Droga, truffe, evasione fiscale, lavoro nero: il report di dicembre 2024 dell’Osservatorio Legalità Cgil Veneto

I Rapporti mensili della Cgil sono prodotti per consentire uno sguardo d’insieme sulla realtà veneta. Simonaggio: «La dimensione impressionante dei casi di un solo mese induce più di qualche riflessione. Temiamo che, al pari dell'inesistente modello veneto in tema di ambiente e salute, anche a proposito della legalità c'è ben poco di virtuoso»

Report legalità Cgil Veneto: ecco i dati relativi a dicembre 2024
Report legalità Cgil Veneto: ecco i dati relativi a dicembre 2024

Osservatorio Legalità CGIL Veneto: ecco il rapporto relativo al mese di dicembre 2024. Il Rapporto presenta una serie di 68 eventi riguardanti atti, azioni, processi meritevoli di attenzione sindacale e dei portatori di interesse pubblico.

«In premessa», spiega Ilario Simonaggio, sindacalista Cgil e autore del report, «il ringraziamento doveroso ai magistrati e alle donne e uomini delle forze dell’ordine che con il loro lavoro rinforzano l’argine democratico e favoriscono la convivenza civile nei nostri territori».

I Rapporti mensili sono prodotti per consentire uno sguardo d’insieme sulla realtà veneta. «Non ci stancheremo di ripetere», continua Simonaggio, «che la presa d’atto formale e sostanziale del fatto che non esistono “isole felici” aiuta una indispensabile crescita culturale e di consapevolezza generale per combattere ogni forma di illegalità.

Sarebbe buona cosa, in presenza di fatti incontrovertibili, evitare la solita pletora di dichiarazioni fuori luogo e tempo del tipo “la mafia in Veneto non esiste”, oppure “si tratta di un caso isolato”, perché la quantità e la "qualità" dei casi raccontano una ben diversa realtà fattuale. Per curare qualsiasi malattia, è buona norma non negare l’evidenza»

«La dimensione impressionante dei casi di un solo mese induce più di qualche riflessione. Temiamo che, al pari dell'inesistente modello veneto in tema di ambiente e salute, anche a proposito della legalità c'è ben poco di virtuoso.

E la constatazione che questi problemi non siano un'esclusiva del nostro territorio, ma interessino tutto il Paese, non ci esime dal dovere di cercare rimedi efficaci e di metterli in pratica».

Associazioni criminali anche di stampo mafioso

Indagine DDA di Trento, il caso Central Park di Verona

Il 3 dicembre 2024 la DDA Procura di Trento (indagine del procuratore Sandro Raimondi) ha effettuato 9 arresti, tra cui quello del sindaco di Riva del Garda (Tn). I soggetti sono accusati di turbativa d’asta, finanziamento illecito dei partiti, traffico di influenze illecite, truffa e reati vari contro la pubblica amministrazione, con l’aggravante del metodo mafioso usato per condizionare la vita politica pubblica in Trentino Alto Adige.

Sono 77 gli indagati, tra cui 11 amministratori pubblici, 20 dirigenti e funzionari di enti locali e società partecipate, numerosi membri delle forze dell’ordine, professionisti e imprenditori.

Al centro dell’indagine ci sono gli affari del magnate austriaco Benko, considerato dagli inquirenti uno dei promotori di un’associazione a delinquere messa in piedi insieme al commercialista di Bolzano Heinz Peter Hager e all’imprenditore lagarino Paolo Signoretti.

Benko, ex proprietario dell’hotel Bauer a Venezia e della Signa Group, un anno fa è stato travolto da uno dei più pesanti crac immobiliari d’Europa, superiore ai 50 miliardi di euro, collegato all’Ibiza gate. A seguito delle indagini, è stato disposto un mandato di arresto per il magnate austriaco, coinvolto nella gara d’appalto del Central Park di Verona con 2 società: la Signa Group e la Verona Real Estatement (VR.RE), attive per la riqualificazione dell’ex scalo merci ferroviario di Santa Lucia.

Il Central park di Verona include due 2 maxi progetti di riconversione dell’ex complesso industriale dismesso dell’area ex tabacchi già demolita, con un mix di funzioni: uffici, hotel, negozi, parcheggi interrati, impianti sportivi, piste ciclabili collegate alla città.

La Guardia di Finanza, su disposizione della DDA di Trento, ha effettuato oltre 100 perquisizioni personali e nelle abitazioni degli arrestati, degli indagati e anche di altri soggetti coinvolti, alla ricerca di prove riguardo all’esistenza di un’associazione a delinquere attiva nel settore edilizio. Indagata anche Ilaria Segala, ex assessora comunale all’urbanistica di Verona (dal 2017 al 2022) sotto la Giunta retta da Federico Sboarina, che è stata accusata di turbativa d’asta insieme ad altri soggetti nell’ambito della gara del Central Park, assegnata il 8 ottobre 2021 alla Signa di Benko e alla Supernova di Paolo Signoretti.

L’accusa mossa all’ex assessora è di aver passato il 29 dicembre 2020 notizie, informazioni riservate e documenti a Paolo Signoretti della Supernova Management Spa, tali da consentire un vantaggio illecito nella gara. Il legale di Ilaria Segala ha dichiarato l’estraneità dell’ex assessora alle accuse mosse dalla DDA di Trento. 

Arresti a Venezia per aiuto al boss della mafia garganica

La squadra mobile e la squadra investigativa della Questura di Venezia, in collaborazione con i carabinieri di Venezia e di Foggia coordinati dai ROS dei Carabinieri, hanno arrestato il 4 dicembre 2024 2 persone a Mestre e 1 in centro storico di Venezia. I 3 arrestati (operazione Cripto) sono ritenuti responsabili di aver aiutato il boss della mafia garganica, Marco Raduano, ad evadere dal carcere di massima sicurezza di Nuoro il 24 febbraio 2023, sostenendolo nei suoi spostamenti durati un anno tra Italia, Francia e Spagna.

I tre presunti esponenti della cellula operativa veneziana della mafia foggiana, che gestivano un giro di spaccio di stupefacenti in città, sono tutti accusati di procurata evasione e favoreggiamento personale con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa. Il provvedimento di arresto è stato firmato dal GIP di Cagliari. Raduano gestiva un fiorente traffico di stupefacenti con ramificazioni internazionali, oggetto di una seconda inchiesta della procura di Bari.

La droga arrivava in Spagna dal Marocco e da qui veniva portata a Vieste in Puglia e spacciata in tutta Italia. L’operazione tra Puglia e Veneto ha visto 7 arresti e 12,5 chili di droga sequestrata (hashish e marijuana). 

DDA di Brescia, 25 misure cautelari. Coinvolte Treviso e Verona

La DDA Procura di Brescia ha avviato una vasta operazione per sgominare una locale di ‘ndrangheta (clan Tripodi di Reggio Calabria) con una serie di perquisizioni anche a Verona e Treviso. Sono state disposte 25 misure cautelari e il sequestro preventivo di beni per 1,8 milioni di euro. I reati contestati al sodalizio di ‘ndrangheta attivo nel bresciano sono: estorsioni, traffico di armi e droga, ricettazione, usura, reati tributari e riciclaggio, scambio elettorale e politico mafioso. Al termine delle perquisizioni è stata emessa una nuova ordinanza cautelare.

Tentato sequestro di persona, indagato un padovano

Giuseppe La Rosa, esponente pentito di Cosa Nostra e autista di Balduccio di Maggio, era stato trasferito nel 2007 a Megliadino San Vitale (PD). Ora è indagato per tentato sequestro di persona, aggravato dal metodo mafioso, nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla DDA di Bologna che ha mandato in carcere 2 persone legate alla ‘ndrangheta e alla camorra, con 2 soggetti agli arresti domiciliari e 2 condannati a misure cautelari più lievi.

Altre 10 persone indagate sono in stato di libertà.

Tra i reati contestati dalla DDA di Bologna al sodalizio ci sono: riciclaggio, reimpiego di proventi illeciti, usura, estorsione, favoreggiamento della prostituzione, tentato sequestro di persona con molte contestazioni, con l’aggravante del metodo mafioso.

L’indagine principale risale al 2019 e riguardava il traffico di sostanze stupefacenti con riciclaggio di denaro in attività lecite tra cui società, magazzini, garage e concessionarie di auto di lusso. La Rosa è coinvolto nell’indagine per essersi “prestato” a recuperare un credito importante non onorato da un cliente commerciante di vetture con la Spagna per conto di 2 “amici” titolari in Germania della concessionaria auto Cefalù.

La Rosa, tramite minacce e sequestro di persona, doveva “convincere” il truffatore, che si muoveva tra Campania e Veneto, ad onorare il debito. Il blitz che era stato organizzato è però saltato perché all’ultimo momento il soggetto non è atterrato all’aeroporto di Treviso. 

Omicidio Fioretto a Vicenza, presunto Killer a processo

Il dibattimento in Corte d’Assise nei confronti di Umberto Pietrolungo, presunto killer dei coniugi Fioretto (omicidio avvenuto in centro città nel 1991), è stato calendarizzato per il 17 gennaio 2025. La richiesta di giudizio immediato chiesta dal PM Hans Roderich Blattner della Procura di Vicenza è stata accolta. Ora Pietrolungo, attualmente detenuto in carcere a Cosenza per scontare altri reati, ha 15 giorni di tempo per chiedere di essere ascoltato dal PM o chiedere riti alternativi, dopo il ripetuto rigetto della richiesta di scarcerazione.

L’ordine degli avvocati di Vicenza intende costituirsi parte civile al processo in memoria del noto avvocato ucciso dalla ‘ndrangheta. La difesa del presunto Killer dei coniugi Fioretto ha chiesto il rito alternativo (abbreviato) al GIP, condizionato dall’accoglimento di ripetere la perizia del DNA sul guanto ritrovato nel luogo del delitto a Vicenza.

In questo caso, niente più processo in Corte d’Assise, con i giudici popolari. I legali di Pietrolungo, ‘ndranghetista del clan Muto, ritengono preferibile che con l’abbreviato, ancora possibile perché precedente il reato alla modifica del codice penale, venga evitato il rischio di condanna all’ergastolo, e in caso di condanna si riesca ad ottenere una pena ridotta di un terzo (20 anni di carcere)

Processo d’Appello ai casalesi di Eraclea

L’udienza in Corte d’Appello a Venezia del 28 novembre 2024 ha visto la deposizione di Giuseppe Palma, investigatore della Squadra Mobile di Venezia che per molti anni ha seguito l’evoluzione dei cosiddetti casalesi di Eraclea. Palma ha raccontato che i contatti con la casa madre c’erano ed erano frequenti con Raffaele Buonanno che partiva per Casal del Principe ogni 15-20 giorni a portare soldi.

Il fiume di soldi guadagnati a Eraclea e nel litorale veneto, grazie alle relazioni e alle attività degli imprenditori locali come Graziano Poles, le telefonate tra Luciano Donadio e i boss dei casalesi (Daniele Corvino, Augusto Bianco, Vincenzo Ruggiero), confermano per Palma che c’erano rapporti stabili tra i referenti veneziani e i “padrini” mafiosi al sud. L’udienza del 5 dicembre 2024 ha visto la deposizione di Alessandro Giuliano, già capo della Squadra Mobile di Venezia e attuale capo della Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato. Giuliano ha ribadito l’esistenza di un’organizzazione criminale molto pericolosa legata al clan dei casalesi di Iovine, Schiavone e Bidognetti.

Si rifà agli indicatori di investigazione sulle associazioni mafiose, asserendo che tali indicatori erano presenti nel caso della locale di camorra diretta dal duo Donadio- Buonanno (sostegno alle famiglie dei carcerati, infiltrazione nel tessuto economico e politico, utilizzo di metodi intimidatori e violenti).

La situazione a Eraclea era talmente grave da portare il caso all’attenzione della Commissione provinciale per l’ordine e la sicurezza, presieduto dal prefetto nel 2006. I PM hanno depositato un verbale secretato della seduta del 28 giugno 2006 in cui si parla di alcuni episodi intimidatori. Il documento, prezioso per l’accusa, fa chiarezza sulla pericolosità e sull’esistenza di una locale di camorra dei casalesi.

Nell’udienza del 9 dicembre 2024 Girolamo Arena, collaboratore di giustizia, ha dichiarato: “Donadio offrì 100mila euro a Ivan Giantin (ex della mafia del Brenta) quest’estate per ammazzarmi”. Il legale di Donadio nel pomeriggio si è recato in caserma dei Carabinieri per denunciare Arena per calunnia.

La deposizione di Arena, avvenuta di spalle per tutelare la nuova identità del soggetto, ha confermato tutte le accuse sulle estorsioni svolte per conto di Donadio. Ne corso dell’udienza c’è stata anche la deposizione di Diego Parente, direttore centrale della Polizia di prevenzione, che ha descritto con molti particolari il clima omertoso che si era creato tra il 2000 e il 2004, a cui si aggiungevano estorsioni e intimidazioni continue.

L’udienza del 17 dicembre 2024 ha visto la deposizione di 2 pentiti di camorra. Il primo, Franco Bianco, ha confermato i legami con i casalesi, l’acquisto di armi e la consuetudine di fare regali (ovvero di portare soldi) ad Augusto Bianco in segno di rispetto a Casal del Principe da parte di Luciano Donadio e Raffaele Buonanno. Il presidente della corte ha richiamato le difese per via dell’aspro scontro avvenuto con i PM nel corso dell’udienza.

Il secondo pentito, Salvatore Laiso, intervistato presso una località segreta, ha confermato la trattativa per le armi e le dichiarazioni rese sui rapporti con i Bianco, esponenti di spicco della camorra, ma ha affermato anche che Luciano Donadio non aveva nessun ruolo nei casalesi.

Nell’udienza del 19 dicembre 2024 si è tenuta la deposizione del pentito Vincenzo Vaccaro che ha ricostruito i rapporti tra Luciano Donadio e Nicola Schiavone e i rapporti di Raffaele Buonanno con il clan Bidognetti. Secondo la deposizione, Donadio era di fatto il boss di Eraclea, in quanto impartiva ordini per ogni azione e decisione. Inoltre, Vaccaro ha ricordato i viaggi a Casal del Principe per portare soldi. Il boss di Eraclea Luciano Donadio ha quindi abbandonato l’aula urlando “me ne devo andare, con questo impostore. Gente di m….”

Infine, nell’udienza del 23 dicembre 2024 c’è stata la deposizione di Christian Sgnaolin, ex braccio finanziario di Donadio.

Latitante georgiano arrestato a Padova

Shergili Farjiani, latitante ricercato a livello internazionale di nazionalità georgiana è stato arrestato dalla Polizia di Padova il 5 dicembre 2024, durante un controllo di routine nei pressi della stazione ferroviaria. Il soggetto era a bordo di una Citroen con targa francese, e non aveva con sé la patente di guida. Il controllo in Questura sul nome rilasciato alle forze dell’ordine, che si è rivelato falso, ha permesso di scoprire la vera identità del soggetto (fotosegnalazione della Polizia Europea), ricercato per un’evasione dal carcere in Portogallo. Sul latitante pendono 2 mandati di arresto europei (Grecia e Portogallo).

In Italia è ricercato per scontare la pena di un anno emessa nel 2021 dal Tribunale di Pistoia. Il latitante è stato quindi portato al carcere Due Palazzi di Padova, in attesa dell’invio dei mandati di estradizione internazionali da Grecia e Portogallo. Successivamente le Autorità Italiane dovranno decidere la priorità delle pene da scontare.

Depositate le motivazioni della sentenza d’Appello della mafia del Tronchetto (VE)

La Terza sezione della Corte d’Appello di Venezia (secondo grado a rito abbreviato) ha depositato in 378 pagine le motivazioni della sentenza di 11 giugno 2024. Per i giudici (presidente Elisa Mariani, consiglieri Marina Ventura e Pietro Mondaini), il clan del Tronchetto era associazione mafiosa perché erano presenti tutte e 3 le ragioni fondamentali: soggezione, omertà, gerarchia e posizione dominante. Nelle motivazioni si sostanzia che l’organizzazione non era un mero simulacro della storica mafia del Brenta, ma conteneva tutte le caratteristiche di un’associazione per delinquere di stampo mafioso.

La sentenza di primo grado è stata quindi rovesciata, con pene aumentate di 20 anni nei confronti di Loris Trabujo e degli altri 14 imputati. Per i giudici “risulta evidente che Boatto ha assunto la qualifica di capo indiscusso all’interno dell’organizzazione e che il gruppo si è dedicato alla commissione di numerosi delitti tra cui estorsioni e rapine usando forza crescente”.

Il timore nei confronti dell’organizzazione ha fatto sì che le persone offese in passato (tra cui i titolari di imprese di trasporto acqueo) abbiano pagato solo sulla base di “semplici richieste, senza necessità di ricorrere ad atti violenti”, a detta della sentenza. Il gruppo, secondo la sentenza, aveva un capo, Gilberto Boatto, un braccio destro dedicato alla pianificazione dei reati, Loris Trabujo, e un comprimario dedito ad affari violenti, Paolo Pattarello, avvalendosi inoltre di un gruppo di “gregari”.

Per la Corte d’Appello c’è una coincidenza di soggetti, modalità (stesso modus operandi) e finalità con la stagione precedente della mafia del Brenta.

I dati sulla penetrazione mafiosa in Veneto

La CGIA Artigianato (centro studi di Mestre) ha elaborato i dati ISTAT e della UIF di Banca d’Italia sulla situazione della penetrazione mafiosa nelle imprese italiane. Per quanto riguarda il Veneto, ci sono circa 8.500 imprese che potrebbero essere controllate o collegate alle organizzazioni criminali di stampo mafioso.
La prima provincia è Padova con 2.355 imprese (il 28% del dato regionale). Le attività più frequenti sono: estorsioni, traffici di droga, smaltimento illegale di rifiuti.

La penetrazione mafiosa, riscontrata anche nel settore degli appalti pubblici, nelle imprese si esplicita spesso tramite emissione di fatture false per operazioni inesistenti (con vantaggio diretto per tutti i soggetti ai danni dello Stato) e imposizione di personale o collaborazioni “obbligate”.

L’elaborazione della CGIA ha preso in esame i casi di estorsione (in crescita in tutte le 7 province venete tra il 2013 e il 2023) con il record di 148 a Verona, 143 a Vicenza, 124 a Padova e 113 a Venezia. Seguono distanziate Treviso (85), Belluno (43) e chiude Rovigo (27). Per quanto riguarda la classifica nazionale, ci sono Padova (12esima), Venezia (15esima), Verona (23esima) Treviso (26esima), Vicenza (27esima). Colpisce che Belluno abbia registrato +330% nel periodo considerato 2013-2023 passando da 10 a 43 estorsioni. 

Terrorismo e violenza politica

Indagine della Procura di Bologna contro i neonazisti, arrestato un vicentino

La Digos di Bologna, coordinata dalla Procura felsinea (GIP Nadia Buttelli) e dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, ha indagato su una cellula organizzata, già in fase operativa e pronta per attacchi eversivi ai danni dello Stato, anche con tecniche di lupi solitari di matrice suprematista o jihadista. Nel corso dell’indagine avviata nel 2023 contro il gruppo “Werwolf Division”, denominato poi “Divisione Nuova Alba”, il 4 dicembre 2024 si è arrivati a 12 arresti e a 27 persone indagate o arrestate, con perquisizioni domiciliari in tutta Italia.

Il gruppo neonazista, con base a Bologna, pare stesse progettando anche un attentato a Roma contro la presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, definita “fascista che perseguita i fascisti”. Sono stati individuati i 3 capi dell’organizzazione criminale, ciascuno dei quali con compiti ben definiti: Daniele Trevisani (comandante), Andrea Ziosi (editore) e Salvatore Nicotra (istruttore). A 13 delle persone perquisite è stato contestato il reato di “preparazione di gravi attentati”.

Nel corso delle perquisizioni è stato trovato materiale di propaganda e armi; i documenti sequestrati sono al vaglio degli inquirenti. Il reclutamento degli adepti avveniva on line o con tramite la distribuzione di volantini. Tra gli arrestati c’è un 19enne di Sandrigo (VI), Simone Sperotto. I reati contestati agi arrestati sono: associazione criminale per finalità di terrorismo, propaganda e incitamento all’odio razziale, etnico e religioso, detenzione illegale di armi.

L’inchiesta è partita da Napoli nel 2019, dove la DIGOS ha indagato su una cellula dell’”Ordine di Hagal”, organizzazione neonazista a cui fanno riferimento diversi gruppi. Il fascicolo è stato trasmesso nel 2022 a Bologna per competenza territoriale, perché i vertici di una delle cellule estremiste sono attivi proprio nel capoluogo di regione emiliano.

Processo Toffaloni per la strage in piazza della Loggia a Brescia

Nell’udienza del 5 dicembre 2024 davanti al Tribunale per i minorenni di Brescia era prevista la deposizione di Donatella di Rosa (Lady Golpe) che però non si è presentata. Di Rosa ha inviato una lettera ai giornali e al presidente del Collegio Allegri, che ha deciso di leggerla in aula, e disporre l’accompagnamento coattivo per l’udienza programmata per il 19 dicembre 2024.

Di Rosa ha minacciato il suicidio e ha fatto una lunga serie di affermazioni su responsabilità e ricerca della verità, accusando il generale Giraudo dei ROS, che nei mesi scorsi avrebbe cercato di convincerla a “dichiarare quanto detto da un testimone”. L’udienza ha visto la deposizione di una teste veronese che ha negato di conoscere Toffaloni, a differenza di quanto raccontato negli interrogatori a Giraudo.

Processo ai venetisti trasferito a Verona

L’udienza del 19 dicembre 2024 in Tribunale a Vicenza ha registrato la decisione del GIP Nicolò Gianesini di trasferire a Verona il processo contro 13 esponenti del Comitato di Liberazione Nazionale Veneto (CLNV) per incompetenza del Tribunale di Vicenza. Tutto da rifare, quindi, per l’accusa di associazione a delinquere sollevata dalla Procura di Vicenza contro i 13 indagati del CLNV (tra cui 5 veronesi e 3 vicentini).

Tutto fa capo ad un episodio risalente a 6 anni fa, quando un centinaio di “venetisti” si era opposto ad un pignoramento a Cavaion Veronese. Gli indagati erano 47, e a seguito di vari provvedimenti (multe e sanzioni varie), si era arrivati a derubricare le pene ritenute più lievi, mantenendo l’accusa di associazione a delinquere per i 13 indagati. Il fascicolo era stato aperto dalla Procura di Verona e passato a quella vicentina perché la costituzione del CLNV risultava sottoscritta nel 2014 a Vicenza.

Ora le accuse dovranno essere rianalizzate e contestualizzate dalla Procura di Verona, per il fatto che molti reati ascritti al sodalizio potrebbero essere a rischio prescrizione. Sullo sfondo della vicenda rimane aperto il processo vicentino per “disobbedienza fiscale”, da anni in attesa di essere fissato in udienza a Venezia.

Scontri a Padova con le forze dell’ordine nel 2022, 16 antagonisti a processo

Tra il 5 e il 9 novembre 2022 sono avvenuti a Padova scontri violenti tra gli appartenenti al centro sociale Pedro e le forze dell’ordine in via Melette, in 4 appartamenti occupati, e alla sede dell’ATER di Padova. Il GUP nell’udienza del 18 dicembre 2024 ha mandato a processo 16 no global padovani. L’accusa è di resistenza e lesioni aggravate, con l’udienza preliminare fissata in Tribunale a Padova (PM Sergio Dini) per il 14 maggio 2025 davanti al Collegio giudicante. 

Blitz No Vax in vari edifici pubblici in Veneto

Ancora scritte no vax su edifici pubblici in vari luoghi della Regione. Per la seconda volta in un anno, sono state imbrattate le mura della scuola secondaria di primo grado Mantegna a Santa Maria del Sile (Treviso). Poi è apparsa una grossa scritta sul muro del cimitero di Caldierino nel comune di Caldiero (VR). Immediati gli interventi degli operai dei Comuni interessati per cancellare le scritte. I Comuni attendono ora informazioni dagli inquirenti, decisi a farsi pagare i danni dai responsabili. 

Aggressioni e rapine a Padova della banda omofoba

Secondo i Carabinieri, il gruppo agiva come un’organizzazione paramilitare molto violenta e di stampo omofobo. Le indagini hanno identificato 10 episodi violenti (ma le rapine sarebbero molte di più), iniziati il 5 giugno 2024 e terminati il 31 luglio 2024. Si tratterebbe di 9 giovani (3 maggiorenni e 6 minorenni), che si davano appuntamento in via Polonia in zona industriale di Padova, che ripetevano in gruppo lo stesso copione basato sull’adescamento della vittima, con un giovanissimo quindicenne che agganciava il malcapitato e lo portava al boschetto di via Polonia in zona industriale, dove gli altri soggetti della banda intervenivano mascherati, picchiando e ricattando la vittima.

L’indagine dei Carabinieri, coordinata dalla Procura di Padova (PM Roberto D’Angelo), è stata in parte ostacolata dalla difficoltà di raccogliere le denunce delle vittime, timorose di far conoscere il proprio orientamento sessuale e le violenze subite. Le perquisizioni a casa dei soggetti indagati hanno portato al sequestro di passamontagna, maschere da hockey, armi (coltelli a scatto e pistole da softair), mazze da baseball, sbarre di ferro, piedi di porco, ricetrasmittenti, adesivi a forma di svastica, posacenere con svastiche. Nelle abitazioni è stata trovata anche la refurtiva sottratta ai malcapitati (gioielli, soldi) e alcuni bossoli, ma non le armi vere. I giovani tutti incensurati, erano uniti dall’odio verso i gay, e risulta non appartenessero a gruppi politici.

Disposto l’arresto in carcere per 2 soggetti, indagati 6 minori. Tra i reati contestati (40 i capi d’imputazione totali) si esclude l’aggravante dell’odio per l’affossamento del DDL Zan del 2021 in quanto non esiste in merito una legge a tutela della comunità Lgbtq+.

Nei capi di imputazione c’è praticamente di tutto: rapina, estorsione, porto d’armi, lesioni aggravate, danneggiamento aggravato dal furto. I 2 soggetti arrestati il 11 dicembre 2024, nell’interrogatorio di garanzia disposto il 12 dicembre 2024, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Confermato quindi l’arresto con l’ordinanza del giudice Claudio Marassi che afferma: “preoccupa come i singoli attacchi, per quanto pianificati, siano al contempo, ciascuno di essi, portatori di una violenza sproporzionata e incontrollata”.

Scritte contro la Polizia a Padova

La notte del 24 novembre 2024 sul muro della Questura di Padova sono apparse scritte contro la Polizia di Stato: “l’unico sbirro buono e quello morto” oppure “mi proteggono le mie sorelle non la polizia”.

L’azione, legata alla giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne del 25 novembre, era stata rivendicata sui social dal collettivo Squeert, legato al centro sociale Pedro. La Digos di Padova ha identificato, grazie alle telecamere di sorveglianza, 3 studentesse universitarie come le responsabili del blitz. Sono state quindi disposte perquisizioni domiciliari, la denuncia per scritte e striscioni apposti (reati di danneggiamento aggravato e vilipendio alla polizia), con un avviso orale firmato dal questore.

L’associazione pro vita ha annunciato un’azione legale per lo striscione “le sedi pro vita si chiudono con il fuoco, ma con i pro vita dentro sennò è troppo poco”. 

Sfruttamento lavorativo (caporalato, diritti violati, sicurezza sul lavoro negata)

Norme non rispettate a Caltrano (VI), disposta la chiusura di attività commerciale

Il NlL dei Carabinieri ha effettuato un controllo nel negozio I.Style di Caltrano trovando varie irregolarità riguardanti la normativa sulla salute e sicurezza sul lavoro. Il negozio, una sorta di emporio che vende ogni genere di prodotto elettrico e per la casa, è stato chiuso temporaneamente e sanzionato per 31mila euro. Il titolare è stato deferito alla Procura della Repubblica di Vicenza.

Lavoro nero, droga e caos allo Storya di Santa Giustina in Colle (PD)

Il 24 novembre 2024 la Polizia di Stato ha effettuato un controllo presso la discoteca Storya di Santa Giustina in Colle riscontrando un lungo elenco di violazioni e irregolarità nel locale. In sintesi: droga di vario genere, violazioni delle norme sulla sicurezza, sovraffollamento, lavoratori irregolari in nero, vendita di alcolici oltre l’orario consentito, irregolarità del Kit di primo soccorso.

La questura di Padova ha disposto la chiusura temporanea del locale per 45 giorni (con un nuovo controllo prima dell’apertura) e la segnalazione alla Procura della Repubblica dei fatti riscontrati per la valutazione a carico dei titolari del locale. 

Muore sul lavoro a Fontaniva (PD), travolto da una catasta di tronchi

Mariano Martinucci, operaio forestale trasfertista da Capannori (LU) a Padova, il 4 dicembre 2024 stava tagliando alcuni alberi in una cava (proprietà privata) a San Giorgio in Brenta di Fontaniva, insieme ai colleghi dipendenti della ditta Massoni P&M (azienda boschiva e forestale toscana), quando la catasta di tronchi si è messa in movimento e lo ha travolto schiacciandolo. Mentre stava maneggiando la motosega, trovandosi in posizione china, è stato travolto dalla catasta di legname preparata per il taglio e un colpo alla nuca gli è stato fatale.

A nulla è servito il casco di protezione, il fatto che si trattava di un tecnico esperto e l’intervento dei lavoratori e del SUEM 118 è servito solo all’accertamento della morte. Le indagini sono state affidate ai Carabinieri di Cittadella e ai tecnici dello SPISAL di Padova per ricostruire l’accaduto e identificare le eventuali responsabilità. Il PM di turno in Procura a Padova, Valeria Peruzzo, ha disposto il sequestro dell’area in cui si è verificato l’infortunio mortale, ed ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo e violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro.

Per ora non ci sono indagati, in attesa del deposito della perizia dello SPISAL. Disposta anche l’autopsia a Cittadella sulla vittima.

Folgorato mentre ripara un guasto a Verona, 2 manager rinviati a processo

Il 26 settembre 2021 gli operai dipendenti di E-distribuzione avevano appena terminato di sostituire un isolatore elettrico rotto a Palù quando Roberto Bovi, che si trovava in cima a un palo di cemento ad un’altezza di 10 metri, è stato colpito da un fulmine, morendo sul colpo.

A causa delle condizioni metereologiche critiche, i vigili del fuoco non erano potuti intervenire per questioni di sicurezza, ma così non è stato per la squadra degli operai di E-distribuzione che si sono appunto recati sul posto per sostituire l’isolatore.

Nell’udienza del 5 dicembre 2024 in Tribunale a Verona è stato infatti disposto il rinvio a giudizio per il responsabile dell’unità area Nord e il dirigente della società E-distribuzione.

Per la PM Elisabetta Labate della Procura di Verona i 2 indagati non adottarono misure adeguate alla sicurezza degli operai. Il GUP Marzio Bruno Guidorizzi ha disposto il rinvio a giudizio con udienza il 12 febbraio 2025 davanti al giudice Beatrice Marini del Tribunale di Verona. In aula saranno ammesse le parti civili.

L’accusa è di omicidio colposo, oltre alla responsabilità di non aver adottato misure e decisioni per la salvaguardia dei lavoratori dai rischi di natura elettrica, tra cui la sospensione dei lavori in corso a causa del meteo avverso, e di non aver effettuato una corretta valutazione dei rischi.

Infortunio mortale a Castel d’Azzano (VR)

Il 6 dicembre 2024 Alessandro Benolli è salito sul tetto del capannone industriale a Castel d’Azzano per effettuare dei controlli in seguito alla segnalazione di infiltrazioni d’acqua, ed è precipitato dal lucernario da un’altezza di 6 metri.

Il magazziniere che si trovava all’interno del capannone, e che ha avvertito il tonfo, ha chiamato il SUEM 118, che ha potuto solo constatare la morte dell’uomo. Il capannone è stato preso in affitto un anno fa per stoccare la merce della NAC logistics, che risulta estranea all’infortunio mortale. Il capannone è di proprietà del fratello della vittima.

L’intervento dei Carabinieri di Castel d’Azzano e dei tecnici dello SPISAL di Verona dovrà ricostruire l’accaduto relativamente alle norme di sicurezza sul lavoro.

Società denunciata a Padova per mancata sicurezza

I Carabinieri e la Guardia di Finanza di Padova hanno effettuato dei controlli in zona stazione ferroviaria a Padova, in occasione delle feste natalizie 2024. Il risultato dei controlli: 145mila euro di multe, 10 negozi controllati con 3 licenze sospese, 16 persone denunciate, 72mila fuochi d’artificio illegali sequestrati. Carabinieri e Ispettorato del lavoro hanno scoperto una società, denunciata all’autorità giudiziaria, priva di presidi medici, visite periodiche e corsi di sicurezza ai dipendenti.

Lo stesso vale per un ristoratore sanzionato per la mancata formazione ai dipendenti e la carenza nell’applicazione delle norme igienico sanitarie. 

Sequestrato laboratorio abusivo a Pianiga (VE)

In un tomaificio a Mellaredo di Pianiga sono stati trovati dalla polizia locale 10 operai al lavoro sui macchinari completamente in nero (1 irregolare in Italia). La titolare, cittadina di origine straniera, risulta all’estero. I lavoratori non avevano alcun contratto di lavoro e non erano mai stati formati, con palese violazione della normativa sulla sicurezza sul lavoro. Il laboratorio è stato sequestrato ed è stata disposta la comunicazione di rito all’autorità giudiziaria. 

Sequestro di 8 imprese, di cui 4 cantieri edili nel trevigiano

Il Nil dei Carabinieri di Treviso ha effettuato una serie di controlli nella zona di Conegliano, principalmente cantieri edili. 8 imprese sono state sospese dall’attività per gravi violazioni della sicurezza e sono state elevate multe per 150mila euro. A Cappella Maggiore, oltre a ponteggi non idonei durante la ristrutturazione di uno stabile, è stato trovato un lavoratore in nero e irregolare in Italia. Gli altri cantieri edili sospesi per gravi violazioni della sicurezza sul lavoro (ponteggi mal montati o privi dei requisiti minimi di stabilità e protezione) si trovano a Montebelluna, San Fior e Conegliano.

Le altre 4 sospensioni sono relative ad esercizi commerciali della zona. A Pederobba una lavoratrice di un bar è stata trovata senza alcuna copertura previdenziale e assicurativa. A Tarzo è stata disposta la chiusura di un esercizio commerciale per la mancanza del Duvri. 

Lavoratori in nero nell’Alto vicentino

Nel corso di alcuni controlli la Guardia di Finanza ha trovato 2 locali che occupavano lavoratori in nero la cui attività è stata sospesa. Una birreria a Piovene Rocchette con 4 lavoratori senza contratto da più di 60 giorni e il pagamento degli stipendi in contanti è stata sanzionata con 70mila euro di multa. Un bar a Schio con la cameriera in nero è stato sanzionato con 5.400 euro.

Durante i controlli presso 4 bar a Marano, Santorso e Malo sono state trovate 20 slot machine accese fuori degli orari consentiti: i locali in questione sono stati sanzionati con 10mila euro di multa ed è stata inviata la comunicazione ai sindaci dei territori interessati per i provvedimenti amministrativi conseguenti.

Grave elettricista a Abano Terme (PD)

Un lavoratore stava sistemando una plafoniera al piano terra del patronato della parrocchia delle Giarre di Abano Terme, quando è caduto violentemente dalla scala, battendo la testa. Il lavoratore, che non ha mai ripreso conoscenza, è stato dapprima portato dal SUEM 118 alla Casa si Cura di Abano e poi all’Azienda Ospedaliera di Padova. Il lavoratore è in prognosi riservata in area rossa in condizioni gravi. Le indagini sull’accaduto sono state affidate ai Carabinieri di Abano e ai tecnici dello SPISAL di Padova.

Operaio cade dalla scala a Grantorto (PD), ricoverato in gravissime condizioni

Un giovane operaio il 14 dicembre 2024 stava lavorando su una scala addossata ad un macchinario nella ditta di proprietà a Grantorto (ditta ESPE specializzata nella progettazione e installazione di impianti energetici). Mentre manovrava attrezzi per la manutenzione di un dispositivo, l’operaio è caduto violentemente a terra da 2 metri di altezza battendo la nuca.

I colleghi sono subito intervenuti e il SUEM 118 lo ha stabilizzato e ricoverato in gravissime condizioni all’ospedale di Cittadella. Sono intervenuti per ricostruire l’accaduto i Carabinieri di Cittadella e i tecnici dello SPISAL di Padova. Gli accertamenti riguardano il rispetto delle norme di sicurezza (casco, cintura). 

Blitz dei Carabinieri contro il lavoro nero e irregolare nella bassa veronese

Il NIL dei Carabinieri di Verona ha svolto alcuni controlli a Isola della Scala e Legnago trovando varie situazioni irregolari che hanno portato alla sospensione di alcune attività e alla denuncia dei titolari all’Autorità Giudiziaria per i reati penali. A Isola della Scala è stata sospesa l’attività di un laboratorio tessile con 17 lavoratori presenti, di cui 2 in nero, 1 irregolare in Italia. Sono state inoltre riscontrate molte mancanze rispetto alla normativa sulla sicurezza sul lavoro, sanzionate con 60mila euro di multa.

A Legnago il controllo presso un centro massaggi ha fatto scoprire una lavoratrice in nero: è stata quindi disposta la chiusura dell’attività e una sanzione di 28mila euro.

In Val d’Illasi il controllo presso un’azienda agricola ha fatto scoprire 2 lavoratori in nero su 8 presenti, di cui 1 privo di permesso di soggiorno, con varie mancanze della normativa sulla sicurezza sul lavoro. Disposta la sospensione dell’attività, emessa una sanzione da 11mila euro e il deferimento del titolare all’AG. 

Lavoro nero in 8 laboratori tessili nel trevigiano

La Guardia di Finanza ha effettuato una serie di controlli su alcune attività manifatturiere, insospettita dai continui cambi di ragione sociale. Dai controlli che si sono svolti da luglio a dicembre 2024 in 8 laboratori tessili ubicati tra Montebelluna e Treviso sono stati trovati: 58 lavoratori irregolari, 17 in nero, 4 privi del permesso di soggiorno (3 sono stati espulsi), 41 al lavoro in orari vietati. I 15 imprenditori coinvolti sono stati deferiti all’autorità giudiziaria per i numerosi reati commessi, tra cui caporalato e sistematica violazione delle norme sul lavoro e sulla sicurezza sul lavoro.

Le retribuzioni erano molto al di sotto della normativa contrattuale. Molti lavoratori operavano in abitazioni, per le quali non era stato richiesto il cambio di destinazione d’uso alle Autorità territoriali competenti. S

ono state rilevate anche molte irregolarità sul versante fiscale, con la presenza di fatture false per operazioni inesistenti. Le attività (settore tessile abbigliamento) sono state poste sotto sequestro, compresi 128 macchinari e 132 banchi di lavoro.

Ambiente (sfruttamento e rapina dei beni primari, patrimonio artistico, contraffazioni alimenti)

Processo PFAS in Corte d’Assise a Vicenza

L’udienza del 5 dicembre 2024 ha visto la deposizione di Paolo Gualtieri, consulente ICIG, il gruppo che acquistò lo stabilimento da Mitsubishi, e professore di economia e intermediazioni finanziarie presso l’Università Sacro Cuore di Milano. Il Prof. Gualtieri ha affermato che la vendita della Miteni Spa alla ICIG al costo di 1 euro (2009) è da considerarsi “cifra congrua”, basata sul debito finanziario molto elevato e non sull’ipotesi di dover affrontare una costosa bonifica ambientale del sito industriale.

In definitiva, per il consulente ICIG si trattò di una valutazione esclusivamente economico-finanziaria sulla redditività aziendale e sulla capacità di produrre utili nel futuro. Sul prezzo di vendita “stracciato” ha pesato la rinuncia di ICIG alle garanzie contrattuali dei vari possibili rischi, ad eccezione dei casi di dolo e colpa grave, pratica in uso nelle compravendite industriali.

L’udienza del 12 dicembre 2024 è stata l’ultima dell’anno e dei testi della difesa. Hanno deposto Roberto Tasca di UNIMI e Andrea Chiusani, commercialista e revisore legale, partner della “News Deal Advisors Spa”, entrambi consulenti della ICIG Spa. I due consulenti si sono prodigati nello smontare le accuse della consulenza del PM sulla cifra necessaria alla bonifica del sito, affermando che nel 2009, e negli anni successivi, non sono stati inseriti tra i costi da sostenere per la società MITENI Spa 17,5 milioni di euro perché non ritenuti necessari né obbligatori per bonificare il suolo.

Il PM Blatter ha comunicato che non cambierà il capo di imputazione a carico dei 15 imputati, come aveva chiesto un legale delle parti civili. Il processo riprenderà a gennaio 2025, con la parola al PM e ai legali difensori degli imputati, oltre al possibile deposito di nuova documentazione. La sentenza è attesa per maggio 2025. Nel frattempo, è stato depositato uno studio congiunto della Fondazione Foresta Ets e UNIPD che dimostra che “i risultati ottenuti sono fondamentali nella comprensione del meccanismo che porta a infertilità nelle popolazioni esposte ai Pfas”.

Il 20 dicembre 2024 davanti al Tribunale di Vicenza è stato organizzato un presidio da diverse associazioni impegnate sul tema, tra cui Cgil Veneto, Legambiente, Mamme No PFAS, per protestare contro le mancate risposte da parte della Regione su: bonifica e messa in sicurezza della Miteni Spa; controlli sanitari e studio epidemiologico della popolazione; situazione degli alimenti prodotti nell’area inquinata; aggiornamento dati sanitari e presa in carico dei lavoratori ex MITENI Spa.

Sequestrata discarica abusiva a Enego (VI)

La Guardia di Finanza di Asiago, congiuntamente con ARPAV, ha posto sotto sequestro un’area ubicata vicino all’abitato di Enego, per la presenza di una grande quantità di rifiuti. L’area veniva utilizzata come discarica, senza nessuna autorizzazione, e conteneva rifiuti di ogni genere: macchinari di condizionamento, elettrodomestici di ogni tipo e molti RAEE, pneumatici fuori uso (PFU), mobili, bidoni, batterie esauste, rottami ferrosi. Il proprietario è stato denunciato all’Autorità giudiziaria.

Sequestrati 1.300 giochi non a norma nel bassanese

La Guardia di Finanza, nell’ambito dei controlli per il “natale sicuro” nel territorio di Bassano del Grappa, ha scoperto 3 negozi (2 a Bassano e 1 a Rosà) che vendevano regali per bambini e addobbi natalizi non a norma. I titolari sono stati contestati e sanzionati per la violazione delle norme sulla sicurezza del codice di Consumo in quanto gli oggetti in vendita erano privi di etichette sulla tracciabilità. 

Farmaci vietati ai cavalli, 3 allenatori indagati a Padova

I Nas dei Carabinieri hanno accusato di frode in competizione sportiva 3 allenatori di cavalli, che partecipavano a gare ippiche all’ippodromo Le Padovanelle di Padova, per doping e cure con sostanze vietate dalla Federazione. L’esame della documentazione dell’UNIRE ha preso anche in considerazione il maltrattamento/sfruttamento di 3 cavalli costretti a gareggiare, e soggetti a cure forzate. Le indagini riguarderebbero anche un possibile collegamento con le scommesse clandestine. I Carabinieri hanno segnalato la situazione alla Procura di Padova 

Nessun obbligo di bonifica alla 3V Sigma di Marghera (VE)

Il Consiglio di Stato, dopo l’incendio della fabbrica 3V Sigma a Marghera avvenuto a maggio 2020, ha dato ragione con 2 sentenze alla società che non ha quindi l’obbligo di bonificare l’area contaminata di 64mila metri quadrati.

L’azienda è tornata alla produzione dopo l’incendio, ma non ha ripristinato né gli impianti interessati dall’incendio né il suolo. Bocciati quindi i provvedimenti assunti dalla Città Metropolitana e dal Ministero Ambiente che imponevano di adottare misure che impedissero alle sostanze inquinanti nel suolo di finire nella laguna di Venezia.

La ragione della bocciatura è che la contaminazione sarebbe ormai storica e diffusa e che la Città metropolitana non ha effettuato un rigoroso accertamento al fine di individuare il responsabile. La Città metropolitana ha comunicato che provvederà da subito a riformulare il provvedimento includendo l’obbligo da parte del responsabile della potenziale contaminazione di effettuare gli interventi di messa in sicurezza e bonifica dell’area.

Sequestrati a Padova integratori alimentari e caricabatterie

La Guardia di Finanza di Padova ha effettuato 2 grossi sequestri in zona industriale e zona stazione a Padova per tutelare la salute della popolazione e contrastare l’abusivismo commerciale.

Son stati sequestrati oltre 3 milioni di articoli elettrici destinati all’alimentazione di smartphone, privi o parzialmente privi di informazioni obbligatorie per garantire gli acquirenti sulla sicurezza.

Nel corso della stessa operazione sono stati sequestrati alcuni integratori alimentari (68mila pastiglie) destinati a sportivi e anziani, privi delle avvertenze e delle corrette modalità di assunzione in lingua italiana. 

Attività dei NAS dei Carabinieri di Belluno

I Nas dei Carabinieri di Belluno hanno presentato l’attività svolta nel 2024. In sintesi, sono state compiute 284 verifiche a seguito delle quali sono state rilevate 101 situazioni non conformi, con 12 soggetti deferiti per rilievi penali all’Autorità Giudiziaria e oltre 100 alle Autorità Amministrative per le conseguenti sanzioni a carico. Sono state svolte 147 verifiche su strutture sanitarie e socio sanitarie (farmacie, case di riposo, studi, ecc.) trovando 18 situazioni non conformi, tra cui una casa di riposo per anziani completamente abusiva e un falso dentista.

Alcuni allevatori sono stati sanzionati per maltrattamento di bovini da latte. Nel settore ristorazione (comprese mense aziendali) sono state effettuate 70 verifiche nel corso delle quali sono state rilevate 42 situazioni non conformi e sequestrati 616 chili di prodotti senza tracciatura né indicazioni sulle date di produzione e scadenza, conservati male, congelati arbitrariamente, ecc., per un valore di 16mila euro. 

Sequestro di 650 chili di alimenti a Chioggia (VE)

I Carabinieri di Chioggia, congiuntamente agli esperti dell’ULSS N°3, hanno svolto controlli in vari ristoranti della zona del Cavarzerano e Chioggia. Sono stati sequestrati 650 chili di alimenti dal valore di 12mila euro perché mancavano etichette sulla provenienza dei prodotti, ed erano presenti altre mancanze per quanto riguarda igiene e sicurezza alimentare, come le schede HACCP. A seguito dei controlli sono state elevate sanzioni per 11mila euro. 

Addobbi e giocattoli pericolosi, raffica di sequestri a Rovigo

La Guardia di Finanza di Rovigo, nell’ambito delle operazioni “Natale sicuro”, ha sequestrato 43mila articoli potenzialmente pericolosi presenti in negozi a Lendinara e Porto Viro. Con l’ausilio della Polizia locale, sono state anche sequestrate a Loreo 250 confezioni di prodotti alimentari con etichette irregolari o totalmente prive di etichettatura.

Sequestri di fuochi d’artificio illegali a Padova e Verona

La Polizia di Stato ha effettuato controlli e sequestri di fuochi d’artificio pericolosi, confezionati artigianalmente e venduti in tutta la Regione nonostante alcuni comuni veneti abbiano vietato i fuochi. A Galliera Veneta (PD) sono stati sequestrati in un’abitazione 10 petardi artigianali “Cobra”, particolarmente pericolosi anche perché senza alcuna marcatura di sicurezza. A Ospedaletto Euganeo (PD) sono stati scoperti 73 fuochi d’artificio del peso di 46 chili custoditi in alcune abitazioni.

I possessori sono stati segnalati all’autorità giudiziaria e i fuochi sono stati sequestrati. Altri 2 casi gravi si sono verificati in Provincia di Verona. Un soggetto di Erbezzo (VR), poi arrestato, deteneva 23 chili di botti illegali (acquistati on line) in un magazzino non predisposto allo scopo, senza autorizzazioni. Un altro soggetto veronese è stato denunciato per detenzione illegale di fuochi d’artificio. I fuochi sequestrati sono stati fatti brillare al poligono di Roverchiaretta (VR). 

Pubblica Amministrazione (corruzione, danni patiti, peculato, truffa)

Inchiesta Palude Venezia

Dopo la decisione del Tribunale del Riesame, l’attenzione si è spostata sul grande accusatore dell’inchiesta “Palude”, Claudio Vanin, che a detta degli indagati “non sarebbe così attendibile come ritengono i PM”. Alle oltre 10mila pagine dell’inchiesta, è stato chiesto e ottenuto dai PM di aggiungerne altre dodici di documenti delle difese di Ceron e Donadini, relative alla “trattativa” per l’area dei Pili e di palazzo Papadopoli. Nelle carte aggiunte è presente anche una querela risalente al 2021 contro Claudio Vanin e 2 verdetti emessi nel 2023 dal Tribunale e dalla Corte d’Appello di Venezia relativi alla operazione presunto acquisto dei terreni dei Pili. Inoltre, è stata consegnata ai giudici dell’inchiesta la documentazione sul contenzioso civile del 2018, di 2,88 milioni di euro, tra la società di Vanin (Sama Global Italia) e quella del magnate Ching (Grandeur Oxley), relativa all’attività di studio di fattibilità del palazzetto dello sport e di altre diverse tipologie di interventi edilizi.

Il decreto ingiuntivo del 2022 non è stato pagato nel 2023 perché i giudici di primo grado hanno ritenuto che la società Sama non abbia fornito adeguata prova della propria legittimazione quale creditore. Claudio Vanin ha contrattaccato con 8 pagine protocollate in Comune a Venezia contro Ceron e Donadini, in cui avanza una richiesta di 200mila euro per danni per querele (una dozzina) e minacce. Dichiara “sono oltre 6 anni che sono minacciato dagli emissari del magnate Ching, del sindaco di Venezia e dell’assessore al patrimonio della Regione Veneto; persone senza scrupoli per gli affari”.

Il Comune di Venezia ha trasmesso la documentazione ricevuta ai PM. La Procura intanto si prepara a depositare gli atti, con l’ipotesi di giudizio immediato per gli indagati ancora in custodia. 

False cittadinanze italiane, impiegato di Lonigo (VI) a processo

L’impiegato comunale dell’ufficio anagrafe del Comune di Lonigo rilasciò tra il 2018 e il 2019 una grande quantità di certificati di cittadinanza italiana a cittadini brasiliani. La Guardia di Finanza di Noventa Vicentina avviò un’inchiesta, focalizzandosi su 5 casi di persone a cui era stato dato il certificato che però erano prive di “dimora abituale”.

L’accusa della Procura di Vicenza, che ha comunicato la fine delle indagini e chiesto il rinvio a giudizio nei confronti dell’ex impiegato comunale di Lonigo (attualmente in servizio a Noventa Vicentina), è di falso in atto pubblico. La difesa ha contestato il capo di imputazione sostenendo che si operava con tale prassi a Lonigo prima dell’arrivo all’anagrafe dell’indagato e si continua tuttora anche dopo il suo spostamento.

Processo citrobacter chiuso a Verona

Nell’udienza del 5 dicembre 2024 la giudice per le indagini preliminari Livia Magri del Tribunale di Verona ha dichiarato di non dover procedere contro i 7 dirigenti e medici indagati. L’indagine era stata aperta a seguito della morte di 4 neonati prematuri per le infezioni contratte da altri 6 piccoli pazienti nel reparto di terapia intensiva neonatale di Borgo Trento a Verona nel periodo 2018-2020. L’ipotesi d’accusa della Procura di Verona era omicidio colposo e lesioni gravissime procurate per negligenza nella sicurezza del reparto.

La decisione del GIP è dovuta al fatto che non fosse possibile prevedere una sentenza di condanna, per cui il processo è stato chiuso dopo 4 anni e mezzo di indagini. Fra un mese ci sarà il deposito delle motivazioni. Decisiva è stata la consulenza scritta in 400 pagine e depositata a fine 2022 che prendeva in considerazione 3 fasi distinte critiche e la conclusione della “genericità delle accuse”. I genitori hanno dichiarato: “sono morti dei bambini e altri sono disabili, ma sembra non sia successo nulla”. 

Processo per i tamponi rapidi, la giudice chiede di valutare il proscioglimento degli indagati

Nell’udienza preliminare del 5 dicembre 2024, la giudice Laura Chillemi ha invitato le parti a discutere sull’eventuale applicazione dell’articolo 129 del Codice di procedura penale, ovvero la possibilità di prosciogliere gli imputati (Roberto Rigoli, ex coordinatore generale delle microbiologie venete, e Patrizia Simionato, ex direttrice Generale di Azienda Zero) per l’inconsistenza dei fatti, ancor prima di concludere l’elenco dei testimoni.

Il PM Benedetto Roberti della Procura di Padova si è immediatamente opposto alla richiesta. Tutto ruota intorno alla validità dei tamponi rapidi Abott Spa acquistati ad agosto 2020 in piena pandemia da Covid 19. L’esposto di Andrea Crisanti poneva dubbi sull’efficacia dei tamponi e il senatore è il primo teste ammesso in questo processo alla prossima udienza. Nell’udienza del 23 gennaio 2025 il giudice prenderà una decisione. 

Processo per le provette manomesse a Padova, cambia l’accusa

Nell’udienza del 6 dicembre 2024 sul caso sulle provette manomesse a Medicina Legale a Padova, l’accusa è stata modificata da falso ideologico e abuso d’ufficio a “indebita destinazione di denaro e di cose mobili”, secondo le disposizioni del nuovo articolo del Codice Penale.

A detta della Procura di Padova (PM Silvia Golin), per Massimo Montisci, direttore dell’Unità operativa di Medicina legale, e gli altri 3 imputati cambia formula ma non la sostanza processuale.

L’accusa sostiene che nel laboratorio di Medicina Legale siano stati alterati i test tossicologici antidroga di due “amici”, per far riavere con facilità il titolo di guida, sospeso dopo essere stati fermati in auto, pare sotto effetto di cocaina. L’indagine è stata avviata a seguito di un esposto presentato nell’estate del 2018 dalla responsabile del laboratorio di Medicina legale di Padova insieme a due colleghe.

La prossima udienza è stata fissata per il 18 marzo 2025. 

Reddito di cittadinanza, 19 a processo a Treviso

19 persone residenti a Treviso, sono state rinviate a giudizio dal GIP Carlo Colombo del Tribunale di Treviso (sostituto procuratore Giulio Caprarola) nel corso dell’udienza preliminare del 3 dicembre 2024.

I soggetti, che sono di origine rom, nel 2022 si dichiaravano disoccupati, anche se pare avessero un’attività in proprio, al fine di intascare il reddito di cittadinanza. Dai controlli e dalle perquisizioni è emersa la truffa, e messo in atto il sequestro delle carte di accredito del reddito di cittadinanza. L’udienza processuale è stata fissata per il 10 dicembre 2025, con l’accusa di falso per ottenere vantaggi illeciti dalla PA. 

Processo per corruzione e altri reati ad ex Carabinieri a Treviso

Il giudice delle udienze preliminari Carlo Colombo del Tribunale di Treviso il 5 dicembre 2024 ha rinviato a giudizio 7 persone, dopo aver dichiarato estinto il reato di esercizio abusivo della professione.

Caduto anche il reato di abuso d’ufficio dopo le recenti riforme del Codice da parte del Ministro Nordio. Rimangono a carico degli indagati le accuse di: corruzione, rivelazioni e utilizzo di segreti d’ufficio, peculato e falso ideologico. Il processo inizierà il 9 settembre 2025 davanti ai giudici del collegio.

L’indagine era partita dall’ex luogotenente dei Carabinieri di Castelfranco Veneto, Antonio Currò, ora in pensione, titolare di un’agenzia di pratiche auto e consulenze, intercettato dai Colleghi di Treviso a seguito di un’altra indagine su Giuseppe Alù (altro indagato), brigadiere della Radiomobile dei CC di Castelfranco Veneto, che avrebbe taglieggiato alcuni imprenditori cinesi in cambio del silenzio su eventuali irregolarità nella gestione delle loro attività.

La telefonata intercettata riguardava lo scambio di favori, da cui l’accusa di corruzione che poi si è allargata coinvolgendo altri esponenti dell’Arma, della polizia locale e di enti pubblici.

Ora il dibattimento chiarirà se vi siano effettivamente delle precise responsabilità. 

Arrestata donna a Vicenza, narcotizzava gli anziani: una donna uccisa e 4 ricoverati

Paola Pettinà di Bolzano Vicentino, si proponeva sui social come operatrice socio-sanitaria per accudire anziani a domicilio, nonostante fosse priva di titoli. Secondo gli inquirenti, la donna narcotizzava gli anziani che avrebbe dovuto accudire somministrando ingenti dosi di farmaci antidepressivi, sottraendo loro denaro e gioielli.

Ora a seguito delle indagini dei Carabinieri, la donna è stata arrestata con l’accusa gravissima di aver procurato la morte di un’anziana e di aver compromesso la salute di altri 4 soggetti.

Sono 7 i faldoni aperti dai Carabinieri e dalla Procura di Vicenza per motivare l’accusa di omicidio aggravato, quadruplo tentato omicidio, rapina, spaccio di benzodiazepine e autoriciclaggio. I Carabinieri hanno indagato anche per appurare come la donna riuscisse a procurarsi i farmaci senza ricetta, acquistandoli in 3 farmacie del vicentino (perquisite nei giorni scorsi). Alle indagini hanno collaborato l’Azienda ULSS N° 8 berica, Azienda Zero e i medici di base degli anziani.

Le indagini sono durate 9 mesi ed hanno preso le mosse a inizio 2024 dalla denuncia dei parenti della vittima di Breganze e di un’altra anziana ricoverata in ospedale con strani sintomi dopo le cure della falsa operatrice sanitaria. Davanti al GIP Maria Elena Pilla, durante l’interrogatorio di garanzia, Pettinà si è avvalsa della facoltà di non rispondere.

Per il GIP la donna è “radicalmente adusa alla menzogna” e può reiterare il reato. Le indagini ora si sono allargate ad alcuni decessi sospetti e ad altri malori causati dall’eccesso di assunzione di farmaci (4 morti e 9 vittime in totale, tra cui pure il fidanzato della Pettinà).

La PM Maria Elena Pinna sta valutando la riesumazione di una salma (gli altri morti sono stati cremati), per disporre di prove certe che l’anziana deceduta fosse stata narcotizzata. Inoltre si sta procedendo ad ascoltare tutti i parenti dei 4 deceduti e delle altre 5 presunte vittime attribuite alla Pettinà, attualmente detenuta in carcere a Montorio Veronese.

Indagato OSS a Vittorio Veneto (TV), maltrattava gli anziani

L’accusa è che l’operatore socio sanitario (oss), dipendente della struttura Cesana- Malanotti di Vittorio Veneto, maltrattasse alcuni anziani non autosufficienti, provocando loro lividi scaraventandoli bruscamente nel letto o nella carrozzina. I casi accertati di violenza sono 15, e i maltrattamenti sia fisici che psicologici duravano da mesi.

Il soggetto è accusato del reato di maltrattamenti e lesioni personali aggravate. Il caso era stato sollevato dai familiari delle vittime ai Carabinieri che hanno predisposto quindi le intercettazioni ambientali.

Davanti al giudice per l’interrogatorio cautelare, l’operatore ha dichiarato: “vivevo sotto stress per le condizioni di lavoro difficili a causa delle carenze di organico”. Il soggetto è stato sospeso dal servizio dai vertici dell’istituto Cesana-Malanotti. 

Condanna della Corte dei Conti per il mega-raggiro sui biglietti ACTV

Tre ex dipendenti AVM (Azienda Veneziana della Mobilità) sono stati condannati dalla Corte dei Conti del Veneto a risarcire oltre 370mila euro, soldi appropriati indebitamente nell’ambito del “progetto alberghi”, risalente al 2015 e poi naufragato.

La condanna principale riguarda Michele Carriglio (260mila euro di dolo e 116.100 euro a titolo di risarcimento del danno da disservizio). Carriglio è stato condannato come dipendente infedele di ACTV, distaccato a Vela Spa, perché incassava in contanti i soldi degli hotel e non li versava alle casse ACTV/AVM.

Dopo 3 anni, nel novembre 2020, l’azienda si è accorta dell’ammanco. La Guardia di Finanza nel 2021 ha ricostruito la vicenda, le responsabilità e l’entità della truffa. Nel 2022 sono stati sequestrati beni per 114mila euro a Carriglio, indagato per peculato e che attualmente risulta contumace.

Sono stati condannati per colpa grave (mancata vigilanza e verifica) l’ex titolare della funzione di contabilità clienti e ricavi Lucia Malgarotto (risarcimento di 91mila euro) e il direttore amministrativo del gruppo Emanuele Filippi (risarcimento di 39mila euro).

I due responsabili sono stati inoltre condannati in via sussidiaria a versare le quote del danno e della truffa che Carriglio non dovesse corrispondere. La sentenza è appellabile e la difesa di Filippi ha già fatto sapere che ha intenzione di ricorrere. Questa vicenda è identica, anche per quanto riguarda il periodo in cui si è svolta, a quella degli ammanchi dei biglietti venduti dall’edicola vicina al pontile della linea 2 in piazzale Roma a Venezia. 

Vicenda case popolari a Treviso, non ci fu corruzione. La Procura chiede l’archiviazione

L’esposto sull’assegnazione delle case popolari a Treviso aveva portato ad indagare 31 persone (molti dirigenti e funzionari dipendenti comunali), con l’accusa di corruzione e abuso d’ufficio. Il blitz del giugno 2022 dei Carabinieri del Nucleo Investigativo ha permesso il sequestro di un’imponente quantità di materiale sia negli uffici comunali sia nelle abitazioni degli indagati (vedi news 5.6. del rapporto di legalità di giugno 2022).

La PM Gabriella Cama, dopo 3 anni di indagini, ha depositato la richiesta al GIP di archiviazione in quanto non ci fu corruzione (infondatezza), mentre il reato di abuso d’ufficio è abrogato dalla riforma Nordio. Scagionati tutti i 31 indagati, mentre resta aperto il fascicolo legato a presunti abusi edilizi fatti in alcuni appartamenti.

L’ex colonello della Guardia di Finanza del Veneto, Vincenzo Corrado torna a processo per collusione militare

La Corte di Cassazione (quinta sezione) ha annullato l’assoluzione di Vincenzo Corrado, ex colonello della Guardia di Finanza, per il reato di collusione militare, rinviando gli atti per un nuovo giudizio alla Corte d’Appello di Venezia. La Procura di Venezia si era opposta all’annullamento processuale e aveva chiesto il riesame della sentenza della Prima sezione della Corte di Cassazione del 2023. Nel dettaglio processuale, Vincenzo Corrado e Christian David, all’epoca funzionario della Agenzia delle Entrate, erano stati rispettivamente condannati a 4 anni di carcere per traffico di influenze illecite e collusione militare e a 8 mesi per accesso abusivo al sistema informatico.

L’accusa della Procura di Venezia era che i due, nel 2015-20216, in concorso con la commercialista Tiziana Mesirca (uscita dal processo con il patteggiamento di 18 mesi), avrebbero fatto “aggiustare” alcune verifiche fiscali e suggerito escamotage per frodare il fisco.

La difesa dell’ex colonello ha sempre insistito sul fatto che il cliente “non aveva mai promesso di intervenire per aggiustare i controlli in cambio di Rolex, denaro, assunzione di amici”. 

Tenente colonnello a Padova condannato dalla Corte dei Conti

Un tenente colonello dell’esercito al Comando forze operative nord di Padova era contemporaneamente titolare di una società che vendeva impianti acquaponici, sfruttando come fertilizzante le deiezioni dei pesci, allevati in grandi vasche. La Procura generale della Corte dei Conti del Veneto ha contestato che questo secondo impiego non era stato autorizzato.

La difesa ha sostenuto che si trattava di studi e ricerca scientifica che per questo il militare non avevano bisogno di nessuna autorizzazione dell’Esercito. Ora i giudici della Corte dei Conti lo hanno condannato a risarcire lo Stato con 100mila euro (somma percepita tra il 2008 e il 2012 e tra il 2014 e il 2018, quando aveva aperto una società vera e propria). Il militare era finito a processo per truffa aggravata ai danni dello Stato di fronte al Tribunale Militare di Verona, ed era stato assolto “perché il fatto non costituisce reato”.

Per la Corte dei Conti invece il militare era ben consapevole che servisse l’autorizzazione dell’esercito per esercitare questa attività.

Droga (narcotraffico, spaccio di grosse quantità, situazioni di allarme sociale)

Spaccio di cocaina, processo a Vicenza

In Tribunale a Vicenza Bruno Venzi, 79enne residente a San Pietro in Gù ha patteggiato la pena di 4 anni e 7 mesi di carcere (oltre a 19.200 euro di multa) per attività di spaccio (mezzo etto di cocaina alla volta) compiuta nei comuni di Rosà e Rossano Veneto (PM Paolo Fietta e GIP Chiara Cuzzi).

L’inchiesta, condotta dai Carabinieri di Rosà con vari appostamenti tra aprile e giugno 2022, era stata incardinata dalla Procura di Padova e poi trasmessa alla Procura di Vicenza per competenza territoriale.

Sgominata banda dei pusher a Mestre (VE)

I Carabinieri hanno sgominato una banda dello spaccio di droga in via Piave a Mestre, identificando 11 cittadini di origine nigeriana che si spostavano da Padova e altre località, con un sistema di corrieri e “vedette”, per evitare i controlli delle forze dell’ordine.

Secondo i Carabinieri, i pusher vendevano cocaina ed eroina a 15-20 euro a dose (0,2 grammi), nascondendo all’occorrenza le dosi in bocca. Ogni pusher guadagnava circa 1.000 euro al giorno. Gli accordi con la clientela erano telefonici.

L’indagine, durata un anno, ha portato il GIP a firmare 11 ordinanze di custodia cautelare. 4 soggetti sono stati individuati ed arrestati, a 2 è stato notificato il divieto di dimora nel territorio della città metropolitana di Venezia, mentre 5 sono latitanti e ricercati. 

Condanna in Tribunale a Vicenza

Nell’udienza a rito abbreviato del 12 dicembre 2024 in tribunale a Vicenza (giudice Nicolò Gianesini) una spacciatrice è stata condannata a 2 anni di carcere e 8mila euro di multa. La spacciatrice era stata bloccata in via Marosticana a maggio 2024 dalla Guardia di Finanza. Il successivo controllo domiciliare in città aveva fatto scoprire oltre 3 chili di marijuana divisa in dosi e pronta per lo spaccio. 

Omicidio per droga a Treviso

La sera del 12 dicembre 2024 il ventiduenne Francesco Favaretto è stato aggredito e ferito gravemente in centro a Treviso con coltello e cocci di bottiglia, morendo 11 giorni dopo.

Ad aggredirlo è stato un gruppo di 10 ragazzi e ragazze, di cui sei minorenni, pare sotto effetto della ketamina

. Le indagini hanno permesso di identificare la banda responsabile e disporre 3 arresti. Non è ancora chiaro il movente, anche se le indagini porterebbero ad un incontro per vendere droga, presto degenerato. Le accuse contro i 10 i membri del gruppo sarebbero relative a omicidio volontario e rapina aggravata.

Pacco UPS a Treviso con 2 chili di droga

Tre spacciatori hanno provato a farsi spedire via corriere dalla Spagna alla filiale UPS di Casier un pacco contenente 2 chili di marijuana in 11 sacchetti sottovuoto. Il pacco è stato intercettato dai Carabinieri che hanno poi effettuato una perquisizione domiciliare trovando altri 350 grammi di stupefacenti, compresi hashish, marijuana e cocaina rosa.

Oltre all’occorrente per fabbricare le dosi, è stata trovata un’agenda di appunti con tutti i dati contabili relativi all’attività di spaccio. Gli inquirenti sono ora impegnati ad individuare tutti i componenti della rete di spaccio. Un soggetto è stato arrestato e gli altri 2 denunciati.

Evasione fiscale e frodi fiscali

Sanzioni a 59 locali VLT a Padova

La Guardia di Finanza di Padova ha effettuato, nel 2024, 59 controlli su slot macchine e videolottery presenti in locali nella provincia di Padova. Sono state trovate 240 VLT irregolari, accese in orari non consentiti, e diverse violazioni sugli obblighi normativi dei giochi (mancate dichiarazioni delle vincite all’erario, mancata verifica della clientela). Le violazioni attengono alla normativa antiriciclaggio, con sanzioni previste tra i 120mila e 300mila euro. In un caso è stata proposta la sospensione della licenza per recidiva. 

Sanzioni a 2 locali di Montecchio Maggiore (VI) per 79 VLT accese fuori orario

La Guardia di Finanza di Arzignano ha controllato alcuni locali con macchinari Video lottery. In 2 locali c’erano 79 VLT accese fuori dell’orario consentito. Sono state elevate sanzioni da 40mila a 118mila euro. 

Buco da 66 milioni di euro con le criptovalute, arrestato socio padovano della Rock Trading

Davide Barbieri è uno dei due fondatori di The Rock Trading (l’altro è il genovese Andrea Mario Medri), società di gestione di criptovalute con sede legale a Milano e una sede operativa in Largo Europa a Padova. La società nata nel 2016, a detta della Procura di Milano (PM Pasquale Adesso, Grazia Colacicco, Roberto Pellicano) depositava bilanci falsi sin dal 2017, utilizzando il cosiddetto “schema Ponzi”.

Nel 2023 però sono partite ingiunzioni di pagamento e sequestri. Il GIP Rossana Mongiardo ha disposto l’arresto dei 2 soci (Barbieri è detenuto al Due Palazzi di Padova) per i reati di: bancarotta fraudolenta, falso in bilancio, formazione fittizia del capitale, infedeltà patrimoniale. Nel giro di 8 anni il buco provocato a causa di alcune operazioni finanziarie sbagliate è aumentato a dismisura ed è stato in parte coperto con falsi documentali del debito di 66 milioni di euro, sottratti ad almeno 16mila investitori in tutto il mondo; 3mila si sono insinuati nel fallimento della società (700 hanno sporto querela).

Per GIP e PM i due soci erano perfettamente consapevoli delle loro azioni illecite. I finanzieri hanno perquisito sia la sede della società a Padova sia l’abitazione di Davide Paci Barbieri. I risparmiatori raggirati sono in prevalenza veneti. Sono almeno 20 i padovani con quote tra i 5mile e 20mila euro, con un caso di un imprenditore raggirato per 120mila euro. 

A Verona appropriazione indebita del denaro di condomini

Michele Provolo è stato arrestato a dicembre 2023 con l’accusa di appropriazione indebita e riciclaggio. All’epoca il soggetto era amministratore di condomini, con il potere di firma sui conti correnti bancari, e pare operasse su 6 CCB come se i soldi fossero suoi, prelevando tra il 2019 e gennaio 2023 poco meno di 200mila euro.

L’indagine della PM Beatrice Zanotti della Procura di Verona ha messo allo scoperto gli ammanchi a danno dei condomini. In udienza preliminare il 16 dicembre 2024 è stato disposto il rinvio a giudizio per l’ex amministratore, con udienza processuale fissata a luglio 2025 davanti al giudice Pasquale Laganà. Provolo ha scelto il processo a rito ordinario.

Nel frattempo ha iniziato la restituzione delle somme ai condomini, restituzione che gli ha permesso di sostituire la pena detentiva con l’obbligo di firma da gennaio 2024. Rimasto inalterato il divieto temporaneo a svolgere il ruolo di amministratore di condomini (da agosto 2024 Provolo svolge l’attività di agente di commercio). Una parte di condomini si è costituita parte civile al processo. (L’Arena del 17 dicembre 2024).

Fatture false e maxi frode fiscale, perquisizioni anche a Verona

L’inchiesta coordinata dalla Procura di Reggio Emilia ha coinvolto città in tutta Italia, tra cui Verona. La Guardia di Finanza, con la collaborazione della Polizia di Stato, ha scoperto un giro di fatture false per operazioni inesistenti da 37 milioni di euro. Sono stati sequestrati 12 milioni di euro a 41 persone fisiche e 37 società. Si tratta della seconda tranche dell’inchiesta “Titano” della procura reggiana (GIP Luca Ramponi).

Molti degli attuali indagati erano già stati coinvolti tra il 2018 e il 2022 nell’inchiesta “Billions”, con fatture false per 62 milioni di euro. Le società, alcune cartiere, operavano nei settori del commercio, edilizia, abbigliamento, logistica. 

A processo a Vicenza l’ex assessore comunale Cicero, per violazione del segreto industriale

L’udienza del 18 dicembre 2024 in Tribunale a Vicenza ha registrato la richiesta del PM titolare dell’inchiesta di condanna a 2 anni e 4 mesi di carcere dell’ex assessore del Comune di Vicenza, Claudio Cicero.

Cicero è accusato di appropriazione indebita di un brevetto, e di aver rivelato a terzi dati top secret. Cicero ha dato le dimissioni dall’azienda Micro-Vett per andare a lavorare per un’azienda di Pescara, portandosi, a detta dell’accusa, un Kit per la conversione dei motori presentato alla nuova impresa, nonostante il brevetto fosse stato registrato dal titolare dell’impresa vicentina.

La denuncia del 2017 è partita dal titolare della Micro-vett, azienda di Altavilla Vicentina che si è costituita parte civile al processo di primo grado a rito ordinario, con richiesta di danni per 4 milioni di euro. Altri 800mila euro di danni sono chiesti dagli altri soci della fabbrica di Altavilla dopo che, a seguito del comportamento di Cicero, sono saltate le trattative in corso con FCA. Prevista a gennaio 2025 la sentenza. 

Confisca da oltre mezzo milione di euro a Loreo 

Un commerciante all’ingrosso di pesce di Loreo è stato condannato dal Tribunale a Rovigo alla confisca di 518.420 euro, in seguito ad una verifica fiscale svolta dalla Guardia di Finanza di Rovigo. Dalla verifica è emerso che il soggetto non aveva presentato la dichiarazione dei redditi del 2023 e aveva fatto sparire la contabilità aziendale per rendere difficoltosa la ricostruzione della base imponibile societaria. La Procura di Rovigo, forte della sentenza, ha chiesto ai finanzieri di eseguire la confisca del profitto del reato.

Fatture false e frode fiscale, in 17 a processo a Verona

Il capo di imputazione di 134 pagine vede il rinvio a processo di 17 imputati per una miriade di frodi fiscali, con l’accusa di aver costituito una società con l’unico scopo di emettere fatture false per operazioni inesistenti ai fini di frodare l’IVA tra il 2012 e il 2020.

Il GUP Luciano Gorra del Tribunale di Verona, nell’udienza preliminare del 20 dicembre 2024, ha disposto il non luogo a procedere per 7 indagati (reati prescritti) e per altri 17 il processo è stato fissato a luglio 2025, davanti a collegio presieduto da Ferraro. 

 Truffa Venice, processo Gaiatto “bis” condanna e patteggiamento

Il Tribunale di Pordenone (competenza territoriale) ha condannato Massimo Minighin a 4 anni e 7 mesi di reclusione e 3.600 euro di multa. Minighin è l’informatico autore del software utilizzato da Fabio Gaiatto per rendere noti ai risparmiatori i rendimenti delle operazioni fatte con Venice Investiment Spa. La prescrizione ha sensibilmente ridotto i reati che potevano essere contestati negli anni 2016-2017.

La decisione è stata presa il 12 dicembre 2024 dalla giudice monocratica di Pordenone Francesca Vortali in udienza processuale (PM Monica Carraturo). La giudice ha poi riconosciuto risarcimenti per oltre 130mila euro alle 7 parti civili che hanno resistito ai tempi lunghi di questo processo.

La Procura contestava a Gaiatto la truffa aggravata ai danni di 120 risparmiatori che, attraverso Venice Investiment Spa, avevano versato oltre 11 milioni di euro (solo 3,3 milioni di euro erano stati restituiti). Robert Cendron, collaboratore di Fabio Gaiatto, residente a Cuba e appena rientrato in Italia, ha patteggiato con la PM Monica Carraturo il 18 dicembre 2024 in Tribunale a Pordenone 2 anni di carcere e un versamento simbolico di 500 euro cadauno ai 12 risparmiatori che aveva convogliato verso la Venice.

Cendron aveva lasciato l’Italia poco prima dell’esecuzione dell’ordinanza cautelare ed era accusato di aver agito come promotore finanziario (senza il possesso dei titoli) raccogliendo 655mila euro dei 12 risparmiatori truffati da Gaiatto. Solo una parte dei risparmi erano stati recuperati, mentre 340mila euro erano rimaste nei conti della Venice. Gaiatto sta scontando in carcere una condanna a 10 anni per associazione a delinquere, truffa aggravata, riciclaggio e autoriciclaggio, abusivismo bancario e finanziario. 

Promotore finanziario veneziano condannato per truffa per mezzo milione di euro

L’ex promotore finanziario Mauro Da Lio ha truffato nel 2016 2 coppie di clienti che si erano rivolte a lui per un investimento per una somma superiore al mezzo milione di euro. Già condannato per il primo processo a 1 anno e nove mesi di carcere, in Tribunale a Venezia il 18 dicembre 202 Da Lio è stato condannato a 2 anni e 4 mesi di reclusione, mille euro di multa, risarcimento dei danni con una provvisionale da 377mila euro (sentenza di primo grado a rito ordinario). Il soggetto si presentava come promotore finanziario. 

Green Project Agency di Mestre (Ve), 127 denunce per truffa

La Procura di Venezia a settembre 2024 ha chiuso le indagini sulla Green Project di Mestre, contestando profitti illeciti per 35 milioni di euro nel settore energia rinnovabile. I clienti truffati hanno ora consegnato alla Guardia di Finanza di Venezia 127 esposti sottoscritti con l’associazione di tutela dei consumatori Atecon.

Tra i truffati anche le banche Cofidis e Deutsche Bank che assumevano i contratti sottoscritti finanziandoli per la fornitura di energia gratuita collegata all’installazione di impianti e climatizzatori. Negli esposti si fa riferimento anche all’attività svolta dai 2 studi di commercialisti trevigiani coinvolti (Bramant e Impresa) per la cessione del credito d’imposta.

Oltre ai vertici societari sono coinvolti nell’inchiesta anche i procacciatori d’affari.

L’intento dei denuncianti è che l’inchiesta si allarghi alle varie responsabilità e condotte illecite ai danni dello Stato e dei clienti. Si preparano le cause civili nelle more delle decisioni della Procura di Venezia. 

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