Venezia, il coraggio di Denis: "La moto si è portata via le mie gambe ma io la guido ancora"
Cinque anni fa l'incidente che l'ha reso paraplegico, poi le peripezie per tornare in sella: "Spero che sulla pista di Adria accettino ancora noi disabili"
SCORZE'. La moto si stava per portare via Denis Pesce cinque anni fa, invece se l'è preso solo per metà. A 25 anni, dopo una settimana in coma, si è risvegliato senza più le gambe. Colonna vertebrale spezzata in due, paraplegico. Il cuore c'è ancora però e batte forte come prima, a 7 mila giri. "La moto mi ha dato tutto e tolto tanto ma questo sono io", la frase incornicia una foto in cui lui, in sedia a rotelle, si inchina e quasi bacia il cupolino della sua Honda Cbr 1000.
"Era dal meccanico dallo scorso mese di novembre, mi mancava tanto". Denis Pesce, 30 anni, residente a Scorzè, proprio davanti allo stabilimento dell'Aprilia, racconta la sua vita con coraggio e non ha paura di guardare al passato. Ogni volta che pubblica una foto con il suo bolide sui social network viene sommerso di messaggi da parte di gente che non capisce come possa ancora esserci spazio per la parola amore, nel rapporto tra lui e quella trappola a due ruote. Come puoi non provare repulsione, gli chiedono mentre con il sorriso stampato in faccia accarezza il serbatoio e controlla l'usura delle gomme. Denis Pesce ha fatto di tutto per risalire in moto e, alla fine, ci è riuscito. Ha cambiato le pedane originali con due pedali da mountain bike, ha messo il cambio sul manubrio e installato delle cinghie che gli consentono di tenere le gambe aderenti al telaio. Oggi si definisce un paraplegic biker e sogna di tornare a correre in pista vicino a casa, cosa che non può più fare ormai da qualche tempo.
"Andavo ad Adria (Rovigo) ma, a un certo punto, hanno introdotto un regolamento per impedire ai portatori di handicap di correre in moto con gli altri. Quindi mi tocca andare a Rijeka, in Croazia, e sono tre ore di strada per andare e altrettante per tornare".
Domenica 10 maggio 2015, un'anteprima dell'estate. Denis sale sulla sua Honda Hornet alle 8 del mattino. Passa a prendere la fidanzata a San Donà di Piave e insieme dirigono verso Treviso, dove avevano appuntamento con altri amici alla rotonda del Terraglio. Davanti all'ospedale trevigiano la moto finisce contro un'auto. Lui si sveglierà in terapia intensiva, la fidanzata in ospedale ferita gravemente ma non in pericolo di vita. Dopo quell'incidente la loro storia è terminata, le loro vite cambiate.
"Non pensavo che sarei riuscito a tornare in sella a una moto, temevo mi sarebbero prese le crisi d'ansia. Invece dopo un anno e mezzo ho sconfitto tutte le mie paure e sono tornato a fare ciò che più amo in vita" racconta adesso, sperando di dare coraggio a chi si trova nella sua stessa condizione ma non trova le motivazioni. I genitori inizialmente si erano opposti ma poi si sono dovuti arrendere. "Io vorrei tornare a scorrere per strada ma la legge non lo consente. Allora mi accontento della pista, niente di agonistico, semplicemente la gioia di guidare", racconta Denis.
Non è stato facile imparare a guidare una moto con tutti i comandi sul manubrio. "Una volta ho fatto confusione con le marce e sono andato dritto in curva. Sono finito a terra, ovviamente, perché io non riesco a mettere giù le gambe". Denis necessita di un aiuto quando è il momento di salire ma poi è autonomo. La moto è dotata di due rotelle che scendono e la tengono in equilibrio nel momento in cui si ferma. Le frenate brusche, invece, sono un po' problematiche.
"Non avendo il controllo delle gambe abbiamo dovuto studiare un modo per tenerle aderenti al telaio ma senza che io sia agganciato alla moto, in caso di incidente sarebbe molto pericoloso". E allora eccolo sulla pista di Adria a provare e riprovare, per riconquistare quella fetta di normalità che illuminava la sua vita prima del 10 maggio 2015. C'era un istruttore in pista, che lavorava per conto di un'associazione e insegnava ai paraplegici a tornare sulle due ruote. D'un tratto tutto questo mondo è stato cancellato. E adesso Denis si trova a dover scegliere tra Milano e la Croazia. "E' molto scomodo, anche perché mi deve sempre accompagnare qualcuno. Sarebbe bello se in Veneto pensassero di dare una risposta anche a chi, come me, non vuole accantonare il sogno di guidare una moto. Nonostante tutto, voglio continuare a essere quello di prima".
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