Suicidio assistito, il dramma di Roberto: «Aspetta da 5 mesi la visita della commissione»

Il 67enne veneto da anni combatte contro un glioma diffuso, a dicembre ha chiesto di accedere al suicidio assistito. L’associazione Coscioni: «Un ritardo ingiustificato ed illegittimo»

Il tesoriere dell'associazione Luca Coscioni, Marco Cappato
Il tesoriere dell'associazione Luca Coscioni, Marco Cappato

Ad oltre cinque mesi dalla richiesta di verifica della condizioni per accedere al suicidio assistito, un uomo residente in Veneto affetto da glioma diffuso non ha ancora visto effettuate le visite domiciliari previste dalla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale. Lo afferma in una nota l'associazione Luca Coscioni.

Roberto, 67 anni, soffre per un tumore cerebrale diagnosticato nel 2006. Dal 2018 - riferisce l'associazione - la sua condizione è peggiorata con crisi epilettiche quotidiane e difficoltà motorie, che gli causano frequenti cadute.

Nonostante il dolore e il progressivo deterioramento delle sue condizioni fisiche e cognitive, non vi sono linee terapeutiche in grado di contrastare la malattia.

Lo scorso ottobre, ha chiesto alla sua azienda sanitaria la verifica delle condizioni per accedere al suicidio medicalmente assistito, viste le sue sofferenze insostenibili e l'irreversibilità della malattia.

A dicembre l'Ulss ha nominato una commissione medica, ma ad oltre cinque mesi dalla richiesta non sono ancora state effettuate le visite domiciliari.

«Vedo avvicinarsi rapidamente - afferma il 67enne in una nota - il giorno in cui non potrò più dedicarmi le cure e le attenzioni che un essere umano deve poter riservare a sé stesso. Sento che si avvicina rapidamente il momento in cui desidererò sottrarmi alla sofferenza e all'incapacità di essere me stesso con dignità e di rispettarmi come è indispensabile rispettarsi. Nulla desidero come la possibilità di sottrarmi a questo destino, voglio concludere i miei giorni finché sono, sia pure meno che lievemente, in grado di essere come sono stato fino a pochi anni fa».

Per l'avvocata Filomena Gallo, segretaria nazionale dell'associazione Luca Coscioni, si tratta di «un ritardo ingiustificato ed illegittimo da parte dell'azienda sanitaria, che comprime i diritti costituzionalmente garantiti di Roberto. Il tumore di cui è affetto è una vera e propria 'bomba ad orologeria', potrebbe esplodere in qualsiasi momento e determinare un'improvvisa perdita delle capacità cognitive, uno stato vegetativo, la perdita ad esempio della vista oppure, nel caso peggiore, la sua morte. Uno scenario doloroso e spaventoso che Roberto vuole evitare in tutti modi, volendo decidere come e quando morire con autosomministrazione del farmaco letale. Per questo abbiamo diffidato la Asl all'urgente completamento della procedura di verifica delle condizioni di Roberto».

Marco Cappato, tesoriere della Coscioni, sostiene che «se il Consiglio regionale del Veneto avesse approvato la nostra proposta di legge regionale 'liberi subito' Roberto non avrebbe dovuto subire le conseguenze di questa attesa. Chiediamo alla Regione Veneto di definire, con una legge o con un provvedimento di Giunta, tempi certi di verifica delle condizioni e risposta alle persone malate come Roberto», conclude.

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