Una studentessa può invaghirsi del suo professore, non il contrario: ecco perché

È un problema perenne, quello dei professori che s’invaghiscono delle studentesse e non riescono a tenere le mani a posto. Ogni tanto la notizia vien fuori, ora in una città ora nell’altra, e tiene banco per qualche giorno, poi sparisce. Adesso viene da Verona. Poiché è un fenomeno ritornante, cerchiamo di capire i suoi aspetti stabili, cosa succede, cosa c’è che non va, di cosa deve rendersi conto la scuola, la famiglia, la ragazza, e soprattutto il professore.
Non parlo solo del caso che è nelle cronache in questi giorni, a Verona. Non ha niente di diverso dai casi accaduti nei mesi passati, in altre città. E sarà copiato suppergiù uguale nei casi futuri. Verona è una città universitaria, e queste cose succedono di preferenza nelle aule universitarie. Ma non sono rare nemmeno nelle scuole medie superiori: è l’età di quelle che Marcel Proust chiamava “le fanciulle in fiore”, le ragazze all’apice della bellezza.
Goethe ha detto che la parola più bella per indicare la giovane donna non ce l’ha la lingua italiana, non ce l’ha la lingua francese, non ce l’ha la lingua spagnola: ce l’ha la lingua tedesca, e questa parola è “Fräulein”.
Perché è una parola così bella, per indicare una ragazza?
Perché ha una consonante languida, la l, e una vibrante, la r. Sarà. Ma quanto a languori e a vibrazioni le ragazze delle nostre scuole superiori e delle università non sono certo inferiori alle Fräulein tedesche. Lo sanno bene i professori che fan lezione passeggiando tra i banchi e vedendole da vicino. Che le notino, è umano e inevitabile. Secondo me, che nell’insegnamento ho passato la vita, è anche utile.
Dall’altra parte, che le ragazze sentano interesse per il professore che parla di Dante e Beatrice, e con l’interesse anche l’attrazione, è altrettanto umano, e altrettanto, e anche più, utile. Vorrei dire di più: il professore del quale le studentesse non s’innamorano è un cattivo professore, e col suo insegnamento otterrà poco. Per le ragazze, come per le Fäulein, innamorarsi del professore è un fenomeno di crescita.
“Devono” crescere, l’insegnamento serve a questo. Ma il professore che s’innamora delle studentesse è un cattivo professore, il suo è un fenomeno di decrescita. È meglio se non succede. Il professore veronese di cui si parla in questi giorni (se le cronache sono esatte, ma lui ha patteggiato, ha risarcito e ha accettato la pena di due anni di reclusione, con la condizionale) metteva una mano sullo schienale a cui s’appoggiava la ragazza, e allungava in fuori il pollice, per sentire la carne della fanciulla.
Ecco, le lezioni si fanno con le parole, toccando l’anima. Non si fanno col pollice, toccando la schiena e il lato B. Perché lo diciamo su un giornale? Perché se un professore s’innamora di una studentessa, è affar suo e di nessun altro. Ma se tocca la studentessa, è affar nostro e di tutti.
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