Regionali in Veneto, scintille Lega-FI. Forcolin: De Berti abbassi i toni
Scontro aperto con i forzisti dopo l’affondo della vicepresidente. Nella Lega molti tornano a predicare la corsa solitaria

Acque agitate nel centrodestra dopo il j’accuse di Elisa De Berti.
«Forza Italia non è un’alleata oggi e lo sarà ancora meno domani», sentenzia la vicepresidente del Veneto, additandone i frequenti attacchi all’amministrazione regionale su capitoli cruciali – sanità, infrastrutture, mobilità, assistenza sociale – e invita la Lega ad escludere “l’inaffidabile” partner dall’intesa elettorale d’autunno, pena «la perdita di credibilità agli occhi dei cittadini, che chiedono coerenza, e dei nostri elettori, che non tollerano più le aggressioni di Flavio Tosi e dei suoi colonnelli». Parole che hanno l’effetto si risvegliare falchi e colombe nel versante azzurro.
«Le suggerisco di abbassare i toni e di collaborare piuttosto con i sindaci delle nostre comunità che lamentano il suo atteggiamento arrogante e presuntuoso», la replica di Gianluca Forcolin, luogotenente tosiano nel Veneto Orientale.
«Il presidente Zaia ha sempre privilegiato il rapporto con il territorio e se lei coltiva velleità di successione, beh, è partita con il piede sbagliato. Fuoco amico? Abbiamo semplicemente chiesto di accantonare le discussioni su poltrone e spartizioni per affrontare le questioni che più stanno a cuore alla gente. Quanto alle coalizioni, ci penseranno i dirigenti nazionali e noi sosterremo lealmente il candidato prescelto, qualunque casacca indossi. Alzare lo scontro non serve a nessuno, tantomeno alle ambizioni della De Berti».
Più pacata, quasi dorotea, la capogruppo Elisa Venturini: «Matteo Salvini, parlando in Veneto, ha assicurato che nella nostra regione il centrodestra correrà unito, la linea ufficiale è questa ed io mi sento parte della maggioranza nel rispetto della volontà dell’elettorato. Sì, credo nel dialogo, vivace magari, ma costruttivo».
E le bordate alla politica zaiana culminate nel rifiuto di votare il bilancio? «Abbiamo le nostre posizioni identitarie e le difendiamo con passione. Da sempre condanniamo l’aumento della tassazione perciò non abbiamo condiviso l’inasprimento dell’Irap. Non è uno strappo ma un atto conseguente. Semmai, l’esclusione dall’esecutivo, non abbiamo assessori né presidenti di commissioni, complica il confronto programmatico ma sono certa che nella prossima legislatura avremo una rappresentanza adeguata».
E il versante leghista? «Forza Italia decida se partecipare alla maggioranza o collocarsi all’opposizione, in entrambi i casi è chiamata a comportamenti coerenti. Saremo sempre al fianco di Luca Zaia, la sua leadership ha un consenso popolare vastissimo, chi la ostacola si pone contro di noi», scandisce lo speaker di maggioranza Alberto Villanova.
Chiarimenti al vertice? Ricucitura possibile? «Al momento non ne vedo le condizioni. D’altronde, prima ancora di riunire il tavolo romano, Tajani ha lanciato la candidatura di Tosi a Palazzo Balbi: non mi sembra il miglior viatico».
È tutto? Quasi. Perché nella tana del Leon c’è chi suggerisce l’addio non soltanto ai forzisti ma anche a Fratelli d’Italia e perfino ai cespugli centristi: «Lo ripeto da oltre un anno, per il bene del Veneto e della Lega, dobbiamo correre da soli, o meglio, schierare il tridente simbolo ufficiale-lista Zaia-cartello degli amministratori, un’autentica garanzia di trasparenza e buongoverno al popolo veneto», sentenzia Roberto “Bulldog” Marcato.
Convinto che in ballo ci sia la sopravvivenza stessa del partito: «Con alleati infidi o incompatibili, anche in caso di vittoria ci scopriremo ostaggi di veti e pressioni, perdendo ogni credibilità».
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