Ticket, l'assessore Coletto: costretti a subìre una tassa inutile e ingiusta
La Regione ha sollecitato la cancellazione in extremis del provvedimento incassando il secco "no" di Tremonti
Luca Coletto
VENEZIA. Ultimo ad arrendersi ma infine costretto ad ingoiare il rospo, leggi ticket sanitari imposti dalla manovra di Governo. Ieri il Veneto, tenacemente contrario all'inasprimento fiscale, ha sollecitato il presidente della Conferenza Stato-Regioni, Vasco Errani, a richiedere a Tremonti la cancellazione del provvedimento: un tentativo in extremis naufragato sul niet del ministro.
«I ticket sono una misura sbagliata, ingiusta e inefficace, l'abbiamo detto prima e lo ribadiamo ora», si sfoga l'assessore regionale alla sanità Luca Coletto «disgraziatamente, in presenza di una legge dello Stato, non abbiamo scelta, siamo costretti a subirla, anzi ad agire come sostituti d'imposta per conto del Tesoro». Lamentazioni a parte, da lunedì anche gli utenti veneti dovranno sborsare 10 euro per le visite specialistiche e 25 sui codici bianchi del pronto soccorso.
Certo, Ferruccio Fazio, il ministro della Salute, promette l'esenzione per le «categorie deboli» ma oggi, nel pieno della crisi sociale, la percentuale reale dei cittadini che vive al limite del bisogno supera largamente il "tetto" certificato dalle statistiche. La Regione Veneto è in grado di offrire loro un aiuto? «Purtroppo no, abbiamo raschiato il fondo del barile e siamo pressoché privi di risorse spendibili», replica Coletto «avremmo potuto fare qualcosa se fosse stata reintrodotta l'imposta addizionale Irpef sui redditi medio-alti: un piccolo sacrificio da parte dei contribuenti benestanti avrebbe consentito di sostenere chi versa in difficoltà, penso agli anziani, alle famiglie numerose, ai precari, ai cassintegrati. Noi l'abbiamo proposto a più riprese, in nome dell'equità e della solidarietà. Altri hanno deciso diversamente». Sulla stessa linea, il pragmatico top manager della sanità veneta, Domenico Mantoan, convinto che il ricorso ai ticket sia una scelta «profondamente sbagliata» per tre ordini di motivi: alleggerisce ulteriormente il portafoglio dei cittadini; non contribuisce in alcun modo al finanziamento del Servizio sanitario nazionale; dirotta la fornitura di determinati servizi verso il privato, favorendone così una posizione di privilegio sul mercato.
Tant'è. Le cattive notizie non arrivano mai sole. Così, sul tormentato fronte sanitario voci romane segnalano che, nell'impellenza di fare cassa, si è volatilizzata la seconda tranche del riparto ministeriale (486,50 milioni) concordato con le Regioni: per il Veneto si tratterebbe di 38 milioni in meno rispetto al budget previsto. «Per noi sarebbe una beffa», commenta sconsolato Luca Coletto «a che servono tagli, sacrifici e conti in attivo se chi amministra con rigore viene punito e chi calpesta le regole ottiene più risorse da sprecare?». Sembra l'atto d'accusa di un oppositore, è la delusione di un amministratore leghista stretto tra l'incudine delle aspettative popolari alimentate dal centrodestra e il martello del governo «amico» Berlusconi-Bossi.
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