Venezia ha perso altri 650 abitanti. L’urbanista: «Manca attrattività»

Spopolamento continuo, i residenti crollati a 48.500. Prezzi alle stelle servizi non all’altezza: la soglia psicologica dei cinquantamila era stata infranta nell’agosto 2022. Fregolent (Iuav): «C’è bisogno di prospettive nuove»

Eugenio Pendolini
Turisti a Venezia, i residenti sono sempre meno
Turisti a Venezia, i residenti sono sempre meno

Era l’agosto di due anni fa quando i dati dell’ufficio anagrafe del Comune inchiodavano Venezia alla dura realtà dei numeri e la relegavano a città con meno di 50 mila residenti (isole escluse). Inutile a dirsi ma il trend - che ha radici profonde e che somma a cause demografiche nazionali dinamiche tutte lagunari - non si è invertito. Anzi. La città, infatti, viaggia a vele spiegate verso l’abbattimento di quota 48 mila (oggi ce ne sono 48.522). Nell’ultimo anno, sono andati persi altri 650 residenti: a fine 2023 erano infatti 49.172.

Il commento di Venessia.com

«Sempre peggio», commentano gli attivisti di Venessia.com sulla loro pagina facebook, sotto l’ennesimo aggiornamento settimanale del “Venexodus”, come lo chiamano loro. Un fenomeno su cui gli attivisti dello storico gruppo cittadino da anni lanciano l’allarme: a rischio, infatti, è il futuro di tutto ciò che si intende per una città viva e che lotta per non diventare un museo a cielo aperto.

Le soluzioni

Un fenomeno che, tuttavia, deve continuare ad essere raccontato per cercare di trovare soluzioni. Ne è convinta Laura Fregolent, docente di urbanistica e pianificazione del territorio all’università Iuav di Venezia, da anni attenta alle trasformazioni, sociali oltre che architettoniche, della città.

«Il problema del calo demografico», spiega la professoressa, «è generalizzato. Siamo di fronte ad un inverno demografico che non tocca tutti allo stesso modo ma che di sicuro si sente in maniera pesante in certi pezzi del paese. Al sud, ad esempio, i dati sono ancor più allarmanti che da noi. A Venezia, però, non si vedono azioni concrete per cercare di contenere questo calo costante e progressivo».

Sempre gli stessi, i nodi al pettine di una città che aspetta di rilanciarsi: l’eccesso di turismo, il problema della casa, la carenza di lavoro.

Un mix che, come ben sintetizza la professoressa Fregolent, fa sì che «non solo da Venezia ci sia una fuga, ma la città ormai non è nemmeno più attrattiva». Un cane che si morde la coda, insomma.

La residenzialità

«Il turismo sottrae spazio alla residenzialità», spiega l’esperta, «vengono meno case, servizi e la popolazione cala. Viene a mancare l’interesse di vivere in una città dove svanisce, un pezzetto alla volta, la vita quotidiana. La colpa, ovviamente, non è solo degli affitti turistici. Ma di sicuro questo fenomeno ha un peso. Un peso che non viene calcolato. Quando si parla di turismo, lo si fa solo pensando in termini di punti di Pil, di indotto, di persone impiegate nel settore. Ed è tutto giusto. Ma c’è anche un’esternalità negativa, e questa non viene considerata».

A detta della docente Iuav, infatti, a non essere analizzato come conseguenza diretta del fenomeno sono aspetti legati, ad esempio, alla congestione cittadina degli spazi e delle attività ad uso e consumo del turismo, alla sottrazione di case, al contenimento del rumore in quegli spazi più frequentati dalla movida cittadina.

Gli spazi pubblici

«C’è un uso dello spazio pubblico dedicato al turismo che non può essere così espansivo», dice ancora Fregolent, «senza contare che la ricchezza prodotta dal turismo è polarizzata, non ricade sul territorio. In definitiva, va ridimensionato il peso del turismo, che resta un’economia importante ma che produce anche esternalità negative».

Il testo unico sul turismo

In questo senso, Fregolent interpreta la nuova legge della Regione Toscana che attribuisce ai sindaci la possibilità di dotarsi di regolamenti per limitare il numero di locazioni turistiche.

«È un modo per dire che questo settore può portare anche danni», chiosa la docente di Iuav, «più in generale, però, serve un nuovo patto cittadino. Siamo incistati sul dibattito intorno al turismo, quando occorre una visione d’insieme e una prospettiva futura della città che metta insieme le esigenze della residenzialità, del lavoro insieme a quelle del turismo».

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