Toni Da Re pronto per Strasburgo: «E ora diamo sette giorni al M5S»

VITTORIO VENETO. C’è qualcuno, in Italia, tra i candidati leghisti che può vantare di aver preso più voti di Matteo Salvini? Sì, Toni Da Re, “il baffo”. A Vittorio Veneto, sua città di adozione, ha superato “il capitano” di centinaia di preferenze. E – ammette con malcelata soddisfazione –: ho ricevuto circa 700 preferenze che sono state annullate, perché nella scheda non era riportato il voto di genere.
Per lui hanno espresso consenso anche numerosi elettori di sinistra e di estrema sinistra; Da Re ha perfino le prove fotografiche che gli hanno recapitato per accreditarsi. «Non mi sorprende, questo affetto – spiega – perché la Lega è un movimento di popolo, altri sono partiti di élite. Un movimento di passione».
Neppure ai tempi d’oro della Dc accadeva tanto. Se Salvini decide di presentarsi con il rosario, sa bene che da queste parti – esemplifica Da Re – ci sono migliaia di veneti che lo recitano proprio in queste sere di maggio; ed è gente umile, vera.
Ma adesso, secondo Da Re, segretario nazionale del partito, è già tempo di voltare pagina, di pensare all’immediato futuro. Il segretario, da poche ore proiettato verso Bruxelles, pone una scadenza: entro la settimana Salvini si faccia dare da Di Maio, se è ancora lui il leader dei 5 Stelle, finalmente il via libera perché il presidente Zaia possa portare a casa l’autonomia. E con l’autonomia – specifica Da Re – tutto il resto, dalla Tav alle grandi opere.
Ma se Di Maio tergiversa? «Salvini ne tragga le conseguenze. Noi veneti non siamo più in grado di aspettare. Anche perché davanti a noi incombono altri problemi, l’economia e l’Iva. Nei prossimi mesi avremo impegni gravosi da affrontare, quindi dobbiamo andare subito all’incasso. Senza perdere altro tempo».
Da Re, dunque, non torna a chiedere di rompere? «
La decisione spetta al “capitano”. Ma non saremo noi a farlo, bensì gli altri, dicendoci eventualmente di no». Il Veneto, dunque, all’incasso dell’autonomia, della Tav e pure anche della flat tax. «È quanto abbiamo promesso ed è quanto chi ci ha dato il consenso aspetta da noi. La prossima volta non avremo questo risultato se li deluderemo. Le elezioni hanno premiato di fatto la coerenza di Salvini, ma prima ancora la coerenza del presidente Zaia, e in primo luogo la sua coerenza amministrativa. Così pure la coerenza dei nostri sindaci, la cui esperienza arriva da lontano, non è improvvisata».
Da Re dice di voler tenere comunque i piedi per terra. Sarebbe facile inebriarsi di questo successo, ma sono sicuro – afferma – che di nuovo Salvini non si lascerà incantare da questa sirena. Ha già detto, come ricorda Da Re, che non andrà a caccia di nuove poltrone, ma che i problemi li vuole risolti. Quindi – taglia corto Da Re – poche chiacchiere: «Altrimenti vale, appunto, la pena cambiare». —
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