Vajont, scivolone del Tgr Veneto sugli atti del processo a L’Aquila: proteste dall’Abruzzo

In un servizio tivù: “La natura si vendicò dello scippo con il terremoto del 2009”. Minuto di silenzio per le vittime in Senato

Il Presidente della Repubblica Mattarella al cimitero del Vajont per il 60esimo anniversario della strage
Il Presidente della Repubblica Mattarella al cimitero del Vajont per il 60esimo anniversario della strage

L’ipotesi sempre più fondata che gli atti del Vajont restino a Belluno è stata accolta con grande freddezza all’Aquila, dove giovedì si è scatenata una polemica anche in merito ad un servizio del Tgr Veneto dei giorni scorsi.

La giornalista, parlando dello spostamento del processo, ha affermato: “La natura si vendicò dello scippo nel 2009 con il terremoto dell’Aquila”.

«Quella che forse voleva essere un’iperbole, magari per sdrammatizzare vicende invece molto gravi per entrambe le comunità, è finita per essere un autentico scivolone per il quale ritengo che la giornalista debba scusarsi», afferma il senatore di Fratelli d’Italia Guido Liris, eletto in Abruzzo. «Presenterò una richiesta formale di chiarimenti anche nella Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi». «I termini che si usano in casi delicati come questi vanno pesati tenendo sempre in considerazione che siamo di fronte a migliaia di vittime e a intere comunità che hanno patito per anni, e in molti casi continuano a pagare pesanti conseguenze per drammi di proporzioni immani».

E proprio in Senato, giovedì pomeriggio, è stato osservato un minuto di silenzio in ricordo delle vittime del Vajont. La richiesta è arrivata dal presidente Ignazio La Russa: «La scorsa settimana non abbiamo potuto ricordare questa ricorrenza per la concomitanza di un altro evento, lo facciamo ora dando la parola a tre senatori che hanno chiesto di intervenire sul Vajont».

«Un disastro gigantesco, sì, ma come ha voluto ribadire il presidente Mattarella, non una fatalità», ha esordito il senatore Andrea Martella, segretario regionale del Pd in Veneto, che ha aggiunto: «È stato piuttosto una drammatica conseguenza di precise colpe umane, della devastazione di un territorio stravolto nel suo assetto naturale e sociale»

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