I magistrati veneti: «Mafie, il radicamento è allarmante»

La relazione del Procuratore generale Federico Prato: la mappa delle cosche, il ritorno degli ex Mala del Brenta, i nigeriani della droga, la corruzione politica

Roberta de Rossi
Federico Prato, procuratore generale presso la Corte d’Appello di Venezia
Federico Prato, procuratore generale presso la Corte d’Appello di Venezia

«La mafia non si combatte solo al Sud, ma anche qui in Veneto». Lo ha detto il procuratore generale Federico Prato, soffermandosi a lungo sulle molte inchieste e sentenze che confermano la presenza delle mafie in regione. «In Veneto si registra una situazione allarmante circa il radicamento di più organizzazioni criminali, alcune anche di tipo mafioso. I dati confermano una diffusività delle organizzazioni che operano non solo nello stretto ambito dei confini regionali, ma interessano parte del territorio nazionale ben più vasta, con collegamenti internazionali che ne delineano l’efficienza e al particolare pericolosità», ha proseguito il pg, «con costante la presenza del fenomeno della criminalità organizzata al 416 bis».

’Ndrangheta e Casalesi

Le indagini svolte e le sentenze emesse restituiscono la mappa territoriale che vede prevalentemente l’aggressione alle Province di Padova, Venezia, Verona e Vicenza. Con precise spartizioni territoriali confermate da sentenze diventate irrevocabili: «La spartizione territoriale vede dominante la criminalità calabrese ’ndranghetista della cosca Grande Aracri nelle province di Padova e Vicenza; le cosche Nicosia-Arena e Gerace-Albanese a Verona. I collaboratori hanno raccontato che nei territori del Nord la spartizione è più elastica, ma nel caso di dissidi le questioni vanno risolte “Giù in Calabria”». Come per la gestione degli appalti all’Arena di Verona.

Dalle ceneri della Mala del Brenta

Quanto a Venezia, prosegue il pg Prato, «è noto che la Mala del Brenta per un ventennio si è radicata tra Piovese e Sandonatese: venuta meno con arresti e condanne, si è assistito al radicamento dell’organizzazione criminale dei Casalesi - il “clan dei casalesi di Eraclea” - con procedimenti in appello e ora con il riaffacciarsi di ex appartenenti alla Mala, tornati in libertà, con il “gruppo di fuoco” dei Mestrini che ha ripreso estorsioni, rapine, furti, controllo attività turistiche al Tronchetto».

Droga e clan nigeriani

Le province di Padova e Venezia hanno poi registrato «la compenetrazione nel territorio della criminalità organizzata nigeriana. Un procedimento è stato instaurato nei confronti di 50 indagati africani dediti all'importazione dall'Olanda di ingenti quantitativi di stupefacente con terminale di vendita a Padova e Venezia, tra cui il cosiddetto 'quadrilatero della stazione ferroviaria' di Mestre".

Non solo mafia: il caso Palude

Anche se in regione sono in calo i reati contro la pubblica amministrazione (-9 per cento), il Pg parla però dell’inchiesta “Palude” in corso da parte della Procura di Venezia, che vede indagati 32 tra imprenditori e, anche, 4 amministratori comunali e di società municipalizzate per ipotesi di reato di corruzione e turbativa d’asta, false fatture, autoriciclaggio «Oltre a segnalare la diffusività del fenomeno corruttivo e il coinvolgimento del vertice politico amministrativo comunale», scandisce Prati, «la Procura evidenzia lo scarso impegno nel contrasto e nell’opera di contenimento di tali fenomeni da parte degli appartati amministrativi interessati». In prima fila, ad ascoltare, il sindaco Brugnaro che è tra gli indagati (si è sempre professato estraneo a qualsiasi illecito) e non ha voluto rilasciare commenti al termine.

Emergenza stalking e femminicidi

Il pg ha poi ribadito come «in Veneto sia preoccupante l’aumento del 43% dei reati in materia di libertà sessuale e stalking. E sei femminicidi. Sempre più frequenti anche i casi di maltrattamento in danni di genitori anziani da parte di figli o conviventi affetti da problematiche di ludopatia, di dipendenza da alcol o droghe, che dimostrano la scarsa presenza del sistema pubblico assistenziale».

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