Un museo segreto custodisce la memoria della CIGA

MESTRE. Quel lusso era il risultato di tante persone innamorate del proprio lavoro, che facevano sentire a casa re e regine, attori, scrittori e personaggi del bel mondo. Il loro savoir faire era la vera eccellenza, offerta da un’azienda che, prima di tutto, aveva a cuore la serenità dei lavoratori.
Dal 2012, ogni anno, un gruppo di ex dipendenti della Ciga – la Compagnia italiana grandi alberghi fondata a Venezia nel 1906 dal conte Giuseppe Volpi di Misurata – si ritrova a Mestre per entrare nella “casa” che Walter Cesare, ex direttore di sede a Venezia, ha costruito per loro.
È un museo privato, allestito in un appartamento dall’indirizzo segreto, che custodisce oggetti, fotografie, e introvabili memorabilia che ripercorrono la storia dell’azienda dalla sua fondazione al passaggio al gruppo americano Sheraton nel 1995.

Passaparola .Nel 2018, per la prima volta, il consueto raduno si è tenuto altrove. Il passaparola fra gli affezionati ha portato nel veneziano quasi cento persone: troppe per accedere al museo segreto, e così tante da far pensare che sia giunto il momento di esporre questo grande patrimonio storico in un luogo aperto al pubblico.

Walter Cesare ha accolto ex direttori, portieri, governanti, camerieri e uscieri, arrivati da tutta Italia, a Casa Mestre, dove – con il supporto del presidente Stefano Serena – ha organizzato una mostra di fotografie della Ciga di inizio Novecento, che portano alla bellezza in bianco e nero dei primi soggiorni nelle capanne dell’Hotel Excelsior e del Des Bains, al Lido di Venezia. Dopo un aperitivo al “Bacaro Veneto”è seguito il pranzo a Ca’ Nostra di Marcon.

Il meticoloso lavoro di Walter Cesare non era mai uscito prima dalla cerchia ristretta degli ex dipendenti. «Ma è ora che la storia della Ciga si faccia conoscere all’esterno» dice. «È un esempio di quanto valorizzare il lavoro delle persone sia importante per raggiungere l’eccellenza.Sarebbe bello» aggiunge«poter rendere pubblico il mio archivio e divulgare questa storia per come noi, ex lavoratori, l’abbiamo vissuta e amata».

Gratitudine.Dietro agli arredi sontuosi, al profumo della biancheria, ai fiori, ai sorrisi dei camerieri degli Hotel più prestigiosi d’Italia c’era una scuola di umanità e ascolto.
«Se un cameriere aveva un problema, la direzione doveva capirlo e aiutarlo in tutti i modi» continua Cesare. In molti, al ritroco, hanno ricordato quell’atmosfera: «Provavamo un senso di gratitudine verso la società» dice Massimo Rosati, uno degli ex direttori più anziani della compagnia. Sentimento condiviso anche da Dario Mariotti, che ha iniziato la sua carriera da cameriere al Principe Savoia di Milano ed è poi stato mandato a dirigere l’Hotel “El Convento” a Portorico, il primo oltreoceano della Ciga.

«Chiedo spesso ai miei colleghi quale sia per loro il luogo più importante dei Grand Hotel in cui hanno lavorato»”, dice Walter Cesare. «Solo uno mette tutti d’accordo: è la porta girevole dell’ingresso che, nel suo moto perpetuo, ha portato dentro e fuori i più grandi protagonisti della storia italiana».
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova