Inaugurazione anno accademico a Padova, Mapelli: «Ecco tutti i nostri record»

Al Bo il via all’803esimo anno accademico, ospite la scienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo. Iscritti 75 mila studenti, di cui l’11 per centro stranieri, mentre sono 2.800 i docenti e ricercatori

Costanza Francesconi
Un momento della cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico a Padova
Un momento della cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico a Padova

«Antica, storica ma visionaria nell’essere fortemente improntata alla ricerca, etica e responsabile, e all’internazionalizzazione». Così la rettrice Daniela Mapelli presenta l’Università di Padova all’inaugurazione dell’803º anno accademico dalla sua fondazione.

Quello che si apre giovedì 13 febbraio, in aula magna di Palazzo del Bo, è un anno da record. «Siamo il primo ateneo italiano per finanziamenti ottenuti nell’ambito della ricerca programma Horizon Europe, abbiamo oltre 23.800 nuovi immatricolati (dato non ancora definitivo, ndr), per un totale di circa 75.400 mila studenti, e 2.800 tra docenti e ricercatori», annuncia Mapelli, che aggiunge: «Gli studenti stranieri quest’anno raggiungono quota 11%, arricchiscono la comunità universitaria e costituiscono una presenza fondamentale per affrontare il calo demografico che impatterà da qui ai prossimi anni su tutto il Paese».

Presenti al corteo accademico 140 tra professori e ospiti di atenei italiani ed esteri. 

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Ospite d’eccellenza, la scienziata e senatrice a vita Elena Cattaneo. «Nel nostro Paese, in bilico fra competenze e superstizione, scopri i gioielli delle università e centri di ricerca dove cresce il sapere», riflette Cattaneo, al lavoro con la ministra dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini su una mozione per la ricerca pubblica italiana. «Bisogna migliorare regole, procedure e valutazione di ricerca e progetti di ricerca in Italia affinché tutti sentano di poter competere ad armi pari», sottolinea, «Senza vie privilegiate, cosa che distrugge la fiducia».

L’università, sostiene la senatrice, è una palestra formidabile di spirito critico e responsabilità. «Nonostante il futuro possa sembrare complesso, come lo è in tutte le società democratiche», conclude, «l’università è il luogo dove il sapere diventa strumento di resistenza e di rinascita e ciascuno può sviluppare questa capacità e competenza in ciò che più gli piace».

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