Una Cav senza vincoli per salvare Sis

PADOVA. L’odiato governo Renzi toglie le castagne dal fuoco alla giunta Zaia. Un emendamento da inserire nella Finanziaria su proposta del Mit, il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, spiana la strada alla Pedemontana Veneta (perfino il linguaggio aiuta), facendo perno su Cav spa, la società di gestione del Passante di Mestre.
L’obiettivo dell’emendamento è abrogare i vincoli dell’articolo 2, comma 290, della legge 244/2007 (finanziaria 2008) che ha istituito Cav, obbligandola a marciare su binari prestabiliti.
Cav sta per Concessioni autostradali venete. E’ una società ingessata nell’operatività: si deve occupare solo del Passante. E nel rapporto tra i soci, che sono due: Anas e Regione Veneto, bloccati ognuno sul 50%. L’emendamento toglie questi vincoli e trasforma Cav in una normale concessionaria autostradale. Salta il rapporto paritetico tra Anas e Regione. Viene introdotta la libera circolazione delle azioni tra i soci. La Regione potrà andare in minoranza e potrà entrare un altro socio, tipo la Cassa depositi e Prestiti. L’oggetto delle attività viene allargato e Cav potrà occuparsi anche di opere in project financing della Regione Veneto. Metti caso la Pedemontana.
E’ scattata l’operazione soccorso rosso a Dogliani, l’imprenditore cui fa capo il Consorzio Sis, concessionario della Pedemontana in crisi di liquidità? La decisione di utilizzare Cav non è ancora presa, certo è che con questo emendamento vengono tolti i limiti che lo impedivano. Finché resta vincolata dalla legge istitutiva, Cav non può intervenire neanche volendo nel salvataggio del concessionario impelagato.
Più chiari sono i rapporti che si aprono con Veneto Strade, la società regionale che ha ereditato nel 2001 le competenze dell’Anas e oggi è costretta retrocedere 506 chilometri di strade ex statali per l’impossibilità di assicurarne la manutenzione. Causa cronica carenza di fondi (viene male anche a dirlo).
Due gli scenari possibili: 1) tutte le competenze di Veneto Strade passeranno a Cav e la società diretta dall’ingegner Silvano Vernizzi chiuderà i battenti; 2) Veneto Strade si allargherà acquistando una quota di Cav e l’ingegner Vernizzi (o chi per lui) siederà nel nuovo consiglio di amministrazione. Dove, in entrambi i casi, gli amministratori potranno utilizzare gli utili del Passante di Mestre per garantire la manutenzione, ora precaria, delle grandi direttrici stradali del Veneto. Nulla vieta che nella nuova Cav entri anche la finanziaria regionale Veneto Sviluppo: la Regione non potrà chiudere del tutto i cordoni della borsa. Ma se entrerà la Cassa Depositi e Prestiti sarà la prova del nove che il nuovo strumento nasce direttamente puntato al salvataggio dei cantieri della Pedemontana.
Fermo restando che le potenzialità della nuova Cav vanno molto al di là dell’accordo con il Consorzio Sis. L’ingresso di Anas con l’assunzione diretta di responsabilità cambia il panorama, non solo veneto. Bisogna sapere che la dirigenza di Cav sta lavorando all’ipotesi di far entrare nella società Autovie Venete, concessionaria dell’autostrada Venezia-Trieste, direttamente controllata dalla Regione Friuli Venezia Giulia. Autovie ha la concessione in scadenza a fine 2019, l’anno prossimo bisognerà metterla in gara. L’accordo con Cav consentirebbe di ottenere una proroga in house, spostando la concessione sulla società veneta. In questa ipotesi, Cav si porrebbe come futuro concessionario anche di Autovie, essendo un soggetto pubblico.
Ne verrebbe fuori una sinergia enorme, una macchina da guerra solo vagheggiata all’epoca di Giancarlo Galan e Renzo Tondo, i due presidenti regionali forzisti dei primi anni Duemila. Il polo pubblico delle infrastrutture del Nordest, fallito negli anni della grandeur berlusconiana, nascerà negli anni della crisi con i presidenti rivali Luca Zaia e Debora Serracchiani?
Meglio non allargarci e stare ai fatti. Anche perché i contatti tra Cav e Autovie non passano dalle segreterie dei due presidenti, ma dagli uffici dell’amministratore delegato di Autovie Maurizio Castagna e del suo collega di Cav Michele Adiletta. Il quale ha avuto in fine settimana poco simpatico: è stato raggiunto assieme ad altri dipendenti Anas da un rinvio a giudizio per attentato alla sicurezza dei trasporti. Cos’hanno fatto di tanto grave? Colpa delle buche sulla E45 Orte-Mestre: la procura di Perugia nel 2014 ha messo sotto inchiesta 22 imprese per uso di materiali scadenti nell’asfaltatura e sospetta truffa. Ma a sorpresa una perizia, esaminando 23 incidenti, ha dimostrato che i materiali sarebbero esattamente quelli richiesti dal capitolato d’appalto della gara bandita dall’Anas. Di qui il rinvio a giudizio. Si vedrà al processo, anche se – vista da lontano – appare un po’ difficile addossare alle casse dell’Anas lo stato in cui si trova un’arteria preistorica del nostro Paese. Non a caso si chiama Romea.
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