Veneto in zona rossa: chiudono tutte le scuole, asili compresi

VENEZIA. Veneto in zona rossa da lunedì 15 marzo, probabilmente fino a Pasqua. Una delle conseguenze è la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado, dai nido all'università. Un problema enorme, per le famiglie con figli piccoli. La necessità di organizzarsi, fra lavoro e cura dei bambini. Vediamo quali possono essere le soluzioni a disposizione, in base alle normative vigenti. Nel decreto legge del 12 marzo 2021 il governo ha stanziato 290 milioni di euro per far fronte alle difficoltà delle famiglie, in seguito alle nuove misure restrittive che si rendono necessarie per contrastare la diffusione del Covid-19.
SMART WORKING Si tratta del diritto di lavorare da casa, riconosciuto anche dal decreto legge approvato venerdì 12 marzo 2021 dal governo Draghi, a chi abbia figli fino a 16 anni. Le aziende, i datori di lavoro non possono quindi rifiutarlo ai propri dipendenti.
CONGEDI PARENTALI Il fatto è che, anche per chi può lavorare da casa, non è semplice combinare l'attività professionale con figli piccoli che sono a casa da scuola e che devono essere accuditi. La legge mette allora a disposizione lo strumento dei congedi parentali: periodi di assenza giustificata dal lavoro, che saranno retribuiti al 50% per chi abbia figli minori di 14 anni, mentre dai 14 ai 16 anni non saranno retribuiti. I congedi saranno retroattivi dal 1 gennaio 2021.
In base al decreto Ristori (ma bisogna vedere se il nuovo decreto conferma le stesse regole) il congedo poteva essere fruito da uno solo dei genitori, oppure da entrambi, ma non negli stessi giorni. E non se l'altro genitore è in smart working.
BONUS BABY SITTER Alternativo al congedo parentale, per chi non possa permetterselo (ad esempio lavoratori autonomi, personale della sanità, forze dell'ordine) un bonus baby sitter fino a 100 euro a settimana.
Rispetto al Dpcm del 2 marzo scorso, il decreto legge in vigore da lunedì 15 marzo non prevede novità sostanziali: in zona rossa le attività scolastiche vengono sospese in presenza in ogni ordine e grado, comprese le scuole d'infanzia. Resta garantita la possibilità di svolgere attività in presenza per gli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali.
Nelle zone arancioni e gialle le scuole rimangono aperte (ma con le percentuali del 50% e fino al 75% per i ragazzi delle superiori) ma i presidenti delle Regioni possono disporre la sospensione dell'attività scolastica nelle aree in cui abbiano adottato misure più stringenti per via della gravità delle varianti, nelle zone in cui vi siano più di 250 contagi ogni 100 mila abitanti in una settimana e nel caso di una eccezionale situazione di peggioramento del quadro epidemiologico.
Va anche detto che c'è già una dicussione accesa, anche a livello politico, sulla chiusura degli asili in zona rossa, che ovviamente mette in grande difficoltà le famiglie.
«Nove studenti su 10 a casa è una situazione peggiore dai tempi del lockdown di un anno fa - ha detto il sottosegretario alla scuola Barbara Floridia - credo che alcune regole vadano riviste mi riferisco in particolare alle chiusure degli asili nido, delle scuole dell'infanzia e di quelle elementari. Almeno queste dovrebbero restare aperte anche nelle zone rosse».
«In vista del passaggio in zona rossa di molte regioni, Lombardia compresa, chiediamo al governo di rivalutare la chiusura in zona rossa anche di asili nido e scuole materne. I dati epidemiologici diffusi da Assonidi-Confcommercio dimostrano una bassissima incidenza di contagi nei nidi in Lombardia e il successo del sistema dei cosiddetti gruppi bolla. Contrariamente al lockdown di un anno fa, oggi gran parte delle attività lavorative proseguono e quindi la chiusura nelle zone rosse dei nidi e delle scuole materne mette in grave difficoltà i genitori lavoratori, sia in presenza che in smart working. Le famiglie con bambini piccoli a casa sono costrette a ricorrere ai nonni o baby sitter, in entrambi i casi con maggiori rischi di diffusione del virus. Non possiamo far ripartire l'economia del nostro Paese se i genitori-lavoratori non sono messi nelle condizioni di lavorare». Lo dichiarano i senatori lombardi del MoVimento 5 Stelle Danilo Toninelli e Simona Nocerino.
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