Tesoretto, Maniero torna in tribunale

L’ex boss sarà chiamato a testimoniare, assieme al cugino, al processo per riciclaggio contro il broker Brotini
Felice Maniero
Felice Maniero

VENEZIA. Felice Maniero torna in tribunale. Non lo farà sul banco degli imputati, ma su quello dei testimoni. C’è anche l’ex boss della Mala del Brenta tra i 25 testi che i pubblici ministeri della Direzione distrettuale antimafia di Venezia Paola Tonini e Giovanni Zorzi vogliono sentire nell’ambito del processo iniziato ieri a carico del broker fiorentino Michele Brotini, accusato di aver riciclato i soldi di “Faccia d’angelo” - circa 17 milioni di euro - in concorso con l’ex cognato di Maniero, l’odontoiatra fiorentino Riccardo Di Cicco. Assieme a “Faccia d’angelo”, la Procura vuole sentire anche Giulio Maniero, cugino dell’ex boss, e Giuseppe Pastore, che per anni era stato l’uomo di fiducia di Felice. I tre saranno interrogati con tutte le garanzie riservate ai collaboratori di giustizia: non saranno in aula, per evidenti motivi di sicurezza, ma risponderanno in videoconferenza. L’udienza si svolgerà in aula bunker a Mestre, l’unica dotata dell’impianto per la videoconferenza, con ogni probabilità il 10 maggio.

Michele Brotini
Michele Brotini


Proprio dalle rivelazioni di Felicetto davanti ai sostituti procuratori della Dda lagunare - quattro interrogatori tra marzo e settembre 2016 - era scaturita l’inchiesta che ha portato all’arresto di Di Cicco e Brotini. Maniero aveva parlato con i magistrati dopo che il suo silenzio durava dal 1994, quando si era pentito. Ai rappresentanti della Procura aveva raccontato la sua verità, ovvero di aver consegnato il suo “tesoretto”, frutto di anni di criminalità tra spaccio, rapine e traffico di armi, all’allora cognato Di Cicco, marito della sorella Noretta (anche lei indagata) e a Michele Brotini, esperto di finanza e investimenti. Un “tesoretto” che avrebbe preso, secondo quanto accertato dalla Procura anche attraverso una rogatoria alla Deutsche Bank, la strada della Svizzera. A un certo punto Maniero avrebbe iniziato a chiedere indietro i suoi soldi scaglionati attraverso “pizzini” con messaggi minacciosi. A consegnare i soldi era un cosiddetto “spallone”, titolare di un’agenzia finanziaria in Svizzera, che portava i soldi a Di Cicco, il quale li consegnava alla compagna di Maniero. Questo fino a metà del 2015, quando il flusso di restituzione si era interrotto. Dopo pochi mesi, l’ex boss della Mala aveva deciso di vuotare il sacco con i pm. «È stata una vendetta di Felicetto dopo che i rapporti tra lui e la sorella Noretta erano andati deteriorandosi», aveva detto Di Cicco nel corso del primo interrogatorio.

Riccardo Di Cicco
Riccardo Di Cicco


Le scelte difensive dei due imputati principali del procedimento, ovvero Brotini e Di Cicco, sono diametralmente opposte. Da un lato il broker, difeso dagli avvocati Marco Rocchi e Giuseppe Nerio Carugno, ha scelto di andare a dibattimento davanti al tribunale collegiale presieduto da Stefano Manduzio. Nell’udienza filtro di ieri, la difesa ha sollevato una questione di competenza territoriale, chiedendo che il processo venga celebrato a Firenze. Eccezione, questa, respinta dai giudici del collegio. Nel fascicolo del dibattimento sono stati inseriti gli esiti della rogatoria in Svizzera e l’interrogatorio in incidente probatorio sostenuto da Di Cicco ai primi di dicembre, focalizzato in particolare sui rapporti tenuti con Brotini. L’8 febbraio verrà conferito l’incarico al perito per la trascrizione delle telefonate, dopodiché il 10 maggio l’istruttoria entrerà nel vivo. I pm hanno chiesto anche che l’imputato si sottoponga all’esame.

Riccardo Di Cicco, invece, eviterà il dibattimento in aula dal momento che con il suo avvocato Giulio Venturi ha deciso di essere giudicato con il rito abbreviato che consente lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna. Nell’udienza preliminare fissata per il 15 febbraio, l’odontoiatra ha chiesto di parlare davanti al gup Massimo Vicinanza.

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