Telefono anti-suicidi «Tanta disperazione ma è difficile aiutarli»

MESTRE. «Metto giù e suona. Metto giù e suona. Tutto così. Anche venti, trenta telefonate in una sola mattina. L'hanno chiamato fondo anti-suicidi, un nome sbagliatissimo». Perché? «Perché è passata l'informazione che noi potessimo dare finanziamenti a fondo perduto. Non è così: i nostri fondi funzionano solo con l'appoggio bancario. Senza, non possiamo fare niente».
Ha 34 anni, una voce dolce, un tono comprensivo. L'interlocutore si sente ascoltato: cosa si può chiedere di più al telefono? Ma lei è laureata in economia e commercio, non in psicologia. Come le altre sue colleghe della task force di Veneto Sviluppo che rispondono al numero verde 800177750 dovrebbe fare consulenza finanziaria, non assistenza ai disperati. Queste ragazze poco più che trentenni si sono dovute inventare un controllo dei nervi, un equilibrio e una saggezza da far invidia a veterani dei corsi di sopravvivenza. Dal 17 aprile, data della delibera di giunta che ha varato il fondo anticrisi, un'ondata di telefonate si è abbattuta su Veneto Sviluppo. Più di 500 chiamate in un mese. «Adesso si sono un po' affievolite ma all'inizio è stato difficile arginare le aspettative», dice la nostra telefonista. «Era tutta gente che chiamava senza neanche essere passata attraverso il controllo dell'istituto di credito. Arrivavano a noi direttamente dalla lettura dei giornali. E noi a spiegare che prima dovevano rivolgersi alla loro banca. Alcune imprese artigiane non sapevano neanche che Veneto Sviluppo esisteva: almeno in questo modo l'hanno scoperto».
Lo dice con la voce soave, ma si avverte anche l'autoironia: sai che soddisfazione chiedere soldi e ricevere un biglietto da visita. Fa male addentrarsi nella casistica delle telefonate che arrivano al numero verde. Per attingere al "fondo antisuicidi" un povero cristo deve prima passare in banca a farsi l'esame del sangue: occorre dimostrarsi di essere capaci di restituire i soldi che vengono prestati. La valutazione dell'istituto di credito è indispensabile perché Veneto Sviluppo avvii la pratica. Si fa prima un terno al lotto che riuscire a far cambiare idea all’eventuale aspirante suicida. L’unico vantaggio rispetto alla procedura standard è che la garanzia reale nella “misura straordinaria anticrisi” non è indispensabile: supplisce a tutto la valutazione della banca. Questo comporta che se una banca dice no, l'imprenditore può provare con un'altra: la valutazione si basa su dati concreti, come il bilancio aziendale, ma anche su elementi soggettivi, come il profilo dell'imprenditore. Per dire dell'insindacabilità delle banche.
Poniamo che l'istruttoria vada in porto: il fondo anticrisi assicura il finanziamento agevolato, metà con denaro di Veneto Sviluppo e l'altra metà della banca. Si va da un minimo ad un massimo: nel commercio da 15.000 euro a 500.000; per le Pmi del settore secondario e terziario da 25.000 a 500.000; per le aziende artigiane da 25.000 a 300.000; nel turismo da 25.000 a 500.000.
Purtroppo la grande maggioranza delle richieste al fondo anticrisi è di gente borderline, casi disperati per le banche. «Sono imprenditori che hanno già il cappio al collo», confermamo le ragazze del telefono verde. «La disperazione viaggia su importi bassissimi, 5000 euro. Tante sono imprese familiari, che non vogliono lasciare a casa i propri dipendenti. È un mondo di relazioni che non si vuole assolutamente perdere. L'aspetto professionale è mescolato con la vita affettiva, le persone si sentono coinvolte al cento per cento. E noi siamo contretti a mandarli in banca. A volte chiediamo noi alla banca di riesaminare i casi».
E la banca cosa risponde? «Ci llustrano le operazioni che vengono fatte, magari consigliano di ricorrere ad una cooperativa di garanzia per avere più sostegno».
Simpatici. E come va a finire? «Noi facciamo in modo che l'azienda si metta in contatto con la banca, ma non sappiamo come va a finire. Ci ritornano solo pratiche istruite, di gente che ha superato l'esame di affidabilità dalla banca. In ogni caso, prima di chiudere la porta in faccia a gente che non ha i requisiti cerchiamo di capire bene, offriamo un supporto psicologico. Ci sono persone che ci hanno ringraziato solo per essere riuscite a parlarci».
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