Veneto Banca, primo processo «Direttori di filiale truffatori»

A Verbania il pm ha chiuso le indagini: in 43 verso la richiesta di rinvio a giudizio L’accusa: «Clienti convinti a investire in azioni senza informazioni sul rischio»
Un fermo immagine tratto da un video mostra l'ex ad di Veneto Banca Vincenzo Consoli, agli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla Procura di Roma sull'attività dell'istituto, arrivando al Tribunale di Vicenza per essere interrogato, 5 agosto 2016. ANSA
Un fermo immagine tratto da un video mostra l'ex ad di Veneto Banca Vincenzo Consoli, agli arresti domiciliari nell'ambito dell'inchiesta condotta dalla Procura di Roma sull'attività dell'istituto, arrivando al Tribunale di Vicenza per essere interrogato, 5 agosto 2016. ANSA

TREVISO

Insieme ai grandi nomi ora iniziano a tremare veramente anche i dipendenti che nelle filiali seguivano i piccoli risparmiatori di Veneto Banca. La Procura di Verbania ha infatti chiuso l’indagine per truffa aggravata in concorso nei confronti di 43 soggetti, dall’ex amministratore delegato Vincenzo Consoli ai direttori di diverse filiali, accusati di aver piazzato titoli della banca nella consapevolezza che fosse un investimento rischioso per i correntisti: il pericolo però non veniva comunicato, violando la normativa.

Si tratta della prima indagine che si chiude in relazione al dissesto dell’ex popolare di Montebelluna e non è escluso che possa essere presa a modello anche dal sostituto procuratore Massimo De Bortoli che sta coordinando le indagini del filone trevigiano.



L’indagine è nata da una prima querela che ha portato alla denuncia del coordinatore del settore «private banking» della sede centrale di Popolare di Intra, inglobata da Veneto Banca nel 2010. Secondo quanto ricostruito dal sostituto procuratore Sveva De Liguoro gli ordini venivano impartiti dall’alto, a partire dall’amministratore delegato Vincenzo Consoli, e poi diramati nelle rete territoriale. Dai vertici di Montebelluna (che comprendevano anche Cataldo Piccarreta, direttore mercato Italia) venivano quindi predisposti gli elenchi dei potenziali acquirenti delle azioni Veneto Banca basati sul criterio della disponibilità di liquidità superiore ai 10 mila euro. Insieme ai nominativi venivano impartiti anche obiettivi numerici di vendita monitorati settimanalmente.



Da quanto ricostruito gli azionisti venivano convinti a investire i propri risparmi senza essere informati dell’effettivo rischio che correvano. E questo perché nutrivano un rapporto di fiducia nei confronti della banca e soprattutto perché molti erano anziani. Tra le truffate, negli episodi elencati nelle 117 pagine dell’avviso di chiusura indagini, ci sono due donne classe 1924. Ed erano proprio le figure preposte alla consulenza finanziaria ad essere messe maggiormente sotto pressione da Montebelluna.

La Procura ha chiamato in causa i direttori delle agenzie di Cannobio, Cannero Riviera, Gravellona Toce, Villadossola, Druogno, Domodossola, Pieve Vergonte, Dormelletto e Verbania. E i direttori coinvolgevano nelle operazioni i loro impiegati, anche se per alcuni di questi è già stata decisa l’archiviazione dato che hanno dimostrato di non aver avuto alcun ruolo nella trattativa con i clienti e di aver solamente disposto la documentazione contrattuale.



In cima alla lista, oltre a Consoli, ci sono il condirettore generale Mosé Fagiani, Massimo Lembo «compliance officer» dell’istituto e i direttori delle agenzie di Veneto Banca.

Sono 139 gli episodi contestati con questa indagine, ma non è escluso possano seguirne altri nei prossimi mesi. Quello che è certo è che per la prima volta finiscono nei guai anche i dipendenti.—



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