Veneto Banca, l’indagine di Verbania apre la strada all’inchiesta di Treviso

TREVISO. Elusione delle direttive europee sulla tutela degli investitori. Ma anche l’omissione di atti e documenti atti ad informare gli investitori della natura rischiosa delle operazioni che stavano sottoscrivendo, operazioni che in molto casi «non erano adeguate al profilo», ma per le quali il cliente di Veneto Banca veniva «falsamente indicato» aver agito da solo, «di propria iniziativa, non avvalendosi del servizio di consulenza».
Queste le ragioni che hanno portato la procura di Verbania a chiedere il rinvio a giudizio per truffa aggravata per 41 persone, tra cui l’ex amministratore delegato Vincenzo Consoli. Una richiesta che apre la strada anche alla maxi inchiesta gestita oggi dagli uffici della procura di Treviso.
Consoli. Tutte le 41 richieste di rinvio a giudizio si basano sulla ricostruzione di forzature ed omissioni nel piazzamento di azioni Veneto Banca. Operazioni effettuate dai dipendenti a seguito di scelte piramidali che sarebbero state indirizzate dall’allora numero uno dell’istituto: Consoli.
Da lui partiva la richiesta di vendere azioni, richiesta che veniva corredata da «obiettivi numerici» che venivano monitorati settimanalmente «rassicurando direzioni territoriali, gestori delle reti private, direttori di filiale e impiegati in merito alla bontà dei titoli emessi», nonché del fatto che il passaggio da un regime di «adeguatezza» a quello di «appropriatezza rappresentasse una mera formalità e che eventuali modifiche unilaterali dei profili nei questionari (quelli imposti dalla normativa sulla trasparenza), ndr) fossero accettabili» di fatto «promuovendo la materiale commissione di artifizi e raggiri» scrive il pubblico ministero nella richiesta di rinvio a giudizio per Consoli e i diretti sottoposti.
Le prime 45 vittime. Parti offese nel procedimento aperto a Verbania sono 45 tra persone fisiche e società. Piccoli correntisti diventati obbligazionisti senza sapere, come avrebbero dovuto, che quello che stavano sottoscrivendo era operazione a rischio per il loro profilo, che «l’operazione fosse di fatto sconsigliata». E invece a loro tutto veniva dipinto come regolare, vantaggioso, utile, piazzando così pacchi da migliaia di obbligazioni, incassando liquidità per centinaia di migliaia di euro, diventate milioni.
Azione sui revisori anche dal 2012. «Abbiamo fatto partire l’azione risarcitoria nei confronti di PriceWaterHouse, revisori dei conti di Veneto Banca» sottolinea l’avvocato dei risparmiatori Matteo Moschini, con una importante novità, «potranno aderire gli ex azionisti che sottoscrissero acquistarono azioni e obbligazioni convertibili o obbligazioni subordinate emesse da Veneto Banca a partire dal 2012 nonché coloro che hanno aderito agli aumenti di capitale lanciati da Veneto Banca nel 2013 e/o nel 2014». –
F. D. W.
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