Tacchetto è arrivato in Italia: "I rapitori ci hanno trattato bene, mai minacciati con le armi"

Il ragazzo padovano rapito in Burkina Faso è arrivato all'aeroporto Ciampino di Roma. Era stato sequestrato il 16 dicembre 2018. "Ci hanno sempre dato da mangiare"
TOPSHOT - Italian Luca Tacchetto (L) and Canadian Edith Blais (R) are greeted by officials as they arrive at the airport in Bamako on March 14, 2020, after their release by UN peacekeepers. - A Canadian woman and her Italian partner kidnapped in Burkina Faso in 2018 have been found alive in the northwest of Mali by UN peacekeepers, diplomatic and UN sources said on March 14. "UN blue helmets found an Italian citizen and a Canadian citizen near Kidal, who had been taken hostage in Burkina territory in 2018," a security official from the UN mission in Mali, MINUSMA, told AFP. (Photo by MICHELE CATTANI / AFP)
TOPSHOT - Italian Luca Tacchetto (L) and Canadian Edith Blais (R) are greeted by officials as they arrive at the airport in Bamako on March 14, 2020, after their release by UN peacekeepers. - A Canadian woman and her Italian partner kidnapped in Burkina Faso in 2018 have been found alive in the northwest of Mali by UN peacekeepers, diplomatic and UN sources said on March 14. "UN blue helmets found an Italian citizen and a Canadian citizen near Kidal, who had been taken hostage in Burkina territory in 2018," a security official from the UN mission in Mali, MINUSMA, told AFP. (Photo by MICHELE CATTANI / AFP)

PADOVA.È atterrato questa notte, all'aeroporto di Ciampino, Luca Tacchetto, sequestrato il 16 dicembre 2018 in Burkina Faso assieme alla compagna canadese Edith Blais. Lo riferisce la Farnesina. Ad attenderlo, tra gli altri, il capo dell'Unità di Crisi della Farnesina che è stata al fianco della famiglia negli ultimi 15 mesi.

"Siamo stati trattati bene. Non ci hanno mai minacciato con le armi, mangiavamo tutti i giorni anche se poco. Il sequestro è stato messo in atto da un gruppo che si è autodefinito jihadista vicino ad Al Qaeda". Lo ha raccontato Tacchetto nel corso di un'audizione davanti ai carabinieri del Ros e al pm di Roma Sergio Colaiocco.
"Per come ci hanno trattato credo fosse un gruppo esperto, abituato a gestire situazioni del genere", ha spiegato Tacchetto. "La sera del 12 marzo abbiamo notato che il gruppo dei nostri carcerieri si era allontanato da noi per dormire - ha aggiunto - e ne abbiamo approfittato per scappare. Ci siamo fabbricati delle scarpe di fortuna con gli stracci di alcuni indumenti e abbiamo camminato per tutta la notte. Abbiamo raggiunto una 'pista' stradale e abbiamo continuato a camminare per ore. Poi abbiamo fermato un camion che passava che ci ha portati a una base militare".

"I nostri carcerieri ci hanno detto, qualche giorno fa, che in Italia c'erano dei problemi senza specificare che si trattava del coronavirus. Siamo stati fermati poco lontano del Parco Nazionale 'W', che si trova tra il Burkina Faso, Benin e il Togo. A bloccarci un gruppo di sei Mujaheddin: abbiamo camminato per settimane, anche a bordo di auto, moto e di una pagoda. - ha spiegato agli inquirenti -. Siamo stati portati, nel gennaio del 2019, nell'area desertica del Mali dove siamo rimasti per tutto il tempo del sequestro. Per un periodo io e la mia fidanzata siamo stati divisi, poi però quando lei ha cominciato a stare male ci hanno riuniti. Ogni due lune effettuavamo dei trasferimenti ma restando sempre nella stessa area".

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