Veneto Banca, l’ex ad Consoli torna in possesso del suo “tesoro”

TREVISO. Vincenzo Consoli, ex amministratore delegato di Veneto Banca, rientra in possesso di tutti i beni che gli erano stati sequestrati nell’agosto di quattro anni fa quando finì per sei mesi agli arresti domiciliari in relazione al dissesto dell’ex popolare di Montebelluna. Tornano dunque nella sua piena disponibilità la villa nel cuore di Vicenza, i conti correnti, oltre a quadri e mobili pregiati.
Un tesoro del valore di diversi milioni di euro che gli era stato sequestrati dalla Guardia di Finanza per il crac di Veneto Banca. A stabilirlo è stato il Tribunale di Treviso che, accogliendo la richiesta di archiviazione presentata dalla stessa Procura, ha disposto la rimozione dei “sigilli” allo splendido Palazzo Anti Veronese, del valore di oltre due milioni di euro, a quadri e mobili pregiati, a conti correnti e titoli azionari.
IL COLPO DI SCENA
La situazione giudiziaria di Vincenzo Consoli è decisamente migliorata da quando, su richiesta dell’avvocato Ermenegildo Costabile nel frattempo subentrato a Franco Coppi e Massimo Malvestio, l’inchiesta “madre” è stata trasferita in sede di udienza preliminare da Roma a Treviso. Qui il pubblico ministero Massimo De Bortoli ha chiesto il rinvio a giudizio nei confronti del solo Consoli per i reati di ostacolo alla vigilanza, aggiotaggio e falso in prospetto, “falciando” però 5 degli 8 capi d’imputazione che la Procura di Roma gli aveva originariamente contestato.
L’udienza si è tenuta nei giorni scorsi di fronte al giudice Marco Biagetti che ha accolto l’impostazione della Procura e dell’avvocato Costabile sulla base di una consulenza tecnica di Gaetano Parisi, dirigente di Banca d’Italia. Secondo quest’ultimo le informazioni “nascoste” da Consoli avrebbero avuto un impatto «del tutto irrilevante» tanto che «le differenze riscontrate non sono idonee a concretizzare una prospettazione della realtà così difforme da aver alterato, anche potenzialmente, l’operato dell’Autorità di Vigilanza».
Dunque, aveva scritto lo stesso De Bortoli, «qualora vengano condivise da codesto gip le argomentazioni che precedono, ne consegue che il sequestro preventivo e per equivalente disposto nei confronti di Consoli dovrà essere revocato in quanto riguarda unicamente fatti di cui ai capi 1,4,5 e 6 che sono quelli relativi appunto agli episodi per i quali la espletata consulenza tecnica ha accertato la concreta inoffensività delle condotte».
I BENI SEQUESTRATI
Nell’agosto 2016, in concomitanza con l’arresto di Vincenzo Consoli, la Procura di Roma aveva chiesto alla Guardia di Finanza di recuperare beni per complessivi 45 milioni di euro. Venne sequestrato Palazzo Anti Veronese, uno dei capolavori dell’Ottocento a Vicenza, vera villa nel pieno della città medievale affacciata al parco di Campo Marzo. Molto prezioso anche il suo “contenuto”: si tratta di una cinquantina di pezzi tra quadri e materiale d’arredo di notevole pregio e valore economico.

Qualche esempio? Nella stanza da pranzo del piano rialzato sono state trovate - tra le altre cose - una specchiera in legno da 55 mila euro, un cassettone in noce Luigi XV del 1700 da 180 mila euro, un dipinto di Lodewijk da 85 mila euro. Al piano rialzato, nella sala centrale, c’erano due consolle del XVIII secolo costate 77 mila euro, mentre nella stanza con camino un piano in ribalta in legno risulta essere stato pagato 190 mila euro. In camera da letto c’è un’icona russa del 1600 di imprecisato valore, mentre nella taverna al piano terra c’è un dipinto di Tommaso Ottieri da 20 mila euro. Due Ciardi sono appesi nel salone del primo piano. La magistratura ha poi sequestrato titoli per 235 mila euro che sono finiti nel Fondo Giustizia e fondi Arca per 997.363 euro. Tutti beni di cui ora Consoli è tornato legittimamente in pieno possesso.
I FRONTI APERTI
Nei confronti dell’ax ad ora pendono le inchieste per bancarotta e per associazione a delinquere finalizzata alla truffa. Per il resto Consoli ha portato a casa alcune archiviazioni come quella per l’accusa di estorsione a Monza ai danni di un imprenditore. È stata invece rinviata, causa Covid, al prossimo ottobre l’udienza preliminare sull’inchiesta “madre” che vede come unico imputato proprio Consoli. Un appuntamento atteso da tanti ex azionisti ancora furenti per il clamoroso crollo della loro banca.
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