Tar, oltre 5 anni di attesa per una sentenza

Il presidente Nicolosi: «Riguarda il 43% dei ricorsi pendenti, la causa è la carenza di organico»
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 19.02.2018.- Inugurazione Anno Giudiziario TAR. Cà Vendramin Callergi. Presidente Maurizio Nicolosi.
Interpress/M.Tagliapietra Venezia 19.02.2018.- Inugurazione Anno Giudiziario TAR. Cà Vendramin Callergi. Presidente Maurizio Nicolosi.

VENEZIA. Il 43% dei ricorsi pendenti davanti al Tribunale amministrativo del Veneto data più di cinque anni. Una percentuale tra le più alte in Italia che ha come causa la carenza di organico e come effetto la perdita di fiducia dei cittadini nella giustizia, nonché un aumento dei costi per lo Stato costretto a risarcire le vittime di processi troppo lunghi. È il quadro emerso ieri a Venezia, tratteggiato dal presidente del Tar Maurizio Nicolosi in sede di inaugurazione dell’anno giudiziario 2018. Alla cerimonia tenutasi a Palazzo Calerci, sede del Casinò (i giudici amministrativi non dispongono di una sala adeguata), ha partecipato tra le altre autorità il presidente della Regione Luca Zaia. Che ha contestato i ricorsi strumentali, quelli manifestamente infondati, suggerendo l’attribuzione dei costi a chi li ha promossi. «Chi entra per far perdere tempo deve uscire con le ossa rotte», ha dichiarato il governatore.

Pochi e vecchi. Mancano magistrati e personale amministrativo. Una boccata di ossigeno arriverà a marzo, con l’inserimento in organico di due nuovi giudici: «Il totale dei magistrati salirà a dodici», ha affermato Nicolosi rilevando comunque che si tratta di numeri insufficienti, «È stato bandito un nuovo concorso per 70 posti, a cui guardiamo con ottimismo, anche perché non abbiamo ancora realizzato un organico adeguato al fabbisogno». Non va meglio con gli impiegati dove la scopertura è del 23,34%. La riduzione del turnover non ha consentito il ricambio generazionale con un conseguente innalzamento dell'età media dei dipendenti: 51 anni per gli uomini e 53 per le donne. E con malattie più frequenti.

La giustizia lenta. La scarsità di personale ha come effetto immediato l’accumulo di arretrato. «Il Tar Veneto ha la non invidiabile posizione che condivide con altri pochi tribunali amministrativi, di avere una fra le maggiori percentuali, il 43%, di ricorsi ultraquinquennali in attesa di decisione rispetto a quelli pendenti», ha detto il presidente Nicolosi, «Percentuale che non si è riusciti finora a ridurre significativamente a causa sia del deficit del personale di magistratura, sia della priorità dovuta a numerosi ricorsi soggetti a riti speciali». Il contenzioso pendente al 31 dicembre è passato da 6.852 a 6.509 ricorsi, con 1.844 definiti su 1.501 pervenuti (1.601 nel 2016). Le sentenze definitorie del giudizio sono state 1.092 (1.304 nel 2016), di cui 362 semplificate. Calano del 4% le ordinanze per procedimenti cautelari.

Gli effetti. Più costi e meno fiducia. La giustizia lumaca ha un duplice effetto negativo. Per cominciare le «alte spese dello Stato per indennizzi liquidati per il ritardo nelle decisioni assunte dal giudice amministrativo», ha rilevato Nicolosi. E poi una perdita di fiducia dei cittadini nella giustizia, rimarcata nel suo intervento anche dall’avvocato Stefano Bigolaro in rappresentanza degli avvocati amministrativisti: «È stato toccato il minimo storico di ricorsi presentati: 1.503». Un trend inarrestabile, iniziato nel 2009 come ha ricordato il presidente del Tar: «L’anno appena trascorso ha registrato ancora una diminuzione, circa il 5%, rispetto ai ricorsi del 2016». Dati, ha detto Nicolosi, a cui si può guardare con apprezzamento o preoccupazione: «Apprezzamento laddove lo si consideri la risultante di un miglioramento dei provvedimenti della Pubblica amministrazione; preoccupazione se ad esso si attribuisca la conseguenza dell’allontanamento del cittadino dalla giustizia dovuto a scarsa fiducia nei giudici o alla gravosità del ricorso in termini economici, quest’ultimi legati al costo della giustizia amministrativa e alle difficoltà economiche».

Giudici sotto attacco. Un periodo non facile, dunque, per i magistrati. Nicolosi ha parlato di «apprensioni derivanti dal crescente atteggiamento di insofferenza da più parti, visto che i giudici sono accusati di protagonismo per ingerenze in alcuni settori e ho la sensazione che venga rappresentata una realtà distorta. La forza di uno Stato si misura anche con il rispetto dei cittadini nei confronti del ruolo delle istituzioni».

Il caso Bellomo. Sul prestigio della magistratura ha pesato anche la vicenda di Francesco Bellomo. «La magistratura deve essere integerrima in tutto, anche fuori dal lavoro», ha sottolineato il consigliere di Stato Ermanno De Francisco sostenendol’urgenza della riforma della procedimento disciplinare.

La Costituzione. Nicolosi ha ricordato il settantesimo anniversario della Costituzione e ne ha richiamato i principi fondamentali in contrasto con un altro anniversario: quello della promulgazione delle leggi razziali. «Gli anticorpi immessi nella società civile italiana attraverso la Carta ci rendano immuni a ogni forma di razzismo», ha dichiarato.

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