Tribunale del malato: le cure sono un diritto, non un regalo

PADOVA. «Pubblicare in calce ai referti il costo della prestazioni mi sembra una stupidaggine o, peggio ancora, un’ipocrisia. Qual è l’intento? Rinfacciare ai pazienti che il sistema ospedaliero...

PADOVA. «Pubblicare in calce ai referti il costo della prestazioni mi sembra una stupidaggine o, peggio ancora, un’ipocrisia. Qual è l’intento? Rinfacciare ai pazienti che il sistema ospedaliero eroga risorse a tutela della loro salute? Ma non si tratta di una concessione, né tantomeno di un regalo: gli utenti pagano per ricevere le cure dai medici ed il servizio sanitario è un patto tra i cittadini e lo Stato, non un’elemosina». Non usa mezzi termini il dottor Carlo Tobaldo, presidente del Tribunale per i diritti del malato a Padova.

«Non capisco il senso di questa operazione contabile», riprende «tanto varrebbe mettersi a sindacare sul prezzo di un trapianto, quasi che la salute fosse riducibile ad una valutazione commerciale. Ho sentito le prime reazioni di pazienti e medici, ovviamente negative, qualcuno sostiene che si potrebbe modificare la norma e limitarla ai casi di minima urgenza, i codici bianchi sì, per sensibilizzare circa la necessità di evitare sprechi. Personalmente anche questa eventualità mi lascerebbe perplesso: esiste già un tariffario regionale on line, tutti i medici ne sono a conoscenza ed i pazienti non agiscono certo di loro iniziativa ma in base alle prescrizioni. E allora?». Sulla questione, per la verità, si è già espresso il Comitato nazionale per la bioetica che, in relazione al precedente lombardo, ha raccomandato che «Si evitino forme di colpevolizzazione e discriminazioni dei malati e che sia rispettata l’esigenza di riservatezza dei dati personali sullo stato di salute», precisando che la diffusione delle cifre «non dev’essere considerata l’unico strumento per la presa di coscienza da parte del cittadino della spesa sanitaria, ma piuttosto inserita nel contesto di una educazione complessiva della società a percepire lo stretto legame tra la salute individuale e la salute sociale» e che «la garanzia dell’accesso alle informazioni in merito ai costi sostenuti dal Sistema sanitario nazionale per le prestazioni ricevute o da erogare» avvenga «nel rispetto della volontà di chi vuole conoscere». Una privacy che al momento non pare riconosciuta.

«Non credo che ha bisogno di cure sia interessato a conoscere nel dettaglio la spesa sostenuta dalle Ulss, semmai gli importano la qualità e la tempestività della terapia», è la conclusione di Tobaldo «credo dovremmo occuparci della sostanza dei problemi». (f.tos.)

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