Stipendi oltre gli 8 mila euro I “peones” più pagati di Zaia

L’istantanea degli stipendi erogati ai consiglieri e agli assessori regionali conferma due linee di tendenza, solo in apparenza contrastanti. La (moderata) politica di contenimento dei costi, con il Veneto collocato nella fascia media di una classifica che ai poli opposti annovera il Piemonte risparmioso e la Sicilia spendacciona; e la struttura retributiva dettata da criteri che premiano la presenza “fisica”, magari avulsa da un’attività effettiva, rispetto agli incarichi realmente svolti. Così, se l’entità generale degli emolumenti è tutt’altro che disprezzabile (il netto di marzo supera in media gli otto mila euro) a colpire è l’assenza di “meritocrazia”, o meglio, il prevalere burocratico degli automatismi rispetto all’assunzione di oneri sul piano amministrativo, alla responsabilità politica dei provvedimenti e ai conseguenti “rischi” personali sul versante legale.
i criteri premiali
L’esempio più vistoso è rappresentato dallo stipendio riconosciuto a Luca Zaia. Il presidente - che risponde di ogni atto dell’esecutivo, tratta quotidianamente con il Governo e maneggia dossier del calibro della riforma autonomista e delle Olimpiadi a Cortina - ha percepito 8.081 euro, certo una sommetta sufficiente ad evitargli di tendere la mano al quadrivio, tale però da piazzarlo al 43° posto (sic) della graduatoria dei compensi, preceduto dalla stragrande maggioranza dei 55 eletti. A superarlo, non sono soltanto i capigruppo (inclusi quelli che guidano compagini minuscole o “solitarie”) ma anche semplici consiglieri che rimpinguano il mensile con le sedute in aula e in commissione.
le sei commissioni
Già. A fronte dell’indennità di base (6600 euro lordi mensili) e del rimborso spese (4500) uguali per tutti, a incidere sulla busta paga è l’attività nelle sei commissioni istituzionali di Palazzo Ferro Fini, dove i presidenti - Alessandro Montagnoli, Francesco Calzavara, Sergio Berlato, Gianpiero Possamai, Fabrizio Boron, Alberto Villanova - si attestano saldamente oltre quota 8300, con benefici in parte estesi al drappello dei vicepresidenti (Claudio Sinigaglia, Andrea Zanoni, Graziano Azzalin, Alessandra Moretti, Fabiano Barbisan, Francesca Zottis) e dei segretari (Luciano Sandonà , Franco Gidoni, Nazzareno Gerolimetto, Alberto Semenzato, Sonia Brescacin, Maurizio Colman).
ciambetti scavalcato
Amministratori di ogni colore, con prevalenza leghista, folta presenza del Pd e 5 Stelle più defilati: è la grillina Erika Baldin a segnare il picco negativo (7024 euro). Colpisce, una volta di più, la disparità di trattamento; in seconda fila, rispetto a peones dei quali raramente si avverte la presenza, troviamo il presidente del consiglio regionale Roberto Ciambetti (“scavalcato” dai vice Massimo Giorgetti e Bruno Pigozzo...) e, ancor più, gli assessori che operano a Palazzo Balbi.
IN BARBA AGLI ONERI
Così Manuela Lanzarin, delegata a sanità e sociale con un budget di spesa superiore ai 9 miliardi, non arriva ai fatidici ottomila; idem per Elisa De Berti (infrastrutture e trasporti), Elena Donazzan (istruzione e lavoro), Gianpaolo Bottacin (protezione civile), Roberto Marcato (sviluppo economico), Cristiano Corazzari (cultura), Federico Caner (turismo). Va meglio invece al vice zaiano Gianluca Forcolin, titolare del bilancio (8345) ed è festa grande per Giuseppe Pan (agricoltura) che con i suoi 8342 euro diventa il paperone di marzo. —
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