Università, Ancona contro il nepotismo«Troppi figli o parenti stretti negli staff»
Esplode la «questione morale» all’Università. Il professor Ermanno Ancona, tra i più noti a Medicina, in una lettera intitolata «Riflessioni sull’elezione del preside: la questione etica» punta il dito contro il «nepotismo deteriore»

Ermanno Ancona
Il 4 giugno si vota per la presidenza di Medicina e Chirurgia, e proprio dall’interno della maxi Facoltà esplode la «questione morale» all’Università. A farla deflagrare è stato uno dei docenti più autorevoli, il professor Ermanno Ancona direttore della Clinica Chirurgica 3ª. Il quale, appassionato conversatore web con tutti gli interessati attraverso il proprio sito www.ermannoancona.com, ha già indirizzato anche via e-mail diverse lettere aperte ai circa 600 docenti della Facoltà, su temi riguardanti sia vari problemi generali di Medicina, sia in particolare le prossime elezioni. Ma a suscitare clamore è stata quella che Ancona stesso ha intitolato «Riflessioni sull’elezione del Preside: la questione etica», che pubblichiamo integralmente qui a fianco. Oltre a stigmatizzare i «conflitti interni fra i docenti», il chirurgo indica come... malattia ciò che egli chiama il «nepotismo deteriore».
Cosa Ancona intenda esattamente, ce lo spiega egli stesso. «Ma per fugare ogni sospetto», precisa, «confermo intanto di non essere fra i candidati alla presidenza di Facoltà». I quali sono notoriamente tre (ma non è prescritto che si possa votare solo per loro), che si presenteranno ufficialmente nell’assemblea fissata per lunedì prossimo 19 maggio: il preside in carica Giorgio Palù (che ha governato Medicina per un triennio, più l’anno di proroga concesso dal nuovo Statuto di Ateneo), l’ex preside Angelo Gatta (che aveva governato per due mandati, rilevato da Antonio Tiengo che era stato preside per un triennio, prima appunto di Palù) e Gaetano Thiene docente del Dipartimento di Scienze medico-diagnostiche. «Ebbene, per nepotismo», chiarisce Ancona, «intendo l’aprire le porte dei propri gruppi di lavoro, da parte di direttori, a figli o ad altri discendenti stretti, creando per loro un percorso accademico agevolato rispetto agli altri. Per essere più esplicito: non c’è naturalmente alcunché di male che il figlio o il nipote di un medico voglia studiare Medicina (lo stesso discorso vale ovviamente per Ingegneria o per Lettere): quello che, per opportunità appunto di “pulizia etica”, occorrerebbe evitare, per prevenire dubbi e critiche, è che il figlio di un direttore medico venga assunto nello stesso Istituto o Dipartimento del padre. Ecco, il mio appello a porci la “questione etica” ha soprattutto un valore di prevenzione».
Ma in concreto a quali casi specifici si riferisce il professor Ancona per quanto riguarda la sua Facoltà? Di strettamente attinenti alla sua «definizione», ne risultano un paio, peraltro diversi: quello di Antonio Ambrosini direttore di Ostetricia e Ginecologia e del figlio Guido docente dello stesso dipartimento-clinica; e quello di Alberto Staffieri direttore di Otorinolaringoiatria e della figlia Claudia che è medico (ma non docente) nello stesso reparto. Un altro caso riguarda un chirurgo famoso, Davide D’Amico direttore di Chirurgia generale e trapianti d’organo, il cui figlio Francesco è dottorando di ricerca pure in Chirurgia. Un figlio dell’ex preside Tiengo, Cesare, è medico a Chirurgia plastica clinica, Dipartimento diverso da quello del padre che dirige Medicina clinica e sperimentale. Numerosi sono in Facoltà i casi di parentele, ma sempre in diversi Istituti.
E della questione nepotismo cosa pensano i tre candidati alla presidenza? Giorgio Palù osserva un rigoroso «no comment: di queste cose si parla fra colleghi e non sui giornali». Per Angelo Gatta, direttore della Clinica Medica 5ª, la cui figlia Michela è ricercatrice di Neuropsichiatria infantile, «occorre equilibrio: è sicuramente imbarazzante avere un figlio nel proprio stesso staff, per cui è consigliabile che un “rampollo” si cerchi lavoro in un’altra clinica o università; però non sarebbe nemmeno giusto penalizzare un bravo medico per il cognome che porta». Gaetano Thiene la pensa analogamente: «Qui a Padova i casi veri sono pochi, diversamente da altri atenei, specie al Sud, ma il problema esiste e va normato».
Quanto alle elezioni, Ancona rileva il pericolo che «ancora una volta la Facoltà si spacchi in due, mentre sarebbe importante ritrovare l’unità, con questioni estremamente importanti sul tavolo: come la nascita dell’azienda integrata università-ospedale e la progettazione della nuova cittadella sanitaria». Per la prima volta anche a Medicina voteranno tutti i ricercatori, circa un terzo del corpo elettorale.
E voi cosa ne pensate delle università italiane? I favoritismi e i rapporti di parentela prevalgono sempre sul merito? Avete delle esperienze dirette da raccontare? Dite la vostra opinione
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