccio operativo della Regione nel settore, costituisce una doppia notizia. Termometro delle spese in materia sanitaria e delle decisioni per rendere la macchina più efficiente, come si chiede. Anche per questo, il voto è ennesimo terreno di battaglia, dato che, nel mare dei numeri, pur sempre di politica si tratta.
I numeri, appunto. Il bilancio previsionale del 2022 si discosta ben poco dal consuntivo dell’anno precedente: 1.289.000 euro il valore del primo e 1.238.000 quello del secondo. Lo scarto si misura negli 8,5 milioni in più per l’acquisto di servizi sanitari e negli 1,8 milioni in più di costi di personale.
IL NODO DELLE BORSE DI SPECIALITA’
Del resto, la carenza di medici è il vero tasto dolente della sanità regionale. Una questione che si intreccia con un’altra di respiro più ampio: la mancanza di dottori specializzati. Sul tema, qualche giorno fa si era consumato uno scontro a distanza tra il presidente veneto Luca Zaia, sostenitore dell’accesso libero al corso di Laurea in Medicina, e la rettrice dell’Università di Padova Daniela Mapelli, cauta, nel ricordare il limitato numero di borse di specialità e nel precisare che elevare il numero di studenti richiederebbe avere più docenti e più spazi.
Più risorse, innanzitutto. Prima occasione fornita ai consiglieri di minoranza, che in sede di V Commissione consiliare hanno fatto sentire la loro voce. «Si dice giustamente che mancano i medici, ma allora per quale motivo non vengono finanziate più borse di specializzazione?» si interroga Anna Maria Bigon (Pd), «Quest’anno sono stati destinati 19 milioni di euro, esattamente come l’anno scorso, mentre 400 milioni andranno alle Usl. Si sarebbe potuto fare un ragionamento diverso».
LE POLIZZE ASSICURATIVE SANITARIE
Ma c’è un secondo punto, tra le voci che vengono elencate nel bilancio previsionale, a fare storcere il naso alla consigliera dem. Riguarda un tema del quale tanto si è dibattuto e sul quale si erano persino accesi i fari (mai spenti) della Corte dei Conti, che aveva aperto un fascicolo: le famose assicurazioni sanitarie.
«L’anno scorso, Azienda Zero pagava 14 milioni di euro. Quest’anno la cifra è scesa a 10 milioni, a parità di copertura. Mi chiedo allora per quale motivo un anno fa sia stato necessario pagare quattro milioni di euro in più» si interroga, retorica, Bigon.
Il contratto in questione era con la compagnia francese Sham. E, per quella assicurazione, dal 2019 Azienda Zero ha sborsato la bellezza di 14,5 milioni di euro all’anno. Godendo, in cambio, di una copertura irrisoria: 306 mila euro in tre anni.
Questo perché la polizza stipulata prevede un massimale per incidente di 750 euro. In sintesi, a fronte di 421 sinistri aperti e collegati a questa polizza, ne sono stati liquidati appena 27. Costringendo le aziende sanitarie a pagare, di tasca propria, risarcimenti pari a quasi 50 milioni di euro nel solo 2021. Da aggiungere ai 14 milioni all’anno versati alla compagnia assicurativa. «Una questione sulla quale esigiamo chiarezza» conclude Bigon.
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