Spv, gli industriali in coro «Aprite il primo tratto»

Vertice tra l’impresa Sis, la Regione e la Confindustria di Treviso e Vicenza «Pedemontana al 40 per cento, i primi sei chilometri utilizzabili entro l’anno»
Ferrazza Trevignano strada Feltrinas cantiere Pedemontana
Ferrazza Trevignano strada Feltrinas cantiere Pedemontana

VICENZA. La richiesta giunge dal mondo confindustriale ed è forte e chiara: aprite prima possibile la Superstrada Pedemontana Veneta. Un primo tassello, del resto, è completato da tempo: si tratta dei sei chilometri che vanno da Breganze all’interconnessione con la Valdastico. In teoria, potrebbero essere aperti al traffico domani mattina, anche se vi sono alcune partite aperte con il concessionario autostradale della A31 che deve provvedere ai caselli.

A Vicenza ieri mattina si sono incontrati il direttore generale di Sis, Claudio Dogliani, il direttore della struttura di progetto Spv della Regione, l’ingegnere Elisabetta Pellegrini, il vicepresidente di Confindustria Vicenza Gaetano Marangoni, il rappresentante di Ance Treviso Davide Feltrin. In sala una nutrita pattuglia di imprenditori coinvolti nei sub appalti dell’infrastruttura destinata ad «avvicinare» Treviso a Vicenza e del costo di 2,258 miliardi di euro.

Confermato il cronoprogramma dei cantieri: entrata in esercizio al 30 settembre 2020, trenta mesi esatti da oggi. Possibilità di aperture parziali e progressive, a partire dai sei chilometri tra Breganze e l’A31 e del tratto tra Trissino e Montecchio Maggiore. La prima entro il 2018, la seconda entro i primi mesi del prossimo anno.

La richiesta dal mondo delle imprese è netta e unanime: il groviglio della viabilità tra Bassano del Grappa e Vicenza è tale che ogni chilometro di superstrada consentirebbe alle imprese di risparmiare minuti preziosi. «Fate presto» è l’appello giunto dalle due Confindustria territoriali, preoccupate di aggiungere alla ripresa industriale anche un evidente risparmio nelle percorrenze stradali. L’incontro è servito anche per fare il punto generale sull’opera, giunta al 40% della sua realizzazione in termini di lavori, espropri e interferenze. La Regione ha illustrato la propria piattaforma di monitoraggio e controllo, un raffinato sistema di «prevenzione» dei ritardi con il quale i tecnici della struttura di progetto hanno il controllo, giorno per giorno, dell’avanzamento lavori. Che, da quando è stato sottoscritto il bond da 1,5 miliardi di euro, mostrano una netta accelerazione. «Il clima è decisamente cambiato» spiegano in Regione, perchè il closing ha consentito di sbloccare i fondi per gli espropri, il pagamento dei subfornitori, gli stati di avanzamento lavori che procedono ora a ritmo mensile (da giugno ad ora liquidati circa 180 milioni di euro).

L’apertura parziale e progressiva di alcuni tratti sembra incontrare l’interesse congiunto del concessionario (la Regione) e del costruttore (la Sis dei Dogliani). Il primo ha interesse a incassare i pedaggi per ridurre l’impatto economico, il secondo ha vantaggio nel consegnare l’opera collaudata perchè così riduce i costi di cantiere. «Una valutazione che stiamo facendo» spiegano in Regione, anche se nessuno nasconde le difficoltà: l’apertura parziale comporta un aggiornamento dell’atto convenzionale tra Sis e Regione, che devono trovare un punto di incontro. Altro nodo quello dei caselli di interconnessione con l’A31, gestita da A4 holding (oggi spagnola).

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