Suicidi in carcere, allarme dei cappellani veneti «Mettere in campo strategie per fronteggiare la crisi»
Da Mestre, dove si sono riuniti giovedì 27 marzo, l’appello dei cappellani del Triveneto e dell’arcivescovo Carlo Maria Redaelli, incaricato per la pastorale penitenziaria del Triveneto

I cappellani delle carceri del Triveneto - riuniti al Centro Pastorale di Zelarino a Venezia insieme all’arcivescovo di Gorizia Carlo Maria Redaelli, incaricato per la pastorale penitenziaria del Triveneto -, preoccupati per l’allarmante numero dei suicidi e per la gravità della situazione di sovraffollamento, comune a tutti gli istituti di questo territorio, rinnovano in modo unanime l’appello alla comunità ecclesiale e civile e alle istituzioni perché siano messe in atto tutte le strategie possibili, con risorse umane ed economiche e soluzioni giuridiche alternative, per fronteggiare in modo adeguato e duraturo la crisi attuale.
«Tali iniziative» promosse in modo sinergico «avrebbero un sicuro effetto positivo sia sulla popolazione carceraria, spesso ristretta in situazioni limite, sia sul personale, sempre più oberato da molteplici emergenze».
I cappellani rilanciano le parole e l’invito di Papa Francesco affinché «si continui a lavorare per il miglioramento della vita carceraria così che la vita sia sempre degna di essere vissuta».
Tali parole, unite a quelle del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella - “C’è bisogno di una risposta al sovraffollamento carcerario e al numero dei suicidi in carcere ed è indispensabile affrontare tutto questo con urgenza” -, esortano tutti all’impegno affinché il carcere mantenga la propria funzione rieducativa.
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