TRAGEDIA A CURTAROLOUccide il figlio di 2 anni a coltellate
Tremenda scoperta del marito che era uscito a prendere le pizze. La donna, 35 anni, era seduta in cucina immobile e sotto choc. Aveva in grembo il corpicino esanime del suo bambino. Nell’altra stanza dormiva l’ultima nata, di tre mesi, incolume

CURTAROLO
. Gianni Bellato, 40 anni, è sprofondato nell’orrore appena girata la chiave nella toppa. Rientrato in casa, in cucina, ha trovato la moglie Monica Cabrelle, 35 anni, seduta con il figlioletto esanime in grembo. Immobile. Gli occhi sbarrati. Il respiro pesante. Sotto choc. Sul pavimento c’era il coltello da cucina usato per uccidere il piccolo Alessandro, che avrebbe compiuto tre anni il prossimo 3 gennaio. Attorno, sangue. Sangue dappertutto. E un silenzio irreale. Un silenzio che ha trapassato i muri della villetta gialla costruita con sudore e fatica in via San Martino 10 a Pieve di Curtarolo. Gianni Bellato ha teso l’orecchio per sentire altri segni di vita in casa. Per sentire se c’era qualcuno. Per sentire il respiro di sua figlia, nata l’agosto scorso. Una bimba desiderata e amata. Non per nulla fuori della casa è ancora appeso il fiocco rosa. Appeso in direzione che tutti possano vederlo dalla strada. L’uomo ha preso il telefono e ha chiamato i soccorsi: l’ambulanza e i carabinieri. Alla centrale operativa avrebbe detto poco o nulla: «Mia moglie ha ucciso mio figlio a coltellate». Poi si è seduto. Vinto dal dolore.
L’uomo è sprofondato nell’orrore poco dopo le 20. Era appena rientrato per trascorrere un sabato sera normale. Uno come tanti in queste serate invernali. Un sabato sera insieme alla moglie Monica (i due si sono sposati cinque anni fa). Insieme al figlio Alessandro e all’altra piccolina. Era uscito per andare a prendere un paio di pizze per asporto. Ad Alessandro la pizza piaceva. Più che mangiarla, ci giocava con i pezzi, sporcandosi tutto. Ma che importa.
Le vite di Gianni Bellato e Monica Cabrelle, dalle 20 di ieri sera hanno preso direzioni diverse. Gianni e Monica si conoscono da anni. Lui tarchiato e robusto, lei alta e con i capelli chiari avevano deciso di mettere su famiglia a Pieve cinque anni fa, ristrutturando una casa a poche centinaia di metri dall’abitazione della giovane, dove vivono ancora i genitori di lei. Che ieri sera, poco prima delle sette, sono stati visti rincasare proprio dalla casa dell’orrore. Tranquilli. Sereni. Non sapevano cosa sarebbe accaduto da lì a poco.
Monica Cabrelle è rimasta immobile e sotto choc. Lei, operatrice nella casa di riposo di Carmignano di Brenta, stavolta ha avuto bisogno di aiuto. Da tutti. E’ sprofondata in un terribile silenzio. Gli occhi aperti. Lo sguardo muto. Monica da qualche mese era in maternità. Ad agosto aveva partorito una bella bambina. Un parto che potrebbe essere alla base della tragedia. Gianni Bellato, artigiano (parquettista) ha parlato subito di «depressione post partum» a chi lo ha soccorso. E ha improvvisamente ricordato quegli strani silenzi della moglie, negli ultimi di giorni. Ma mai avrebbe potuto immaginare, nemmeno lontanamente. Anche se la certezza che sia un omicidio la si è avuta soltanto a notte fonda. Quando il magistrato Orietta Canova e il medico legale Massimo Monitisci hanno finito di dare contorni più definiti a questa brutta faccenda. E hanno fatto aiutato Monica a salire in ambulanza. La donna è stata sedata, quindi è stata accompagnata all’ospedale di Padova. Scortata dai carabinieri essendo in stato d’arresto. Accanto a lei, nell’autolettiga, si è seduta la pm.
Nel frattempo, fuori della villetta dei Bellato, a un civico di distanza, nella casa degli zii di Gianni, sono arrivati alla spicciolata i parenti di lui. Papà Livio Bellato, mamma Anna e il fratello Claudio. Il dolore dipinto nei loro volti. Qualche lacrima. Rabbia per una tragedia inspiegabile se non con parole che per ora dicono tutto e niente: «depressione post partum».
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