Tamponi rapidi, Rigoli assolto ma è furioso: «Non finisce qua»

Il medico trevigiano era stato messo a capo delle microbiologie del Veneto: ha già denunciato il programma Report

Enrico Ferro
Il dottor Roberto Rigoli in tribunale a Padova (foto Bianchi)
Il dottor Roberto Rigoli in tribunale a Padova (foto Bianchi)

«Non finisce qua, non me la metto via. Anzi, organizzo una conferenza stampa per dire cosa farò adesso». Roberto Rigoli è incavolato nero.

Il medico che ha sostituito Crisanti alla guida delle microbiologie del Veneto, colui che durante la pandemia lavorava tipo 20 ore al giorno, lo stesso che finì indagato per la questione dei tamponi rapidi e poi addirittura ricoverato in Cardiologia per ansia e stress, adesso vuole la sua rivalsa.

Processo tamponi rapidi, prosciolti Rigoli e Simionato
Il dottor Roberto Rigoli durante un'udienza del processo a Padova

«Io non ho mai offeso Crisanti e non ho mai risposto alle sue offese», dice rabbioso. Rigoli durante la pandemia è stato per un lungo periodo il braccio destro del presidente Zaia, al punto da meritarsi una presenza fissa nel pantheon delle imitazioni di Maurizio Crozza.

Quando la contesa tra lo scienziato giunto dall’Imperial college di Londra e il governatore raggiunse un punto di non ritorno, la Regione decise di spostare la dirigenza delle microbiologie da Padova a Treviso. Il risultato è che Rigoli sostituì Crisanti e quest’ultimo, il cui caratterino è cosa nota, non esitò a paragonare i due curriculum per fare emergere quanto secondo lui fosse sbalestrata quella sostituzione.

L’esposto sui tamponi rapidi è arrivato in seguito. Ora però sono stati tutti assolti, grazie a una norma del codice di procedura penale che consente il pronunciamento del giudice, in qualunque fase delle udienze, quando risulti evidente l’innocenza dell’imputato. E dunque nessuna responsabilità penale per il medico trevigiano Roberto Rigoli e per l’allora direttrice di Azienda Zero, Patrizia Simionato, accusati di concorso in falso ideologico e turbativa d’asta (il primo pure di frode processuale).

Il 5 dicembre scorso i difensori avevano presentato un’istanza di proscioglimento immediato dopo la sfilata di alcuni testimoni dell’accusa, alla vigilia dell’audizione del professor Andrea Crisanti.

La giudice di Padova Laura Chillemi l’ha accolta, assolvendo i due perché il fatto non sussiste. E il processo è finito prima della sua naturale conclusione.

Secondo il pubblico ministero Benedetto Roberti sarebbe stato dovere di Rigoli eseguire un vero e proprio accertamento clinico sulla validità dei test con prove su un determinato numero di pazienti, secondo la difesa era sufficiente una semplice valutazione di idoneità tecnica all’utilizzo prima dell’acquisto della fornitura. Ed è ciò che Rigoli fece. Tradotto, non aveva l’obbligo di validare “clinicamente” il test.

Ma la vicenda dei tamponi rapidi del Veneto divenne anche oggetto di una delle inchieste di Report. Il giornalista Sigfrido Ranucci, autore e conduttore del programma di Rai 3, è stato citato a giudizio per il reato di diffamazione in concorso dalla Procura di Treviso insieme ad altri due giornalisti della sua squadra, Danilo Procaccianti e Andrea Tornago.

Al centro del procedimento c’è proprio il servizio sul caso dei tamponi rapidi in Veneto. Ranucci e i suoi, secondo l’accusa, avrebbero offeso la reputazione del dottor Roberto Rigoli sostenendo l’ipotesi che avesse contribuito in modo determinante all’acquisto di un ingente quantitativo di tamponi rapidi Abbott per appalti milionari mediante una certificazione falsa.

Inoltre, sostiene sempre l’accusa, avrebbero insinuato nel pubblico il dubbio che con la propria condotta Rigoli avesse potuto cagionare la morte di centinaia di persone. A presentare l’esposto è stato Rigoli stesso. L’udienza è fissata per il 16 marzo 2026. Nella conferenza stampa di martedì si saprà se Rigoli è intenzionato a querelare anche Andrea Crisanti.

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